annibale carracci
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Annibale Carracci: la Pietà di Capodimonte

La Pietà di Annibale Carracci (1560-1609) oggi al Museo di Capodimonte e dipinta per il cardinale Odoardo Farnese (1573-1626) è, comunque la si veda, un capolavoro.

E’ una tela che non lascia indifferenti. E’ di quelle opere che, comunque sia esposta, attrae magneticamente lo sguardo.

Annibale Carracci Pietà Capodimonte

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Annibale Carracci – Pietà, Museo Capodimonte

La Vergine e suo Figlio sono ritratti di fronte al sepolcro. Lei, seduta probabilmente su un blocco di pietra, sorregge con la mano destra la testa del figlio il cui torso poggia sulle sue gambe mentre il resto del corpo è disteso a terra sul sudario. La mano sinistra della Vergine e aperta, posta in avanti verso lo spettatore. E’ il punto più vicino a noi del dipinto ed anche quello che ne genera la profondità insieme al piede destro di Maria.

Il corpo del Cristo è abbandonato nella morte ma immacolato, su di lui non v’è traccia di violenza. Come a rappresentare non solo la sua vittoria sulla morte ma forse, ancora di più, sulla cattiveria e la crudeltà dell’uomo.

Il viso è esangue ma bellissimo. E’ straordinario il colore del corpo colpito da una luce radente da sinistra. Un corpo muscoloso dove, anzi, il braccio destro è quasi troppo muscolare. Ma sono le mani a prendere l’immaginazione: cerulee perché il sangue le ha ormai abbandonate.

Sorprende come Carracci abbia propeso per un tratto marcato tratto nero per delineare il braccio rispetto alla veste della Vergine. Poi, sotto le gambe, il sudario bianco… memorabile.

Due angeli completano la scena. Il primo regge la mano sinistra del Cristo, come l’angelo nella Pietà di Giovanni Bellini conservata a Rimini (in quest’ultimo caso con gesto ben più eclatante). Il secondo si punge con la corona di spine di Gesù.

Guardando la Pietà di Annibale Carracci il pensiero corre a quella – questa volta scolpita nel marmo – di Michelangelo Buonarroti. Cento anni separano le due opere: 1497-99 Michelangelo, intorno al 1600 Carracci. Le differenze sono evidenti. Il corpo del Cristo nella scultura di Michelangelo è tenuto in grembo dalla Vergine mentre in Carracci è per metà a terra. Diversa la muscolarità del Cristo, assai più accentuata in Carracci.

La Pietà di Annibale Carracci e la Deposizione di Caravaggio

E’ fuor di dubbio che sia Carracci nella Pietà oggi a Capodimonte che Caravaggio nella straordinaria Deposizione oggi ai Musei Vaticani guardino alla Pietà di Michelangelo per la rappresentazione del Cristo.

E i punti di contatto certo non mancano. Quel braccio destro del Cristo in ambo i casi così muscolare. Il bianco splendido del sudario così mostrato. La presenza in ambo i casi del sepolcro fatto di lastre cosìpietà annibale carracci squadrate. Poi, ovviamente, il corpo del Cristo che, sebbene rappresentato in due momenti diversi (nella deposizione e nel compianto della Madre) guarda però chiaramente a Michelangelo.

Caravaggio realizza la sua opera per la Cappella Vittrici alla Chiesa Nuova. Annibale Carracci, probabilmente, per una collocazione a Palazzo Farnese. Se avete presente quel punto di Roma, parliamo di poche centinaia di metri di distanza.

Se tra i due grandi maestri che ben si conoscevano ci fu una sfida, chi di loro lanciò il guanto? Non sarei in gradi di dirlo. Si tratta di una ricostruzione cronologica serrata fatta di mesi, ma, a tal proposito, vi consiglio di leggere Silvia Ginzburg Per la cronologia di Annibale Carracci.

Da ultimo, guardando i due straordinari sudari bianchi si Carracci e Caravaggio, mi viene in mente la Pietà di Sebastiano del Piombo (a Viterbo). Tutti e due i maestri conoscevano bene Sebastiano Luciani. Caravaggio perché tante volte avrà guardato la Flagellazione di del Piombo. Carracci perché la collezione di Odoardo Farnese ne annoverava le tele.

Chissà se uno di loro, creando questa formidabile fonte di luce che è in ambedue i casi il sudario abbia pensato al più antico Sebastiano grande amico di Michelangelo Buonarroti.

Fabrizio Sciarretta

Laureato in Economia alla LUISS e Master in Business Administration della Carnegie Mellon University di Pittsburgh, Fabrizio Sciarretta ha dedicato i primi anni della sua attività professionale al giornalismo economico. Rientrato dagli Stati Uniti, ha operato per circa un ventennio nella consulenza di organizzazione e direzione aziendale, ricoprendo incarichi di top management in Italia per due multinazionali americane del settore. Ha poi scelto la strada dell’impresa e da alcuni anni è impegnato come imprenditore nel settore della sanità. E’ stato membro dell'esecutivo di ANISAP Lazio e consigliere d’amministrazione di reti e raggruppamenti d’imprese. Lion da sempre, è stato presidente fondatore del Lions Club Roma Quirinale. Nel 2008 ha abbandonato la Capitale in favore della Sabina, e non se ne è pentito affatto.

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