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San Carlo al Corso: l’affresco della volta di Giacinto Brandi

L’affresco della volta di San Carlo al Corso – o meglio della Basilica dei Santi Ambrogio e Carlo al Corso – dovuto a Giacinto Brandi è senz’altro, come tutta la chiesa, una grande testimonianza del barocco romano.

San Carlo al Corso: storia brevissima

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San Carlo al Corso – Navata Centrale

Nel 1471 Sisto IV concede alla comunità lombarda a Roma, raccolta in quella che diverrà poi successivamente l’Arciconfraternita dei SS. Ambrogio e Carlo, la chiesa di San Nicola de Tufis. Così i lombardi residenti nella Città Eterna si vedono riconosciuti come comunità e dotati di un luogo di aggregazione.

All’inizio del XVI secolo la chiesa venne ricostruita dalle fondamenta ma la vicenda non finì lì. Nel 1610, infatti, viene santificato Carlo Borromeo e nel 1612 Paolo V consentì a che la chiesa prendesse la doppia dedicazione attuale.

Nel 1611 si avvia subito il nuovo completo rifacimento che durerà tutto il secolo. Il risultato è la basilica barocca che abbiamo davanti agli occhi.

A realizzarla furono chiamati i più affermati architetti di quel secolo. Inizialmente Francesco Borromini (1599-1667) a cui seguì Pietro da Cortona (1596-1669) il quale progettò la cupola e l’altare maggiore.

La cupola fu realizzata tra il 1668 e il 1669 ed è per l’altezza di 70 metri ed il diametro di 14 una delle maggiori della Città Eterna.

La facciata del cardinale Omodei

Particolare è la storia della facciata. Questa venne progettata e finanziata dal cardinale Luigi Alessandro Omodei (Milano 1608 – Roma 1685). A seguire poi la realizzazione fu l’architetto Onorio Longhi anche lui d’origini lombarde.

Il prelato milanese, cardinale dal 1652, fu figura centrale nella curia romana di quei decenni. Non fu solo un soldato (guidò sotto Innocenzo X le truppe papali nella seconda guerra di Castro) ma anche un amante dell’arte.

Per le sue origini milanesi fu legato all’Arciconfraternita e, oltre al disegno della facciata, fu anche colui che incaricò Giacinto Brandi della realizzazione degli affreschi di volta, cupola, abside e transetti.

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San Carlo al Corso: affreschi di Giacinto Brandi

Giacinto Brandi (1623-1691), tra i protagonisti del barocco romano nella seconda metà del XVII secolo, lavorò nel cantiere di San Carlo al Corso per un decennio.

Partendo dall’abside, qui dipinse San Carlo reca la croce tra i malati di peste (1677). Per l’Anno Santo del 1675 aveva già affrescato il cupolino della lanterna con la Gloria di Dio Padre. Al di sotto della cupola, nei pennacchi aveva realizzato quattro profeti (Daniele, Osea, Geremia, Giona),

Infine, nei due bracci del transetto, sono ancora suoi due affreschi dedicati ai Santi in gloria.

L’affresco più importante realizzato dal Brandi a San Carlo al Corso è però quello della volta ovvero La Caduta degli Angeli ribelli compiuto tra il 1677 e il 1679.

Affresco della volta di San Carlo al Corso: la Caduta degli Angeli Ribelli

Giacinto Brandi si misura con un tema dalle grandi potenzialità scenografiche e che trova confronti artistici in ogni epoca.

La caduta degli angeli rappresenta un monito per gli uomini a rischio di precipitare anch’essi nell’abisso del peccato. Pietro scrive infatti nella seconda letteraaffresco volta san carlo al corso (2 Pt 2,4): “Dio infatti non risparmiò gli angeli che avevano peccato, ma li precipitò negli abissi tenebrosi dell’inferno”.

Suntuosamente incorniciata in stucchi dorati, la scena del Brandi sfrutta perfettamente lo spazio lungo e stretto della volta per disegnare la dinamica della caduta.

Nella sommità dell’affresco si trova Dio Padre tra schiere di angeli con, alla sua sinistra, la Vergine in preghiera.

Al di sotto – sempre alla sinistra di Dio – troviamo l’Arcangelo Gabriele che brandisce una saetta pronto a scagliarla sugli angeli ribelli.

La metà inferiore dell’affresco raccoglie invece gli angeli ribelli. Dodici figure variamente posizionate in termini prospettici tra primo e secondo piano i cui corpi si contorcono nella caduta.

Il cielo, a sua volta, muta di colore: oro dove siede il Signore, celeste attorno a Gabriele, via via più scuro scendendo. Alla fine una grande nuvola violacea a rappresentare l’abisso.

Se volete ammirare un altro grande affresco di Giacinto Brandi, allora recatevi alla vicina chiesa di San Silvestro in Capite e leggete San Silvestro in Capite: l’affresco della volta di Giacinto Brandi

Per saperne di più sulle volte barocche delle chiese di Roma leggi Roma: a passeggio per volte barocche 

Fabrizio Sciarretta

Laureato in Economia alla LUISS e Master in Business Administration della Carnegie Mellon University di Pittsburgh, Fabrizio Sciarretta ha dedicato i primi anni della sua attività professionale al giornalismo economico. Rientrato dagli Stati Uniti, ha operato per circa un ventennio nella consulenza di organizzazione e direzione aziendale, ricoprendo incarichi di top management in Italia per due multinazionali americane del settore. Ha poi scelto la strada dell’impresa e da alcuni anni è impegnato come imprenditore nel settore della sanità. E’ stato membro dell'esecutivo di ANISAP Lazio e consigliere d’amministrazione di reti e raggruppamenti d’imprese. Lion da sempre, è stato presidente fondatore del Lions Club Roma Quirinale. Nel 2008 ha abbandonato la Capitale in favore della Sabina, e non se ne è pentito affatto.

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