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Vasari a Sant’Anna dei Lombardi: il Manierismo arriva a Napoli

La Sacrestia del Vasari nella chiesa di Sant’Anna dei Lombardi a Napoli è una pregevole testimonianza del manierismo toscano giunto sulle sponde del Golfo. Perfettamente conservata, va inserita in una visita colta della città partenopea.

Infatti, sebbene Sant’Anna dei Lombardi, più anticamente Santa Maria di Monteoliveto, non sia tra le mete turistiche napoletane più immediate, vi sono ottimi motivi per visitarla e di questi l’antico refettorio dei monaci olivetani, poi divenuto sacrestia, affrescato da Giorgio Vasari, è certamente quello più noto.

Giorgio Vasari e la commissione di Sant’Anna dei Lombardi

sacrestia vasari sant'anna dei lombardi napoliCome detto, la chiesa che conosciamo oggi come Sant’Anna dei Lombardi ha in realtà assunto questo titolo solo nel 1801. Dai primi del ‘400 ad allora portava il titolo di Santa Maria di Monteoliveto ed era la sede a Napoli dell’ordine benedettino olivetano.

Giorgio Vasari (Arezzo 1511 – Firenze 1574) non era nuovo alle commissioni dei monaci olivetani. Giovanissimo, intorno al 1530, aveva lavorato nel monastero olivetano di Sant’Anna a Siena e poi ad Arezzo li invitato da padre Miniato Pitti (che ritroveremo coinvolto negli affreschi di Napoli). Nel 1537 è a Camaldoli presso la Casa Madre della Congregazione Benedettina dei Camaldolesi. Nel 1539 a Bologna aveva ornato il refettorio dei monaci olivetani (anch’essi sottoposti alla Regola Benedettina) di San Michele in Bosco a Bologna. Nel 1544 è Giammatteo D’Aversa, padre generale dell’Ordine Olivetano, a commissionargli gli affreschi di quello che all’epoca era il refettorio dei monaci. Certamente, non fu estraneo alla scelta il già citato padre Miniato Pitti.

Il refettorio di Santa Maria di Monteoliveto: un inizio difficile

Giorgio Vasari arriva a Napoli nell’autunno del 1544 ma il refettorio di Santa Maria di Montoliveto non lo convince. E’ buio. Deve ritenere la struttura a spicchi delle volte troppo angusta per consentire ariosità alla sua opera. Pensa di ritirarsi, ma i suoi amici olivetani lo pressano. Alla fine decide di stravolgere la struttura del refettorio e si mette alla guida dei carpentieri.

Scrive infatti nelle Vite: “…quando giunsi fui per non accettare l’opera, essendo quel refettorio e quel monastero fatto d’architettura antica e con le volte a quarti acuti, e basse, e ciecheaffreschi vasari sant'anna lombardi napoli di lumi, dubitando di non avere ad acquistarvi poco onore. Pure astretto da don Miniato Pitti e da don Ippolito da Milano miei amicissimi ed allora visitatori di quell’Ordine, accettai finalmente l’impresa. Là dove, conoscendo di non poter fare cosa buona, se non con gran copia d’ornamenti, gl’occhi abagliando di chi avea a vedere quell’opera, con la varietà di molte figure, mi risolvei a fare tutte le volte di esso refettorio lavorate di stucchi per levar via con ricchi partimenti di maniera moderna tutta quella vecchiaia e goffezza di sesti.

Nel che mi furon di grande aiuto le volte e mura, fatte, come si usa in quella città, di pietre di tufo, che si tagliono come fa il legname, o meglio cioè come i mattoni non cotti interamente. Perciò che io vi ebbi commodità, tagliando, di fare sfondati di quadri, ovali et ottangoli ringrossando con chiodi e rimettendo de’ medesimi tufi”.

Vasari e i primi stucchi di Napoli

Così le strette volte antiche si spianano grazie ad un lavoro di risagomatura del soffitto e il Vasari le riempie di luce grazie agli stucchi bianchi che ancora oggi ammiriamo. Nel frattempo arrivano a Napoli per dargli sacrestia vasari napolisupporto nell’opera Raffaellino del Colle (Sansepolcro 1495-1566) e Stefano Veltroni di Monte San Savino, cugino del Vasari. Dunque una squadra tutta toscana era pronta per l’opera. I lavori procedettero assai rapidamente tanto che nella primavera del 1545 il refettorio di Santa Maria di Monteoliveto era finito.

