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Achille Funi: Vita e Opere

Achille Funi (Ferrara 1890 – Appiano Gentile 1972) è stato protagonista dei principali movimenti artistici dei primi decenni del XIX secolo. Dal Futurismo al Realismo Magico, dal dialogo con la Nuova Oggettività tedesca al classicismo del movimento Novecento, fino al muralismo degli anni Trenta.

Achille Funi Biografia

I suoi studi iniziano frequentando sino a 15 anni la Civica Scuola d’Arte Dosso Dossi a Ferrara. Poi, nell’autunno del 1906, si trasferisce con la famiglia a Milano e si iscrive all’Accademia di Brera. Qui termina gli studi nel 1910 e già dal 1911 realizza matite e acquerelli in uno stile cubo-futurista. Il suo linguaggio innovativo è notato nel 1916 da Boccioni per le fasciature delle forme sull’esempio di Cézanne.

Si avvicina così al Futurismo mantenendosi però distante dagli estremismi di Umberto Boccioni e Filippo Tommaso Marinetti.


Per una preziosa testimonianza sull’arte di Funi da parte di Nicoletta Colombo, clicca QUI

1913: nasce il gruppo Nuove Tendenza

Nell’inverno del 1913 fonda il gruppo artistico Nuove Tendenze. Il 20 marzo 1914 il gruppo pubblica un proprio manifesto sottoscritto da Arata, Buffoni, Chiattone, Dudreville, Erba, Macchi, Nebbia, Possamai, Sant’Elia e da Funi stesso. La prima esposizione di Nuove Tendenze viene inaugurata a Milano il 20 maggio 1914 presso la Famiglia Artistica e Funi vi espone nove opere

In realtà Achille Funi non aderisce pienamente al Futurismo anche se ne frequenta i protagonisti e dipinge alcune opere secondo i canoni di questo movimento. La sua poetica procede piuttosto verso un rinnovamento linguistico alla luce di Cézanne e di una personale ispirazione cubo-futurista che gli consente di mantenersi fedele alle forme, alle masse plastiche e al loro moto armonico e ritmico.

achille funi motociclista
Achille Funi – Motociclista, 1914

1915: la partenza per la Grande Guerra

Comunque, nel maggio 1915 Funi si arruola proprio nel Battaglione Lombardo Volontari Ciclisti Automobilisti con i futuristi Umberto Boccioni, Carlo Erba, Filippo Tommaso Marinetti, Antonio Sant’Elia, Mario Sironi e Anselmo Bucci. Combatte a Dosso Casina e, passato nel 1916 al corpo degli Alpini, affronta le battaglie di Caposile (1917) e di Grave di Papadopoli (1918).

Durante la guerra Funi realizza parecchi disegni e acquerelli. Vi ritrae, con un abbreviato sintetismo neo-cézanniano, la vita quotidiana dei soldati. Brani autentici di una normalità solo apparentemente serena.

Achille Funi: il Ritorno all’Ordine

L’epilogo della Grande Guerra segna sia in Italia che in Europa il superamento delle avanguardie e lo svilupparsi del clima cosiddetto del Ritorno all’Ordine. Ovvero il ritorno a una classicità riletta in chiave moderna. Per Achille Funi tale percorso significa cercare la sintesi di antico e moderno. Da Cézanne ad André Derain, dal Cubismo sintetico a una moderata interpretazione della Metafisica. Fedele alla tradizione, associa ai linguaggi recenti l’amore per gli antichi maestri, in particolare per Leonardo.

Genealogia o La mia famiglia (MART, Rovereto) dimostra proprio la sintesi tra antico e moderno, tra i riferimenti al Cubismo, a Cézanne, alla Metafisica e all’Ultima cena di Leonardo.

achille funi la mia famiglia
Achille Funi – La Mia Famiglia

1920: il manifesto Contro tutti i ritorni in pittura

Funi diede una svolta alla sua posizione nei confronti del futurismo firmando l’11 Gennaio 1920 con Dudreville, Russolo e Sironi il manifesto Contro tutti i ritorni in pittura. Eccone il paragrafo finale:

“Concludendo, è assurdo uscire dalla pittura per andare avanti ad ogni costo. È assurdo e vile ritornare al museo, plagiando per rimanere nella pittura.

Bisogna andare avanti ad ogni costo, portando avanti tutti i valori plastici conquistati, e conquistandone dei nuovi con un’ampia e forte visione sintetica.

Il futurismo, avendo superato il periodo della rivelazione della sensibilità moderna formidabilmente, vitale, vasta e profonda, si pone il problema di definirne lo stile, concretarne le forme, crearne le ideali sintesi definitive. Per tale opera, il genio, italiano appare il più potentemente dotato”.

Anche in questo secondo Futurismo, Funi fu tuttavia un eterodosso. Le sue opere mostrano un’attenzione per valori formali, che discendono più dal cubismo sintetico o dalla metafisica di Casorati, che dal dinamismo futurista o dal cromatismo fauve.

Sempre nel 1920 Achille Funi soggiorna per nove mesi con Arturo Martini a Rovenna, sul lago di Como, ricercando un nuovo linguaggio pittorico. A quella data si fa risalire l’inizio del Novecento artistico, ufficializzato tre anni dopo a Milano dalla prima mostra del gruppo dei sette fondatori.

L’artista riconferma il legame con Cézanne, omaggiato dalla XII Biennale di Venezia del 1920, nel neoplatonico Coni e sfera. Di ispirazione rinascimentale e leonardesca è invece Il bel cadavere o Le villeggianti (Museo del Novecento Milano).

