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Ambrogio Lorenzetti: la Maestà di Massa Marittima

La Maestà di Ambrogio Lorenzetti (Siena 1290-1348) a Massa Marittima, oggi oggi custodita nel Museo di San Pietro all’Orto, fu dipinta intorno al 1335-1336 proprio per l’attigua Chiesa di San Pietro all’Orto.

Siamo ormai nella piena maturità del maestro senese che nel 1338.-1339 dipinge la sua opera più famosa: l’Allegoria del Buono e del Cattivo Governo.

Le grandi Maestà tra ‘200 e ‘300

I decenni a cavallo tra il XIII e il XIV secolo possono vantare le Maestà più importanti della storia dell’arte. I loro autori sono tra i protagonisti della rinascita artistica della nostra Penisola. Cimabue, Duccio di Buoninsegna, Giotto: tutti e tre realizzano tavole straordinarie pressappoco nell’ultimo decennio del XIII secolo (a fine articolo i link alle loro opere).

Su questo solco si evolve la generazione successiva degli artisti toscani: allievi di Giotto o di Duccio, legati in diversa misura al cantiere della Basilica di Assisi.

A Siena Simone Martini (1284-1344) aveva terminato nel 1321 la grande Maestà del Palazzo Pubblico di Siena. Pietro Lorenzetti (Siena 1285-1348), fratello maggiore di Ambrogio, aveva realizzato, ad esempio, tra il 1327 ed il 1329 la grande Pala del Carmine, anch’essa una Maestà.

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Ambrogio Lorenzetti – Maestà di Massa Marittima

In questa superba tradizione si inserisce anche Ambrogio Lorenzetti realizzando un’opera assolutamente affascinante. A ciò va aggiunto che la sua collocazione nel Museo di Arte Sacra di San Pietro all’Orto a Massa Marittima la rende godibilissima. E’ infatti ottimamente illuminata e, data la relativa affluenza di visitatori, è possibile apprezzarla senza alcuna fretta ne calca….

Maestà di Ambrogio Lorenzetti a Massa Marittima

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Ambrogio Lorenzetti – Carità

La Maestà di Ambrogio Lorenzetti di Massa Marittima è uno splendido affastellarsi di figure che, porta alla mente il Polittico Baroncelli di Giotto. Trova poi, almeno a mio avviso, un momento di pittura alta nelle figure delle tre Virtù Teologali, in primis nella Carità.

Ma andiamo per ordine. Come si convenga ad una Maestà, indiscussa protagonista è la Madonna col Bambino in grembo. Noterei solo due aspetti: il gesto del Bambino che con la mano destra si aggrappa al collo della veste della Madre. Un gesto di tenerezza, credo, piuttosto che di equilibrio essendo egli già vigorosamente sorretto.

Il gesto del Bambino ha un precedente importante: ancora Giotto con il Polittico di Badia. Nella tavola centrale, quella dedicata alla Madonna, il Bambino compie esattamente il medesimo gesto, poco meno di quaranta anni prima.

Poi c’è la veste della Madonna. Scura, compatta, senza alcun movimento, nessuna piega. Indubbiamente una interpretazione all’antica, oserei dire, ma certamente una scelta cosciente: forse per generare una presenza forte, imponente proprio al centro dell’opera?

Fa da controcanto alla immobilità della veste la rappresentazione dei visi della Madre e del Figlio intimamente connessi. Ovvero, una rappresentazione che si ispira all’immagine della Madonna della Tenerezza ovvero della Madonna Glicofilusa, ovvero una delle sei tipologie tradizionali di icona mariana.

Il Gotico si impone

Un altro elemento evidente è l’oro, i punzoni, le ricercate acconciature degli angeli. Nella Maestà di Massa Marittima Ambrogio Lorenzetti sposa una pittura suntuosa e vi riesce benissimo.

Da gustare con attenzione sono i tanti angeli disposti simmetricamente ai lati della Vergine. La coppia più in alto offre gigli alla Madonna. Quella mediana regge il cuscino del trono. Alla base di questo ancora tre angeli per parte. Due per lato sono angeli musicanti, i rimanenti sono angeli incensieri colti con il braccio desto alzato e l’incensiere in volo. Spettacolari.

ambrogio lorenzetti maestà massa marittima

Sante, Santi, Profeti e Patriarchi

Il richiamo al Polittico Baroncelli entra nel vivo… Tutti coloro (o perlomeno molti..) che contano nella storia della Chiesa sono ritratti. Confesso di non essere mai stato forte nell’individuare i santi all’interno di queste rappresentazioni. Per certo, però, in basso a sinistra c’è San Francesco con le stigmate e accanto a lui Santa Caterina d’Alessandria che tiene la mano sinistra sulla ruota.

Mentre le Sante e i Santi sono in primo piano, i Profeti ed i Patriarchi sono rappresentati nella parte sommitale della tavola, a tre a tre sotto gli archetti.

Le tre Virtù Teologali

Fede, Speranza e Carità, sono poste una su ciascun gradino del trono e sul gradino è indicato il loro nome.

Indossano vesti del colore proprio di ciascuna: bianco per la Fede, verde per la Speranza, rosso per la Carità. La Fede è rappresentata mentre guarda rapita l’immagine di Gesù portando la mano sinistra al petto. La Speranza guarda verso il Cielo da dove proviene la salvezza. La grande torre che tiene tra le mani poggiata tra le ginocchia simboleggia proprio questo anelito al Cielo.

La Carità regge nella mano sinistra una fiamma simbolo di amore ardente per il prossimo. Il suo viso è di grande bellezza e per la veste Ambrogio Lorenzetti realizza un ricercato panneggio. Da guardare con attenzione le mani, notoriamente uno dei particolari anatomici più difficili da rappresentare. Qui la prospettiva delle dita è assi ben proposta come, peraltro, lo è anche nella mano destra dell’angelo incensiere posto al lato sinistro della Madonna.

Approfondimenti: La Madonna in Maetà

Su ArtePiù potete trovare vari articoli dedicati ad alcune delle maggiori Maestà giunte fino a noi:

Museo di San Pietro all’Orto

Corso Armando Diaz 36 – Massa Marittima
Tel. 0566 906525

Fabrizio Sciarretta

Laureato in Economia alla LUISS e Master in Business Administration della Carnegie Mellon University di Pittsburgh, Fabrizio Sciarretta ha dedicato i primi anni della sua attività professionale al giornalismo economico. Rientrato dagli Stati Uniti, ha operato per circa un ventennio nella consulenza di organizzazione e direzione aziendale, ricoprendo incarichi di top management in Italia per due multinazionali americane del settore. Ha poi scelto la strada dell’impresa e da alcuni anni è impegnato come imprenditore nel settore della sanità. E’ stato membro dell'esecutivo di ANISAP Lazio e consigliere d’amministrazione di reti e raggruppamenti d’imprese. Lion da sempre, è stato presidente fondatore del Lions Club Roma Quirinale. Nel 2008 ha abbandonato la Capitale in favore della Sabina, e non se ne è pentito affatto.

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