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Pasqualino Marini: nuove scoperte sull’artista

di Vincenzo Buontempo

L’approfondimento nel quale mi accingo ad inoltrarmi è dedicato ad Andrea Pasqualino Marini da Recanati, artista del quale si conosce poco la vita privata e ancora meno alcune opere a lui attribuite. Di certo sappiamo che ha operato dal 1668 sino al 1712, sappiamo che ha lavorato nelle Marche ed in particolare nella sua Recanati oltre che a Roma. Città quest’ultima sbocco ideale per molti artisti nati nelle terre sotto lo Stato Pontificio che volevano trovare un po’ di gloria nella loro disciplina.

L’interesse su questo pittore nel mondo dell’arte emerge quando, per necessità impellenti, si deve mettere mano nel 2019 agli affreschi della cupola di Sant’Andrea delle Fratte a Roma, in quanto il distacco di alcune parti dell’intonaco della volta affrescata, rendevano urgenti interventi di restauro.

La cupola di Sant’Andrea delle Fratte

Da subito però la Soprintendenza romana si rendeva conto di non conoscere nulla di questo pittore né tanto meno di conoscere la storia di quegli affreschi. Sulla scorta della guida romana  Roma antica e moderna… di Gregorio Roisecco del 1750, quegli affreschi vennero attribuiti al pittore recanatese, attribuzione mantenuta  sino ai giorni nostri, ma nulla di più o quasi si conosceva in merito alla loro realizzazione.

Molte furono le ricostruzioni effettuate in merito alla data della loro esecuzione, si ipotizzò che questa oscillasse tra il 1700 ed il 1710, che fosse stata realizzata attingendo alle elemosine raccolte dai frati Minori della Basilica romana appartenenti all’ordine di San Francesco di Paola e che con molta probabilità più mani vi avessero contribuito per la loro realizzazione.

A questi interrogativi non si riuscì a dare risposte neanche dopo i restauri effettuati sulla cupola di Sant’Andrea delle Fratte, anzi emersero ancora più dubbi in quanto nelle indagini effettuate durante i lavori emersero dei particolari come quello della sovrapposizione degli intonaci o quello della diversità dei materiali usati per le malte, domande le quali aumentavano ancora di più quei dubbi già esistenti sia sulle date che su chi quegli affreschi li avesse realizzati.

marini abside sant'andrea delle fratte
Pasqualino Marini – Abside Sant’Andrea delle Fratte

Nessun conforto veniva alle varie domande che di volta in volta i tecnici e gli studiosi si facevano, man mano che i restauri procedevano, neanche dalle ricerche effettuate presso gli archivi dei Minimi, frati custodi della chiesa romana dal 1585, quando Sisto V la donò all’Ordine di San Francesco di Paola.

Sino ad oggi quelle opere e Andrea Pasqualino Marini rimanevano due argomenti ancora tutti da studiare e decifrare. L’unica che ci aveva aggiornato sull’attività pittorica del Marini rimaneva la dott.ssa Giulia Spina la quale con il suo saggio dal titolo Per la pittura tra Sei e Settecento nelle Marche. Un riepilogo per Andrea Pasqualino Marini da Recanati e alcune novità., pubblicato su “Accademia Raffaello. Atti e studi”, XVIII, 2019, 1-2, pp. 125-138. Questo saggio ci aveva descritto tutta l’attività e le opere sino ad ora conosciute del pittore recanatese.

Perché oggi c’è la necessità di ritornare su un argomento già trattato anche in queste pagine? L’elemento nuovo si riallaccia all’introduzione fatta all’inizio di questo articolo e cioè la ricerca, motore per nuove scoperte e approfondimenti anche nella pittura.

Pasqualino Marini: la sua storia negli atti di un processo

L’interesse di chi scrive per la storia di Recanati e dei suoi personaggi più o meno famosi è stato da sempre una costante nella ricerca di informazioni e documenti che potessero ampliare le conoscenze fino ad oggi acquisite. In questa incessante attività mi sono imbattuto oltre dodici anni addietro in un documento della fine del Seicento, il quale descriveva minuziosamente la storia degli affreschi di Sant’Andrea delle Fratte.

Quando nel 2019 alcuni articoli di stampa riportarono d’attualità gli affreschi della chiesa romana, rispolverai quei documenti perché quanto leggevo non rappresentava la realtà de fatti. Quelle carte da me rintracciate in una libreria antiquaria di Arezzo, erano il resoconto di un processo tenutosi tra la fine del 1693 e il 1696, il quale parlava degli affreschi di Sant’Andrea delle Fratte, di chi li avesse dipinti, in che date e con quali finanziamenti fossero stati realizzati.

