Città d'Arte, Slider home, Storia dell'arte

L’Annunciazione di Benozzo Gozzoli del Museo Eroli a Narni

Il Museo Eroli di Narni custodisce un’Annunciazione di Benozzo Gozzoli di attribuzione certa, essendo firmata dal pittore fiorentino, e databile tra il 1449 ed il 1452.

VIDEO Benozzo Gozzoli Museo Eroli Narni 

Annunciazione di Benozzo Gozzoli a Narni: la committenza

Se certa è la mano che la dipinse, incerta è invece la committenza. Si è infatti pensato che questa tempera su tavola potesse essere stata commissionata al Gozzoli dalla famiglia Eroli, aristocratica casata di Narni poiché la colonna che si trova benozzo gozzoli annunciazione museo eroli narnial centro della tavola è ornata con foglie a forma di cuore: le stesse che compongono lo stemma degli Eroli. Il dubbio nasce però dal fatto che nello stemma Eroli le foglie a forma di cuore sono tre mentre nel motivo che orna la colonna solo due.

Un’altra ipotesi è che Benozzo Gozzoli abbia dipinto la tavola per una nobildonna di Orvieto dove Benozzo aveva lavorato insieme al suo maestro Beato Angelico agli affreschi del Duomo. L’accordo con la committente non era però andato a buon fine ed il Gozzoli aveva trovato per la suo opera un diverso acquirente. Certamente, in ogni caso, l’opera trovò la sua prima collocazione in Narni nella chiesa di San Domenico.  Infatti, la decorazione del tappeto posto ai piedi della Vergine (dei cani bianchi e neri) potrebbe far rimando ai Domini Canes ovvero ai frati domenicani titolari della citata chiesa di San Domenico.

Lettura dell’opera

annunciazione benozzo gozzoli museo eroli narniSi tratta di un’ipotesi ed i cani potrebbero invece più semplicemente essere delle creature di fantasia che ornavano un ricco tappeto rappresentato dal Gozzoli per impreziosire l’opera ma, come abbiamo detto, il legame tra questa Annunciazione e la Chiesa di San Domenico è invece storicamente certo.
Proprio in questa chiesa l’opera è stata nei secoli danneggiata dall’acqua e dall’umidità con il distacco di parte della pittura. E’ stato grazie al contributo del Lions Club di Narni che si è potuto procedere ai due ultimi restauri che ci hanno riconsegnato l’Annunciazione di Benozzo Gozzoli come la vediamo oggi.
Diversi i piccoli particolari che caratterizzano l’opera: i rametti di vischio dipinti sulla coperta del letto della Vergine simbolo della Passione di Cristo. Le due chiavi del cassettone del letto di Maria che prolungano la loro ombra sul cassettone stesso. I gigli bianchi, simbolo di purezza, tra le mani dell’angelo e sul prato della casa di Maria delle roselline bianche anch’esse simbolo di purezza. L’oro utilizzato in varie parti del dipinto è oro zecchino lavorato a foglia.

All’Annunciazione mancano evidentemente alcune parti: probabilmente, un’altra colonna co e quella che vediamo al centro chiudeva la casa della Madonna alle sue spalle. Anche la veste dell’angelo appare eccessivamente vicina al fondo della tavola che doveva essere più lunga. Mancano infine la predella e l’opera lignea che doveva racchiudere ed impreziosire la tavola. A questo proposito, è sufficiente il raffronto con la Madonna della Cintola dipinta sempre da Benozzo Gozzoli a Montefalco non distante, in fondo, da Narni.

Altri articoli e video che potrebbero interessarti:

Fabrizio Sciarretta

Laureato in Economia alla LUISS e Master in Business Administration della Carnegie Mellon University di Pittsburgh, Fabrizio Sciarretta ha dedicato i primi anni della sua attività professionale al giornalismo economico. Rientrato dagli Stati Uniti, ha operato per circa un ventennio nella consulenza di organizzazione e direzione aziendale, ricoprendo incarichi di top management in Italia per due multinazionali americane del settore. Ha poi scelto la strada dell’impresa e da alcuni anni è impegnato come imprenditore nel settore della sanità. E’ stato membro dell'esecutivo di ANISAP Lazio e consigliere d’amministrazione di reti e raggruppamenti d’imprese. Lion da sempre, è stato presidente fondatore del Lions Club Roma Quirinale. Nel 2008 ha abbandonato la Capitale in favore della Sabina, e non se ne è pentito affatto.

One Comment

Comments are closed.