Se Alphonse Mucha (1860-1939) è soprattutto famoso per il suo contributo alla creazione dell’Art Noveau, questa mostra si pone l’obiettivo di rappresentarlo nella completezza della sua vocazione artistica e politica, o forse più propriamente patriottica.
Siamo infatti in una fase della storia europea che vedeva diffuso l’anelito all’indipendenza nazionale in diverse aree d’Europa. Così era in Italia e così anche nella sua patria (l’attuale Repubblica Ceca) allora sotto l’amministrazione austriaca. Fu dunque questo stato di cose a rendere Alphonse Mucha un patriota che credeva nella libertà politica della sua terra e nell’unità spirituale dei popoli slavi.
VIDEO Alphonse Mucha al Vittoriano – Presentazione di Tomoko Sato
Alphonse Mucha: un artista internazionale

Mucha fu a tutti gli effetti artista di formazione internazionale. Prima è a Monaco di Baviera e nel 1887 a Parigi dove nel Natale del 1894 disegna il manifesto per Gismonda, nuova pièce teatrale di Sarah Bernhardt, un’originale fusione di influssi bizantini e stilemi Art Nouveau che entusiasma l’attrice. Da quel momento si farà ritrarre solo da lui. Il poster consacra Alphonse Mucha come il più grande cartellonista del suo tempo.
Quando nel 1900 riceve l’invito all’Esposizione Universale di Parigi è all’apice della sua fama: il brand Mucha viene scelto per le più grandi campagne pubblicitarie. Ma, al di là dell’apparente visione modernista espressa dall’Esposizione, nell’Europa centrale e orientale le tensioni politiche montano e le Terre ceche e le vicine regioni slave anelano all’indipendenza. In Mucha cresce forte il desiderio di contribuire all’emancipazione del suo popolo. La decorazione del padiglione bosniaco fa scoccare la scintilla.
Più tardi affermerà: “Non mi sarei mai aspettato di trovare tra gli slavi balcanici ciò che stavo cercando così intensamente. Sulla rappresentazione della loro storia ho proiettato le gioie e i dolori del mio Paese e di tutto il popolo slavo“.
L’idea per Epopea slava era ufficialmente nata e non avrebbe mai più abbandonato Mucha. Nel 1904, durante la prima delle numerose visite negli Stati Uniti (che si avvicenderanno fino al 1910) i mass media lo celebrano come il più grande artista decorativo del mondo. Nel 1910 quando torna a Praga, cura le decorazioni d’importanti sedi della città. Con impegno patriottico, politico e sociale si dedica finalmente, fino al 1928, a quella che per lui è la più grande impresa: l’Epopea Slava.
L’Epopea Slava
Si tratta di un’opera colossale di venti tele (6×8 metri) che racconta i principali avvenimenti della storia slava. Con l’indipendenza della Cecoslovacchia (1918), sposa le cause della neonata Nazione disegnando francobolli, banconote e altri documenti governativi. L’Epopea Slava, presentata a Praga il 14 luglio 1928, è stata conservata nel castello di Moravsky Krumlov fino al 2012, poi trasferita nel Veletržní Palác di Praga.
Mentre si dedica alla realizzazione della sua più amata creatura, produce opere caratterizzate da una profonda riflessione filosofica sul mondo, sulla storia e sulle creature umane. Riflessione che non gli era stata aliena neanche negli anni più gloriosi della sua fama, quando, accanto alle opere più note, ai manifesti pubblicitari, agli apparati decorativi, aveva affiancato, le sue narrazioni intrise di spiritualità e caratterizzate da un soffuso sentimento mistico. Opere, queste, dal tratto meno armonioso e lineare di quelle stile Art Nouveau, ma figlie di una profonda e sofferta interpretazione del mondo e dell’uomo.
L’universalità dell’arte e il suo potere d’ispirazione e di comunicazione, il suo essere a servizio del popolo sono alla base della poetica di Muche che auspicava la creazione di un’unione spirituale non solo dei popoli slavi, ma di tutto il genere umano sognando un mondo migliore, dove le minoranze etniche avrebbero potuto vivere senza le minacce delle nazioni più potenti.
Alphonse Mucha: la mostra del Vittoriano
Composta da oltre 200 opere tra dipinti, manifesti, disegni, opere decorative e gioielli, la mostra ripercorre l’intero percorso creativo dell’artista. Le sei sezioni tematiche tratteggiano le diverse sfumature stilistiche e i diversi ambiti di azione. Un boemo a Parigi; Un creatore di immagini per il grande pubblico; Un cosmopolita; Il mistico; Il patriota e L’artista-filosofo.
La mostra si chiude con l’ultimo progetto di Alphonse Mucha: il trittico L’età della ragione, L’età della saggezza, L’età dell’amore, concepito come un monumento all’umanità intera. Nelle intenzioni dell’artista, questo lavoro iniziato nel 1936, quando l’ipotesi di una guerra si faceva sempre più concreta, doveva raffigurare Ragione, Saggezza e Amore come i tre principi chiave dell’umanità, la cui armoniosa combinazione avrebbe favorito il progresso del genere umano. Anche se Mucha non fu in grado terminare il progetto, gli studi eseguiti trasmettono ancora il suo messaggio di pace universale.
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