Mostre, Storia dell'arte

A Firenze in mostra “La Primavera del Rinascimento”

Sono 140 le opere protagoniste della mostra “La Primavera del rinascimento. La scultura e le arti a Firenze 1460 – 1460” organizzata da Palazzo Strozzi in collaborazione con il Louvre, curatori Beatrice Paolozzi Strozzi, direttore del Museo Nazionale del Bargello, e da Marc Bormand, conservateur en chef al dipartimento di Scultura del Museo del Louvre.

La Scultura guida del Rinascimento

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Filippo Lippi – Madonna col Bambino, 1460

La mostra mette in luce il ruolo guida della scultura nella nascita a Firenze della cultura rinascimentale e lo fa accompagnando come per mano il visitatore in una percorso perfetto attraverso la prima metà del XV secolo. Ovvero, facendogli toccare con mano l’evoluzione dei concetti e delle forme, l’influenzarsi reciproco dei protagonisti di questo momento magico dell’arte italiana ed il loro rapporto inscindibile con l’arte classica.

I nomi sono quelli che contano: Ghiberti, Donatello, Nanni di Banco, Luca della Robbia, Nanni di Bartolo, Agostino di Duccio, Michelozzo, Desiderio da Settignano, Mino da Fiesole nella scultura e Masaccio, Filippo Lippi, Andrea del Castagno, Paolo Uccello nella pittura. E’ veramente eccezionale sia il livello delle opere esposte che  l’opportunità di avvicinarsi ad esse fino a percorrerle centimetro per centimetro con lo sguardo, fino a sfiorarne la materia.

Opere celeberrime si offrono al visitatore. Le formelle del Brunelleschi e del Ghiberti per il concorso della seconda porta del Battistero di Firenze (1401); le sculture monumentali di Donatello per Orsanmichele e per il Campanile. La sua incredibile testa di cavallo (Protome Carafa – 1455) fino alle prime splendide terrecotte invetriate di Luca della Robbia. Così viene anche messo in luce la costruzione del “mito” di Firenze, che in quegli anni si propone con orgoglio non solo come la “nuova Roma” e la “nuova Atene”, ma anche come la “nuova Gerusalemme”. Il suo primato artistico intende infatti riflettere la bontà del suo governo repubblicano e l’armonia del vivere civile, sotto il segno della solidarietà e del sentimento cristiano.

Gli allestimenti

Il layout dell’esposizione si sviluppa in nove grandi sale del Piano Nobile di Palazzo Strozzi. L’allestimento, dell’architetto Luigi Cupellini, è caratterizzato da toni cromatici differenti: si gioca infatti su due tonalità di grigio, uno scuro, e quello più chiaro della pietra serena, che è lo stesso degli elementi architettonici del palazzo stesso. Un gradino che corre sotto le opere, rievoca la “panca da via” all’esterno dei palazzi.

La Primavera del rinascimento: sezioni della mostra

Divisa in dieci sezioni, l’esposizione inizia con una panoramica sulla riscoperta dell’Antico attraverso esempi della “rinascita” fra Due e Trecento. Qui troviamo opere di Nicola e Giovanni Pisano, Arnolfo di Cambio, Giotto, Tino di Camaino che assimilano anche la ricchezza espressiva del Gotico, in particolare di origine francese. Un piccolo gioiello a sé, tra tanti capolavori, è la piccola Madonna col Bambino, d’avorio, francese appartenente al patrimonio del  Louvre (Sezione 1. L’eredità dei padri).

L’ “età nuova” si apre assieme al nuovo secolo: il 1401 è l’anno della realizzazione dei due rilievi con il Sacrificio di Isacco di Lorenzo Ghiberti e Filippo Brunelleschi per la seconda Porta del Battistero (dal Bargello), che insieme al modello della Cupola brunelleschiana riassumono al più alto vertice espressivo il momento fondante del primo Rinascimento (Sezione 2: Firenze 1401. L’alba del Rinascimento). In quegli anni, i successi della Repubblica fiorentina, diffondono attraverso gli scritti di grandi umanisti il mito di Firenze come erede della Repubblica romana e come modello per gli altri stati italiani.

