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Affreschi di Galtellì: arte medievale tra Roma, Pisa e Sardegna

Gli affreschi della Cattedrale di San Pietro a Galtelli sono uno dei rari cicli di affreschi medievali ancora sopravvissuti in Sardegna. Questo fatto, unitamente ad una buona leggibilità li rende una testimonianza preziosa.

Essi vengono giustamente affiancati per periodo e importanza agli affreschi dell’abside della Basilica della SS. Trinità di Saccargia. Questi ultimi sono però stati interessati da ampi interventi di ripristino cosa che non è avvenuta per Galtelli.

Galtelli nel Medioevo

Galtelli, posta nell’interno tra Orosei e Dorgali, diviene sede di diocesi dopo il 1117 ma certamente prima 1138. Infatti nel 1138 papa Innocenzo II Papareschi (+1143) stabilisce che le diocesi del Giudicato di Gallura, Civita e Galtellì, sarebbero passate sotto l’arcidiocesi di Pisa. Prima di allora esse erano state sotto il controllo diretto della Santa Sede.

Dunque Galtelli, divenuta sede vescovile, doveva poter disporre di una sua cattedrale. Ciò che complica la situazione è che a Galtelli troviamo due cattedrali. Sono una accanto all’altra, la cattedrale affrescata giunta fino a noi ma anche i resti di un’altra costruzione ben più grande. Alquanto travagliata in termini costruttivi la prima, evidentemente monumentale la seconda.

cattedrale san pietro galtelli

L’ipotesi oggi prevalente è che la prima  sia anteriore alla costituzione di Galtelli in diocesi. La seconda, invece, voluta per celebrare questo, evento non sarebbe stata terminata per motivi a noi ignoti.

Alberto Virdis nel suo studio Gli Affreschi di Galtelli approfondisce questi aspetti nel II capitolo. Al termine di questo articolo troverete il link al lavoro di Virdis.

Gli affreschi della Cattedrale di Galtelli

Gli affreschi si estendevano lungo le pareti interne della navata centrale, originariamente su tre registri (il più basso andato perso), sulla controfacciata e nell’abside. Di questi ultimi non rimane traccia ed anche quelli della controfacciata sono difficilmente interpretabili.

In estrema sintesi, la parete di destra guardando l’abside conserva scene tratte dal Vecchio Testamento. Quella di sinistra dal Nuovo Testamento.

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Cattedrale di Galtellì – Strage degli Innocenti

Per ciò che attiene l’Antico Testamento le scene ancora visibili sono dieci. Delle otto del registro superiore abbiamo anche contezza dei contenuti. Ovvero: Separazione della luce e delle tenebre, Creazione, Peccato Originale e Cacciata dal Paradiso Terrestre, Caino e Abele, Uccisione di Abele, Arca di Noè, Apparizione di Dio ad Abramo.

Per quanto riguarda il Nuovo Testamento abbiamo anche qui dieci scene sopravvissute. Otto sono collocate nel registro superiore. Ovvero Annunciazione, Visitazione, Natività e Adorazione dei Magi, Presentazione al tempio, Strage degli innocenti, Fuga in Egitto, Battesimo di Gesù. Nel registro inferiore troviamo il Miracolo e la Crocifissione.

L’importanza degli affreschi di Galtelli

L’importanza degli affreschi di Galtellì sta, da un lato, nella loro connessione alla coeva arte romana e, dall’altro, con gli affreschi di Saccargia. Il ruolo degli affreschi di Galtelli è approfonditamente analizzato da Alberto Virdis e dunque a lui ci affidiamo:

“I raffronti operati a livello dei dati formali hanno permesso di riconnettere gli affreschi di Galtellì con la produzione pittorica sviluppatasi a Roma, nel Lazio e nell’Umbria nella seconda metà del XII secolo. In particolar modo si possono istituire dei confronti con i cicli pittorici di San Giovanni a Porta Latina a Roma, di San Pietro in Valle presso Ferentillo in Umbria e con il ciclo laziale di San Nicola a Castro dei Volsci.

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Galtellì – Presentazione al Tempio

Le analogie spaziano dalla presenza di analoghi partiti decorativi, alla similarità di impostazione delle figure dipinte (persone, alberi, edifici) all’interno dello spazio pittorico; da un analogo modo di inquadrare le scene dipinte fino alla presenza di programmi iconografici simili.

Le affinità maggiori si possono però riscontrare nei confronti di un altro ciclo pittorico, quello presente nell’abside della Santissima Trinità di Saccargia; nei due cicli ritornano gli stessi modi di dipingere i volti dei personaggi, i panneggi, le architetture che inquadrano le scene e i partiti decorativi.

Gli affreschi di Saccargia a loro volta sono fortemente debitori nei confronti di un’opera ad essi strettamente legata, la cosiddetta Croce n°15 del Museo di San Matteo a Pisa, che presenta alcuni punti di contatto anche con le pitture di Galtellì”.