Achille Funi – Il bel cadavere (Le villeggianti), c. 1919-20

1923: nasce il movimento Novecento

Il 1923 segna la nascita ufficiale del primo nucleo milanese di Novecento. Esso è composto da Anselmo Bucci, Leonardo Dudreville, Achille Funi, Piero Marussig, Gian Emilio Malerba, Ubaldo Oppi, Mario Sironi. Essi sono ispirati da Margherita Sarfatti al recupero di una moderna classicità.

Funi è fra tutti il più fedele all’ideale classico. Mantiene la purezza del segno del Quattrocento italiano come in Lettura domenicale. L’austerità greco-romana in Saffo dove si legge anche la vicinanza alla metafisica di de Chirico. Unisce la semplicità del quotidiano alla monumentalità del Picasso classico come in Bagnante.

Entrato nel 1925 nel Comitato Direttivo del “Novecento Italiano”, Achille Funi partecipa a tutte le mostre organizzate dal movimento in Italia e all’estero tra il 1926 e il 1932. Nel 1926 si tenne alla Permanente di Milano la prima mostra del Novecento italiano, che riuniva 110 artisti italiani.

achille funi saffo

Anni Trenta: Mito e realtà

Giorgio de Chirico, amico di Funi, nel 1940 lo descrive come un sognatore agnostico e cantore di miti

In effetti durante gli anni ’30 l’artista guarda ai simboli senza tempo e alle favole antiche, alla ricerca della vagheggiata Età dell’Oro. Le tele neometafisiche Riposo di Apollo e Adone, e Tema mitologico lo raccontano.

Achille Funi era uomo di vasta cultura anche classica. Elena Pontiggia, autrice del saggio Achille Funi, Maestro di Brera, ci testimonia come “…conosceva fin da giovane Omero, il De bello gallico e il De bello civili, le Storie di Tacito, la Vita di Cesare di Plutarco, Ariosto e Tasso, cui più tardi accosterà i filosofi presocratici, soprattutto Eraclito, i sofisti, l’Etica nicomachea e la Fisica di Aristotele, Nietzsche, il Poussin di Gide”.

Achille Funi – Riposo di Adone (anni ’30)

Achille Funi: gli affreschi

Funi è da considerare, con Mario Sironi, tra i maggiori pittori murali del XX secolo. Tanto che nel 1940 Giuseppe Bottai, ministro dell’Educazione Nazionale, istituisce per lui a Brera la cattedra di affresco.

Sono opere che si rifanno ad un’idealità epica e ad alti valori civili. Si susseguono così i cicli murali degli anni Trenta: dal primo intervento (1930) per la IV Triennale di Monza, gli affreschi della chiesa di San Giorgio al Palazzo di Milano (1931-33), della Banca Nazionale di Roma (1936), della chiesa di San Francesco a Tripoli (1936-39), il mosaico ispirato all’Età dell’Oro nella cupoletta della Sala Riunioni del Palazzo delle Colonne di Milano (1940).

Achille Funi – Il Mito di Ferrara. Ercole; San Giorgio e il drago; Marte.

Se vuoi visualizzare l’immagine in HD clicca Achille Funi Il Mito di Ferrara

Il Mito di Ferrara: la Sala dell’Arengo

Il Mito di Ferrara, realizzato tra il 1934 e il 1937 nella Sala della Consulta (o Sala dell’Arengo) della Residenza Municipale della città estense, costituisce una sorta di grandiosa scatola magica dipinta sulle quattro pareti e sul soffitto.

L’artista, coadiuvato da vari assistenti tra cui Felicita Frai, illustra la storia cittadina tra mito e leggenda. Sono narrati episodi tratti dalla Gerusalemme liberata e dall’Orlando furioso e alcune delle più famose storie mitologiche legate a Ferrara.

Il dopoguerra

Sul finire degli anni Trenta gli ideali del Novecento Italiano non sono più di attualità, eppure Funi si mantiene fedele, con le debite revisioni, alle formule classiche.

Ne sono testimonianza ad esempio i ritratti, le figure femminili e le allegorie del suo ruolo di artista e di maestro nell’atelier, dove appare nei panni di un sognante Arlecchino-artista in Arlecchino pittore (1949).

Achille Funi continuerà poi la sua attività di docente all’Accademia di Brera fino al 1956 insegnando affresco. Poi, dal 1957 al 1960 come Direttore dell’istituzione stessa. Tra i suoi allievi vi furono Ennio Morlotti, Valerio Adami, Giuseppe Ajmone, Cesare Peverelli, Gianni Dova, Roberto Crippa, Gianni Colombo, Davide Boriani, Grazia Varisco, Umberto Mariani, Attilio Forgioli,

Per approfondire l’attività dell’artista a Brera, cliccate Elena Pontiggia “Achille Funi, Maestro di Brera”.

achille funi
Achille Funi Arlecchino Pittore, 1949

Fabrizio Sciarretta

Laureato in Economia alla LUISS e Master in Business Administration della Carnegie Mellon University di Pittsburgh, Fabrizio Sciarretta ha dedicato i primi anni della sua attività professionale al giornalismo economico. Rientrato dagli Stati Uniti, ha operato per circa un ventennio nella consulenza di organizzazione e direzione aziendale, ricoprendo incarichi di top management in Italia per due multinazionali americane del settore. Ha poi scelto la strada dell’impresa e da alcuni anni è impegnato come imprenditore nel settore della sanità. E’ stato membro dell'esecutivo di ANISAP Lazio e consigliere d’amministrazione di reti e raggruppamenti d’imprese. Lion da sempre, è stato presidente fondatore del Lions Club Roma Quirinale. Nel 2008 ha abbandonato la Capitale in favore della Sabina, e non se ne è pentito affatto.

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