E’ ancora Giorgio Vasari a guidarci nella visione della sua opera: “Ridotte adunque quelle volte a buona proporzione con quei stucchi, i quali furono i primi che a Napoli fussero lavorati modernamente, e particolarmente le facciate e teste di quel refettorio, vi feci sei tavole a olio, alte sette braccia, cioè tre per testata.

In tre che sono sopra l’entrata del refettorio è il piovere della manna al popolo ebreo, presenti Moisè et Aron che la ricogliono, nel che mi sforzai di mostrare nelle donne, negl’uomini e ne’ putti diversità d’attitudine e vestiti, e l’affetto con che ricogliono e ripongono la manna ringraziandone Dio. Nella testata che è a sommo è Cristo che desina in casa di Simone, e Maria Maddalena, che con le lacrime gli bagna i piedi e gl’asciuga con i capelli, tutta mostrandosi pentita de’ suoi peccati. La quale storia è partita in tre quadri: nel mezzo è la cena, a man ritta una bottiglieria e una credenza piena di vasi in varie forme e stravaganti, et a man sinistra uno scalco che conduce le vivande.

Le volte furono compartite in tre parti: in una si tratta della Fede, nella seconda della Religione e nella terza dell’Eternità. Ciascuna delle quali, perché erano in mezzo, ha otto Virtù intorno, dimostranti ai monaci che in quel refettorio mangiano quello che alla loro vita e perfezzione è richiesto. E per arricchire i vani delle volte, gli feci pieni di grottesche, le quali in quarantotto vani fanno ornamento alle quarantotto immagini celesti; et in sei facce per lo lungo di quel refettorio sotto le finestre fatte maggiori e con ricco ornamento, dipinsi sei delle parabole di Gesù Cristo, le quali fanno a proposito di quel luogo. Alle quali tutte pitture et ornamenti corrisponde l’intaglio delle spalliere fatte riccamente”.

Sacrestia di Sant’Anna dei Lombardi: gli affreschi del Vasari

giorgio vasari sacrestia sant'anna dei lombardi napoliAncora oggi gli affreschi del Vasari sono lì in tutta la loro ricchezza. In pratica, la sacrestia è divisa in tre ampie volte da archi a sesto acuto. Le volte vasariane conservano solo in modo accennato le antiche curvature ed accolgono ognuna una tematica, ovvero Fede, Religione e Eternità.

Attorno ad ognuna di queste tre figure si trovano otto virtù ed infinite grottesche intorno ad ulteriori quarantotto “immagini celesti”.

Se le voleste ammirare nella loro originale disposizione, dovreste tener presente che voi entrerete dal lato opposto a quella dal quale entravano il Vasari ed i monaci olivetani. Dunque, l’Eternità che oggi vi trovate subito di fronte (o meglio, sopra) è in realtà quella che avreste osservato per ultima.

Credo che la migliore descrizione degli affreschi vasariani sia quella dovuta a Pierluigi Leone De Castris nel suo scritto “Napoli 1544: Vasari e Monteoliveto” che trovate in pdf alla fine dell’articolo.

“E veramente in realtà le tre campate sembrano rispondere ognuna ad un programma iconografico e didascalico suo proprio. Nella più lontana dalla porta che reca nell’ottagono di centro una ‘Fede’ (fig. 12), si possono infatti individuare con certezza una ‘Preghiera-Penitenza’ (fig.13), una ‘Speranza in Dio’ (fig. 14), una ‘Pudicizia’ (fig. 15), una ‘Prudenza’ (fig. 16), una ‘Castità’ (fig. 19), un’ ‘Abbondanza’ (fig. 20) e una ‘Pazienza’ (fig. 22), cioè tutti soggetti legati al tema centrale della Fede e del rapporto con la divinità.

Nella campata mediana invece, attorno all’ottagono che raffigura l’ ‘Eternità’ (fig. 24), si dispiegano virtù sostanzialmente legate alla condizione esistenziale ed umana dei monaci: la ‘Fortezza’ (fig. 25), la ‘Speranza’ (fig. 26), la ‘Giustizia’ (fig. 27), la ‘Prosperità’ (fig. 30), la ‘Prodigalità’ (fig. 31), lo ‘Studio’ (fig. 28) e una ‘Sapienza’ nei panni di Minerva (fig. 33).

