A Civitavecchia si trova una riproduzione realizzata a tempera della stanza di Eliodoro in Vaticano: chi ne siano il committente e l’autore è ancora oggi un mistero.
La scoperta
Nel dicembre del 1971 Tarcisio De Paolis acquistò un appartamento, che si affaccia su Piazza Leandra a Civitavecchia, nel vecchio palazzo appartenente ai Manzi, una ricca famiglia civitavecchiese, che aveva visto tra i suoi rappresentanti più illustri un certo Camillo, il quale alla fine del Settecento era stato assentista della flotta papale e banchiere.
Gli ultimi proprietari dell’appartamento, però, erano stati i Guidi, che abitavano in via Ripetta a Roma e che avevano lasciato quell’appartamento al terzo piano bisognoso di restauri.
Nel 1972 il nuovo proprietario mentre stava lavorando alle necessarie ristrutturazioni, si accorse che da un muro compariva una spada. Si consultò subito con il parroco della vicina chiesa dell’Orazione e Morte, don Benignetti, e con il restauratore Lorenzo Balduini che presto gli resero noto che si trattava di pitture importanti.
Addirittura di una riproduzione realizzata a tempera della stanza di Eliodoro in Vaticano. L’opera originale, voluta da Giulio II e affrescata dalla scuola di Raffaello, si componeva di varie scene: Il miracolo di Bolsena, la Liberazione di San Pietro, l’incontro di Leone Magno con Attila e la Cacciata di Eliodoro dal tempio.
I restauri
Ci fu così un primo incontro tra il proprietario dell’appartamento e la dott.ssa Aliberti, ispettrice della Soprintendenza, ma poi i progetti portati avanti dalla funzionaria dei Beni Culturali non ebbero esito, in quanto la stessa venne trasferita e non poté più occuparsi dei dipinti.
Negli anni Ottanta si iniziò a fare qualche parziale restauro e si parlò dell’Unesco come possibile ente in grado di risolvere il problema della conservazione delle opere rinvenute a Piazza Leandra.
Nel 2000 ci furono delle trattative con una fondazione americana per la realizzazione di un polo museale, ma anche questo progetto fallì sia per l’attentato delle Torri Gemelle, sia per la crisi economica sopraggiunta. Nel 2009, infine, il professor Ulderico Santamaria, con un contributo del Comune di Civitavecchia di 47.000 euro e con il sostegno dell’Università della Tuscia, avviò una serie di lavori di restauro e di analisi dell’opera.
Stanza di Eliodoro a Civitavecchia: ipotesi e attribuzioni
Dal giorno della scoperta i dipinti sono stati visitati da notevoli personalità: studiosi, critici d’arte, funzionari, tuttavia la loro storia rimane un mistero. Secondo alcuni le tempere sono coeve a Raffaello, secondo altri sono successive, del tardo Settecento.
C’è chi ha ipotizzato anche che l’autore di quei dipinti fosse un artista civitavecchiese, come ha scritto il presidente della Società Storica, quando ha citato Tommaso Bigatti (Civitavecchia 1760 – Roma 1834) in un articolo apparso sul sito della sua associazione nel settembre 2011.
Restano tante domande, le ricerche continuano e le pitture attendono di trovare chi sarà in grado di garantire la loro conservazione e la loro fruizione, affinché tutti, turisti e civitavecchiesi, possano continuare ad ammirarle con il valore aggiunto del mistero.
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