Tale Matteo Goffin, erede del curato Don Giuseppe Achè, aveva portato in giudizio l’Ordine dei Minimi di San Francesco di Paola, il pittore Pasqualino Marini da Recanati ed il muratore Marco Continenza. Il motivo di tale lite era che secondo Matteo Goffin, lo zio Don Achè, finanziatore  fino alla sua morte avvenuta nel settembre del 1693 all’età di 37 anni, degli affreschi in Sant’Andrea delle Fratte, sarebbe stato sfruttato, gabbato e imbrogliato dalle tre parti chiamate in causa e che per tali ragioni i finanziamenti per il completamento degli affreschi della cupola di Sant’Andrea delle Fratte dovessero cessare.

Ai miei occhi, man mano che  la lettura di quel nuovo documento procedeva, tutti gli interrogativi che fino allora erano emersi in merito a quella opera venivano a poco a poco svelati. Le carte ritrovate, divise in due fascicoli distinti: Summarium e Romana Picturae Cuppolae, erano il primo il resoconto, in volgare, di tutte le testimonianze rese nel processo dai vari soggetti chiamati a deporre dal giudice. Il secondo, in latino, tutte le argomentazioni e le conclusioni del giudice, che avevano portato alla sentenza finale.

I baffi e il catino absidale

Pasqualino Marini – Cupola Sant’Andrea delle Fratte

Nello svolgersi del processo emergevano fatti, date e circostanze che ricostruivano in modo dettagliato la storia degli affreschi della chiesa romana. Questi, contrariamente a quanto ipotizzato, iniziarono nel 1690 con la realizzazione dei baffi o angoli della cupola, opera che venne presentata al pubblico nel novembre dello stesso anno in occasione della festa di San Francesco, Santo al quale è intitolata la chiesa.

Proseguirono con la pittura dai primi mesi del  1691 del catino absidale dell’altare maggiore, anche questo terminato nel novembre dello stesso anno e presentato sempre in occasione della festa di San Francesco.

Queste opere vennero realizzate con i finanziamenti e su richiesta di Don Giuseppe Achè, curato originario di Rocca di Papa il quale aveva ricevuto una cospicua eredità dai genitori, come risulta da alcune testimonianze processuali.

Dai resoconti degli atti processuali emergono figure e nomi che fino ad oggi erano sconosciuti, come quello di Lorenzo Nuvoloni, pittore romano il quale su raccomandazione del Marini, realizzò i chiaro scuri della cupola. Che il Marini conoscesse da tempo Don Achè risulta dalle testimonianze rese al processo del muratore Marco Continenza il quale ci dice che i due si frequentavano dal 1687 e che il Marini per circa un anno e più aveva soggiornato nella casa del curato. Il nome del Marini come esecutore delle opere, al momento in cui il curato Don Achè lo propose ai frati della chiesa romana, non venne da subito ben visto in quanto questi ultimi sostenevano di non conoscere altre sue opere realizzate a Roma. L’insistenza di Don Achè, il quale arrivò ad affermare che : “qualora i dipinti non fossero piaciuti lui li avrebbe fatti rifare da altro pittore”, rassicurò i conventuali e così il Marini dette inizio alla realizzazione degli affreschi.

Con l’inizio del 1692 però, viste le ingenti somme di danaro occorrenti per la realizzazione della cupola della basilica romana, Don Achè inizia a manifestare la sua contrarietà nel voler continuare a finanziare le opere. Tale contrarietà però non ferma né il Marini, né i frati né il muratore Continenza, tanto che sempre con l’inizio del 1692, iniziarono  anche i lavori di pittura della cupola della chiesa romana. Questi proseguono sino a tutto novembre, quando Pasqualino Marini li interrompe per recarsi a Recanati “il paesello”, per accompagnare la moglie, perché con molta probabilità incinta. Ritorna a Roma nel maggio del 1693 e riprende i lavori nella cupola fino a tutto il mese di giugno, per assentarsi e ritornare nuovamente a Recanati dove il 21 luglio nasce il figlio Francesco Flaviano Sigismondo. Questa notizia ci viene da una ricerca effettuata dal prof. Marco Moroni il quale ha rintracciato negli archivi del Comune di Recanati una nota in cui si parla della nascita del figlio di Marini appunto il 21 luglio del 1693.

Una nuova cronologia per Sant’Andrea delle Fratte

Alla data del giugno 1693, secondo una testimonianza di Pasqualino Marini al processo, gli affreschi della cupola erano completati per i tre quinti.  Con la morte del curato nel settembre del 1693, tutto si ferma e viene rimesso in discussione. L’erede di Don Achè Matteo Goffin interrompe i finanziamenti e chiama in causa i frati, il Marini ed il muratore.