Gallura Medievale: tra Roma e Pisa

Continua Virdis: “Riassumendo, da un lato si è incontrata la matrice culturale umbro-romana, dall’altro quella pisana, attraverso il probabile passaggio intermedio di Saccargia.

Non si tratta di due realtà culturali diverse ed inconciliabili perché partecipano entrambe di quella cultura cosiddetta umbro-romana cui afferisce un folto gruppo di cicli pittorici, libri miniati, pitture su tavola prodotte nell’area umbra e romano-laziale, ma diffusi anche in Toscana e in Sardegna per lo più nella seconda metà del XII secolo.

Uno dei denominatori comuni è rappresentato dalla probabile derivazione del programma iconografico dei cicli pittorici del gruppo umbro-romano dalle miniature contenute nelle Bibbie Atlantiche, una particolare tipologia di Bibbia miniata, di grandi dimensioni, realizzata a partire dalla seconda metà dell’XI secolo, prodotta a Roma e diffusa da lì in tutta Europa.

affreschi galtelli arca di noe
Arca di Noè

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Le pitture di Galtellì infatti hanno in comune con i cicli pittorici umbroromani non tanto dei singoli aspetti formali, quanto, lo si è già visto, il programma iconografico di fondo e il modo di impostare le scene dipinte, secondo i toni monumentali propri della pittura romana del tardo XII secolo.

Rimane da capire quali furono i motivi che portarono a Galtellì attorno a quegli anni delle maestranze romane per dirigere il cantiere pittorico della cattedrale e per quale motivo si decise di riprendere il programma iconografico della basilica di San Pietro in Vaticano”.

Se volete approfondire gli studi di Pietro Toesca cliccate Miniature Romane XI e XII sec.

Innocenzo III: l’arte strumento di affermazione politica

Nel 1203 muore il giudice di Gallura Barisone I de Lacon (1173-1203) che lascia una sola figlia, Elena (1190-1218). Ella fu il primo giudice donna ma la sua giovane età portò ad una complessa contesa tra Pisa e papato per imporre la propria influenza sulla Gallura.

I pisani alla fine vinsero la contesa. Gli eventi, però, videro la discesa diretta in campo di Innocenzo III, nato Lotario dei conti di Segni (1161-1216). Egli infatti tentò senza riuscirvi di imporre suo cugino Trasmondo di Segni quale marito di Elena. Proprio a questi anni potrebbero risalire gli affreschi della cattedrale di Galtelli.

Scrive Alberto Virdis: “È possibile che negli anni in cui i rapporti fra la Santa Sede e la Gallura erano più stretti (1204 – maggio 1206), se non anche da prima, il vescovo di Galtellì Magister abbia sollecitato e finanziato la realizzazione degli affreschi nella cattedrale di San Pietro, facendo chiamare in Sardegna alcuni maestri romani o laziali aggiornati ai modi pittorici allora correnti a Roma.

La scelta del vescovo, che probabilmente curò il ‘programma’ veicolato dagli affreschi, era finalizzata a rendere noto tanto alla massa dei fedeli per lo più analfabeti, quanto agli uomini di cultura, essenzialmente uomini di Chiesa, quale fosse il messaggio politico che veniva da Roma e che doveva essere esplicitato a tutti. Come si è già detto precedentemente, infatti, riprendere il programma iconografico della basilica di San Pietro a Roma significava schierarsi apertamente in favore del potere pontificio, o quantomeno creare un legame forte e immediatamente comprensibile con il maggiore simbolo della Cristianità occidentale e del papato, un fattore, questo, che in anni di grandi controversie fra il papa e Pisa assumeva un significato ben preciso”.

Per il testo dello studio di Alberto Virdis Gli Affreschi di Galtelli clicca QUI

Sardegna Romanica – Approfondimenti

Riguardo le chiese romaniche in Sardegna:

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Fabrizio Sciarretta

Laureato in Economia alla LUISS e Master in Business Administration della Carnegie Mellon University di Pittsburgh, Fabrizio Sciarretta ha dedicato i primi anni della sua attività professionale al giornalismo economico. Rientrato dagli Stati Uniti, ha operato per circa un ventennio nella consulenza di organizzazione e direzione aziendale, ricoprendo incarichi di top management in Italia per due multinazionali americane del settore. Ha poi scelto la strada dell’impresa e da alcuni anni è impegnato come imprenditore nel settore della sanità. E’ stato membro dell'esecutivo di ANISAP Lazio e consigliere d’amministrazione di reti e raggruppamenti d’imprese. Lion da sempre, è stato presidente fondatore del Lions Club Roma Quirinale. Nel 2008 ha abbandonato la Capitale in favore della Sabina, e non se ne è pentito affatto.

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