Anche la decorazione dell’ultima campata, la prima entrando, può essere ricondotta alla partizione enunciata dal Vasari: può cioè essere intesa come inerente alla Religione nel senso di ”propria alle Virtù legate alla vita religiosa dell’ordine”. Spiccano infatti in questa volta, attorno appunto ad una ‘Religione’ con ”… fasci di palme … li 4 libri, lo spirito santo, le chiavi, ecc.” (fig. 35) un ‘Silenzio’ (fig. 37), una ridipinta ‘Sapienza-Perfezione’, una ‘Concordia’ (fig. 38), una ‘Carità’ (fig. 43) ed una ‘Bontà’ (fig. 46)”.

Gli angeli di Rosso Fiorentino

Rosso Fiorentino, con il suo alter ego Pontormo, fu un predecessore diretto del manierismo di cui si fece interprete il Vasari. Quest’ultimo (come racconta nelle Vite) nel 1524 era alla bottega di Andrea del Sarto del sant'anna dei lombardi napoli affreschi vasariquale erano illustri allievi sia il Rosso che il Pontormo. Nel 1528, ad Arezzo, Rosso vide una primissima opera del Vasari e ne rimase ben impressionato, tanto che “poi m’aiutò di disegni e di consiglio”.

Guardate gli angeli che reggono i cartigli dov’è scritto l’anno di realizzazione degli affreschi: il pennello del Rosso non è lontano.

I grandi trittici

Come Giorgio Vasari stesso racconta, egli eseguì due trittici posti sui due lati corti della sala. Uno raffigurava la Caduta della manna, l’altro  la Cena in casa di Simone. Di entrambi si è persa la porzione mediana mentre ne sopravvivono gli spicchi laterali. Quelli del primo trittico si trovano presso il Museo di Capodimonte. Quelli del secondo presso il Museo Diocesano di Napoli.

Le tarsie di fra Giovanni da Verona

Nel 1688 il refettorio fu trasformato in sacrestia e nell’occasione vi furono trasferite le meravigliose tarsie eseguite da Giovanni da Verona (Verona 1457-1525). Eseguite tra il 1506 ed il 1510 le trenta opere – mirabili per l’uso della prospettiva e dell’intarsio – vennero trasferite in loco dalla Sacrestia Vecchia e dalla Cappella Tolosa.

Giorgio Vasai tra modernità e autostima

affreschi vasari sant'anna lombardi napoliIl Vasari fu il grande cantore della Maniera (“moderna”) e questo desiderio, questa ricerca, di innovare i canoni precedenti la ritroviamo spesso nelle sue opere come nei suoi scritti. E se è vero che si applicò il tal senso, è anche vero che non mancava di autostima. Infatti, la descrizione dei suoi affreschi a Santa Maria di Monteoliveto contenuta nelle Vite chiude con questo passo:

“Ma è gran cosa, che dopo Giotto, non era stato insino allora in sì nobile e gran città maestri che in pittura avessino fatto alcuna cosa d’importanza, se ben vi era stato condotto alcuna cosa di mano del Perugino e di Raffaello, per lo che m’ingegnai fare di maniera, per quanto si estendeva il mio poco sapere, che si avessero a svegliare gl’ingegni di quel paese a cose grandi et onorevoli operare. E questo o altro che ne sia stato cagione, da quel tempo in qua vi sono state fatte di stucchi e pitture molte bellissime opere”.

Se guardiamo alla storia dell’arte, in realtà, Vasari aveva le sue ragioni.

Clicca per l’articolo De Castris “Napoli 1544: Vasari e Monteoliveto”

Fabrizio Sciarretta

Laureato in Economia alla LUISS e Master in Business Administration della Carnegie Mellon University di Pittsburgh, Fabrizio Sciarretta ha dedicato i primi anni della sua attività professionale al giornalismo economico. Rientrato dagli Stati Uniti, ha operato per circa un ventennio nella consulenza di organizzazione e direzione aziendale, ricoprendo incarichi di top management in Italia per due multinazionali americane del settore. Ha poi scelto la strada dell’impresa e da alcuni anni è impegnato come imprenditore nel settore della sanità. E’ stato membro dell'esecutivo di ANISAP Lazio e consigliere d’amministrazione di reti e raggruppamenti d’imprese. Lion da sempre, è stato presidente fondatore del Lions Club Roma Quirinale. Nel 2008 ha abbandonato la Capitale in favore della Sabina, e non se ne è pentito affatto.