Fino a questo momento i documenti ritrovati ci dicono di nuovo, che gli affreschi iniziano nel 1690 e non nel 1700, che proseguirono sino al giugno del 1693. Ci informano che il finanziatore era Don Giuseppe Achè e non le elemosine come si credeva fino ad oggi e ci dicono che il solo Marini è l’esecutore delle intere opere.

Il nuovo materiale documentale ci informa anche che le elemosine, ritenute la fonte di finanziamento degli affreschi, vennero si raccolte dal 1685, 1686 e 1687, ma che queste, assieme ad altre donazioni di notabiliprocesso andrea pasquale marini del tempo come il marchese Del Bufalo, Monsignor Bernini, probabilmente il fratello del più noto scultore, ad altre figure ecclesiastiche, vennero utilizzate solo ed esclusivamente per il completamento strutturale del convento.

Fra Serafino Messanensis, parroco di Sant’Andrea delle Fratte e colui che intrattenne i rapporti tra i frati il pittore e Don Achè, ci informa anche che i lavori nella chiesa terminarono nel 1687. Questa data mette in discussione quella del 1691 citata nella storia di Mattia De Rossi, architetto che terminò i lavori strutturali dell’interno della cupola e del campanile, in quanto subentrato nel completamento delle opere al Borromini morto suicida nel 1667. Difatti come sarebbero potuti iniziare i lavori di pittura sugli angoli della cupola nel 1690 se quest’ultima non fosse stata terminata al suo interno? Questa circostanza mette in discussione appunto la presunta data del 1691 come data di completamento delle opere strutturali della basilica romana.

Molti altri sono i motivi di studio che emergono dalle nuove carte, compresi quelli riguardanti il completamento degli affreschi della cupola interrotti nel 1693 per la morte di Don Achè. Probabilmente questi ripresero dopo la fine del processo nel 1696, fino al probabile loro completamento nel 1700. Una nota appunto del 1700, rintracciata negli archivi dei Minimi, ci dice che i frati vendettero due quadri per pagare il completamento dei dipinti della cupola della chiesa. Dal processo, da una testimonianza di Fra Serafino Messanensis del 1694, emerge il fatto che per i lavori di pittura della cupola ci sarebbero stati anche gli scudi di un benefattore non ben identificato, oltre che l’oro del Marini. Tutto ciò potrebbe lasciar supporre che lo stesso Marini si impegnò con proprie risorse (l’oro) per il completamento della sua opera.

Sempre dalle testimonianze rese nel processo emerge anche il fatto che il Marini nel 1692 avesse dipinto dei quadri per Don Anchè, quadri destinati ad una casa a Rocca di Papa, dei quali però si sono perse le tracce e per i quali magari si potrebbero fare delle ricerche per individuarne l’eventuale esistenza.

La riscoperta di Pasqualino Marini

Come dicevo, molte sono le risposte che i nuovi documenti hanno dato alla storia degli affreschi di Sant’Andrea delle Frasche come molti sono gli interrogativi che ancora rimangono da chiarire. Certo è che la Soprintendenza romana, alla quale è stata consegnata una copia dei documenti da me ritrovati, ha da oggi una nuova fonte di informazioni cui  attingere per ulteriori approfondimenti.

La dott.ssa Alessandra Lanzoni, Funzionario storico dell’arte del Ministero della Cultura e della Soprintendenza Speciale Archeologica Belle Arti e Paesaggio di Roma, che ha diretto i lavori di restauro della cupola di Sant’Andrea delle Fratte e che seguirà anche i restauri dei baffi e del catino absidale, da me contattata, ha manifestato il suo notevole interesse per i documenti ritrovati, impegnandosi anche per la loro totale trascrizione, compresa la traduzione di tutte le parti in latino.

Voglio ricordare la conferenza tenutasi a Recanati il 22 ottobre 2022 nella quale sono intervenute sia la Dott.ssa Alessandra Lanzoni che la dott. Giulia Spina, relazionandoci la prima sui restauri realizzati, la Spina ha parlato della sua ricerca sul Marini, mentre il sottoscritto ha relazionato sulla nuova documentazione rintracciata, resa pubblica per l’occasione.

Quanto di nuovo è emerso su Marini e sulla storia degli affreschi in Sant’Andrea delle Fratte di Roma ha trovato spazio in nuova pubblicazione: Andrea Pasqualino Marini un pittore riscoperto, edito dall’UNIPER, Università di Istruzione Permanente di Recanati.

In ultimo, mi preme sottolineare come la ricerca di appassionati, quali il sottoscritto, possa a volte essere importante e determinante per svelare dei falsi storici come quelli che fino ad oggi hanno accompagnato la storia degli affreschi di Sant’Andrea delle Fratte di Roma.

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