La Vergine assunta in gloria con i santi Silvestro e Giovanni Battista è il grande affresco di Giacinto Brandi (Poli 1621 – Roma 1691) che orna la volta di San Silvestro in Capite.
Nel catino dell’abside, invece, è di Ludovico Gemignani l’affresco San Silvestro battezza Costantino (1688) mentre di quasi un secolo prima è l’affresco della sovrastante cupola ovale. Infatti fu realizzato entro il 1605 da Cristoforo Roncalli, più noto come il Pomarancio, rappresentando L’Eterno in una gloria di angeli. Con il Pomarancio, peraltro, collaborarono gli allievi Giuseppe Agellio e Cristoforo Casolani. Sui pennacchi i quattro Evangelisti sempre del medesimo maestro.

Giacinto Brandi: biografia brevissima
Brandi iniziò la sua formazione con Alessandro Algardi, scultore di primo piano nella Roma Barocca. Avviandosi però alla pittura piuttosto che alla scultura continuò con il bolognese Giacomo Sementi, allievo a sua volta di Guido Reni.
Al di là di un decennio napoletano tra il 1638 ed il 1647, l’attività di Giacinto Brandi si concentra a Roma. Fu vicino a Carlo Maratta e lavorò con Giovanni Lanfranco e Mattia Preti.
L’affresco della volta di San Silvestro in capite: Giacinto Brandi
L’affresco è terminato nel 1683, dunque nel pieno del barocco romano. Quattro anni prima Giovan Battista Gaulli (il Baciccio) aveva a sua volta consegnato nella Chiesa del Gesù il formidabile affresco della volta: il Trionfo del nome di Gesù. Un capolavoro iconico del barocco romano ed un’opera alla quale Giacinto Brandi guarda.
Infatti le due volte hanno una similitudine: sono ambedue molto larghe. Quella di San Silvestro addirittura tende al quadrato. Questo è un elemento importante. Infatti, se hai a dipingere una volta lunga e stretta devi per forza costruire una narrazione che si muove dal basso verso l’alto. Questo è, ad esempio, il caso della volta della Chiesa Nuova dove Pietro da Cortona narra Il miracolo della Vergine e la visione di San Filippo Neri.
Ma se la volta è larga, allora puoi avventurarti verso una soluzione diversa. Cioè provare a mettere il soggetto principale in posizione più centrale e fargli ruotare intorno la composizione.
Giacinto Brandi: una soluzione a raggiera
Esattamente questo fa Giacinto Brandi nella volta di San Silvestro in Capite.
La Vergine è posta al centro. Al di sopra di lei (al vertice dell’affresco) lo Spirito Santo in forma di colomba. Al di sotto della Vergine, San Giovanni Battista nell’atto di presentare San Silvestro alla Madonna. Sotto questa coppia, gli angeli porgono a Silvestro la tiara papale e la ferula pontificalis. Quest’ultima è dipinta nella sua forma medievale cioè quella di un bastone sormontato da una triplice croce.
Nella Basilica di San Silvestro in Capite la forma quadrata dell’affresco offre perciò la possibilità di allargare il campo. Infatti, ai lati di questa rappresentazione verticale, sono rappresentate una molteplicità di figure.
Al di là di infinite schiere angeliche poste tra nuvole e cielo, troviamo personaggi dell’Antico Testamento. A sinistra Adamo ed Eva e Re David. A destra Mosè con le Tavole della Legge e diversi altri la cui identità richiede studi teologici di gran lunga superiori alle mie cognizioni.
La storia dell’affresco
Come potrete trovare in dettaglio nel saggio di Irving Lavin Decorazione Barocca San Silvestro, degli interventi artistici di epoca barocca possediamo una documentazione piuttosto completa.
In termini pratici, il 9 ottobre 1680, Giacinto Brandi firma il contratto per dipingere l’affresco del quale abbiamo trattato. Il compenso è di 3.000 scudi e l’opera dovrà essere pronta entro il 1682.

In realtà le cose vanno un po’ più per le lunghe. Infatti Carlo Ceci, che assiste Brandi nella realizzazione della volta continua ad essere pagato fino al marzo del 1683 ma, rispetto ad altri artisti dell’epoca, il Brandi è in realtà alquanto puntuale.
A titolo di curiosità, la commissione fu data a Giacinto Brandi per merito di Carlo Maratta, all’epoca forse l’artista più influente a Roma. Infatti, le monache dell’Ordine di Santa Chiara, che all’epoca possedevano il monastero della cui chiesa trattiamo, erano intenzionate ad affidare l’opera a Niccolò Berrettoni, allievo del Maratta. Ma, a cose quasi fatte, il Maratta, evidentemente a seguito di qualche dissapore con il Berrettoni, intervenne in favore del Brandi che fu alla fine l’esecutore dell’affresco.
Dai documenti di pagamento, apprendiamo anche che la cornice che delimita l’affresco fu opera del Sig. Sebastiano Fonti, et Maestro Giuseppe Rugieri. Quest’ultimo aveva già al suo attivo la realizzazione di stucchi nel grande cantiere di San Carlo al Corso dove, in momenti diversi, avevano operato Pietro da Cortona e il nostro Giacinto Brandi.
Se volete approfondire l’argomento delle chiese barocche romane, leggete Roma: passeggiare per volte barocche
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