La scultura pubblica monumentale, con i capolavori di Donatello, Ghiberti, Nanni di Banco, realizzati per i grandi cantieri della città – la Cattedrale, il Campanile, Orsanmichele – è la prima e più alta testimonianza della creazione di un nuovo stile, di questa trasformazione in atto e dell’esaltazione di Firenze e della sua civiltà. (Sezione 3: La romanitas civile e cristiana).

La scultura, e in particolare la statuaria, eserciterà perciò una profonda influenza sulla pittura. La mostra illustra inoltre altri temi significativi dell’antichità classica, che tramite la scultura vennero assimilati e trasformati nel nuovo linguaggio rinascimentale (Sezione 4: “Spiritelli” fra sacro e profano; Sezione 5: La rinascita dei condottieri).

La prospettiva del Brunelleschi e dell’Alberti

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Donatello – San Ludovico di Tolosa

Le ricerche di uno spazio “razionale” e le indagini sulla prospettiva del Brunelleschi e dell’Alberti trovano proprio nella scultura le loro formulazioni più avanzate (Sezione 7: La storia in prospettiva). Fin dagli anni Venti del ‘400, i nuovi canoni della scultura, messi a punto dai grandi maestri e illustrati da alcuni capolavori, si moltiplicano attraverso una produzione sconfinata di rilievi (in marmo, stucco, terracotta policroma e invetriata), destinati alla devozione privata: questo consente tra l’altro una capillare diffusione del gusto per la bellezza “nuova” in ogni strato sociale (Sezione 8: La diffusione della bellezza).

Allo stesso tempo, Firenze vede concentrarsi la committenza artistica più prestigiosa, quasi sempre pubblica, nei luoghi di solidarietà e di preghiera (chiese, confraternite, ospedali), dove è ancora la scultura a tenere un ruolo di primo piano (Sezione 9: Bellezza e carità. Ospedali, orfanotrofi, confraternite). Attorno al simbolo assoluto della città, rappresentato dal modello ligneo della Cupola di Santa Maria del Fiore, si presenta dunque una rassegna di tipologie e di tematiche scultoree determinanti anche per l’evoluzione delle altre arti figurative, a diretto confronto con i precedenti classici: dalle tombe degli umanisti, alle desunzioni dai sarcofagi antichi, alla rinascita del monumento equestre e del ritratto scolpito.

Attorno a quest’ultimo, si prefigura il passaggio dalla florentina libertas, rappresentata dalla committenza pubblica, a un mecenatismo privato, che porta già il segno dell’egemonia medicea (Sezione 10: Dalla città al palazzo. I nuovi mecenati). In questa prospettiva, la mostra – che si apre con l’evocazione della Cupola brunelleschiana – si chiude significativamente con quella della più illustre dimora privata del Rinascimento, il Modello ligneo di Palazzo Strozzi.

Fabrizio Sciarretta

Laureato in Economia alla LUISS e Master in Business Administration della Carnegie Mellon University di Pittsburgh, Fabrizio Sciarretta ha dedicato i primi anni della sua attività professionale al giornalismo economico. Rientrato dagli Stati Uniti, ha operato per circa un ventennio nella consulenza di organizzazione e direzione aziendale, ricoprendo incarichi di top management in Italia per due multinazionali americane del settore. Ha poi scelto la strada dell’impresa e da alcuni anni è impegnato come imprenditore nel settore della sanità. E’ stato membro dell'esecutivo di ANISAP Lazio e consigliere d’amministrazione di reti e raggruppamenti d’imprese. Lion da sempre, è stato presidente fondatore del Lions Club Roma Quirinale. Nel 2008 ha abbandonato la Capitale in favore della Sabina, e non se ne è pentito affatto.

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