mostra giapponismo rovigo
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Il Giapponismo in mostra a Rovigo

Sul finire del XIX secolo la scoperta delle arti decorative giapponesi diede una notevole scossa all’intera Arte europea. Infatti, all’inizio degli anni ’60 dell’Ottocento cominciarono a diffondersi in Europa, in primis in Francia, ceramiche, stampe, ed arredi da giardino dal Giappone che nel 1853, si era aperto al resto del modo.

Arriva la moda giapponista

mostra giapponismo rovigo
Anselmo Bucci – La Giapponese

Le prime xilografie si diffusero, dapprincipio, grazie al commercio di vasi e ceramiche, con cui questi venivano “avvolti” e “impacchettati”. I preziosi fogli erano spesso i celebri manga di Hokusai o stampe di Utamaro e Hiroshige che tanta influenza ebbero sugli Impressionisti, sui Nabis, fino alle Secessioni di Vienna e Monaco trasformandosi in un più generico culto dell’oriente nel corso degli anni 20 e 30 del Novecento.

La moda giapponista, coinvolse dapprima la ricca borghesia, ma soprattutto due intere generazioni di artisti, guadagnando sempre più forza con l’innesto della nascente cultura liberty e modernista attenta ai valori decorativi e rigorosi dell’arte giapponese.

Il taglio che Francesco Parisi ha scelto per descrivere questa effervescente pagina della storia dell’arte europea nella grande “Giapponismo, Venti d’Oriente nell’arte europea. 1860 – 1915” mappa, per la prima volta, le tendenze giapponiste dell’Europa tra Ottocento e Novecento. Dalla Germania all’Olanda, al Belgio, dalla Francia all’Austria, alla Boemia, fino all’Italia.

Giapponismo, Venti d’Oriente nell’arte europea: sezioni della mostra

Nelle quattro sezioni in cui è dipanato il racconto, egli affianca originali e derivati, ovvero opere scelte fra quelle che giungendo dal

mostra giapponismo rovigo
Carl Moser – pavone con quattro ciliege

Giappone divamparono a oggetto di passioni e di studi in Europa, accanto alle opere che di questi “reperti” evidenzino la profonda influenza.

Pittura e grafica, certo. Ma anche tutto il resto, dall’architettura, alle arti applicate, all’illustrazione, ai manifesti, agli arredi. A dar

conto, per la prima volta in modo organico, di quanto capillarmente e profondamente quel Giapponismo sia entrato nel corpo della vecchia Europa.

Quattro sezioni, quante furono le grandi Esposizioni Universali che in quei decenni contribuirono, grazie alla presenza dei padiglioni giapponesi, a svelare ed amplificare il nuovo che giungeva da così lontano, da quel luogo misterioso e magico.

Dall’esposizione londinese del 1862, dove i “prodotti” del Sol Levante debuttarono, a quelle parigine del ’67 e’78, che ebbero nelle proposte il loro elemento di maggiore attrattività, fino all’esposizione del cinquantennale dell’Unità d’Italia del 1911 che ebbe una vasta influenza su molti artisti delle nuove generazioni.

Gli artisti in mostra

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Utagawa Hiroshige

Accanto ai capolavori di Gauguin, Touluse Lautrec, Van Gogh, Klimt, Kolo Moser, James Ensor, Alphonse Mucha si potranno ammirare le tendenze giapponiste nelle opere degli inglesi Albert Moore, Sir John Lavery e Christopher Dresser; degli italiani Giuseppe De Nittis, Galileo Chini, Plinio Nomellini, Giacomo Balla, Antonio Mancini, Antonio Fontanesi e Francesco Paolo Michetti con il suo capolavoro La raccolta delle zucche; e ancora i francesi Pierre Bonnard, Paul Ranson, Maurice Denis ed Emile Gallé; i belgi Fernand Khnopff e Henry Van De Velde.

GIAPPONISMO
Venti d’Oriente nell’arte europea. 1860 – 1915

Rovigo, Palazzo Roverella
28 settembre 2019 – 26 gennaio 2020
mostra a cura di Francesco Parisi

Alessia Gerli

Alessia Gerli ha studiato grafica all'IED di Roma ha esordito occupandosi di editoria nella rivista che ha raccontato la musica negli anni 80 e 90, Ciao 2001. In oltre vent'anni di attività si ė occupata di grafica pubblicitaria a tutto tondo, disegnando loghi e campagne. Appassionata calligrafa e amante dell'arte in tutte le sue diverse espressioni, da sempre ricerca la contaminazione tra questi mondi come fonte di ispirazione per i suoi progetti grafici.

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