La grande pala d’altare di Cristo tra i Santi Stanislao, Adalberto e Giacinto di Antiveduto Grammatica (Roma 1570-1626) orna l’abside della Chiesa di San Stanislao dei Polacchi a Via delle Botteghe Oscure.
Antiveduto Grammatica e la Chiesa di San Stanislao dei Polacchi

Tra questa pala d’altare e la chiesa che la custodisce il legame è inscindibile. Infatti, come vedremo, questa è la prima grande tela dipinta da Antiveduto Grammatica. Viceversa, la costruzione della chiesa ha inizio nel 1578 per essere poi consacrata nel 1591.
Dunque Antiveduto deve aver dipinto Cristo tra i Santi Stanislao, Adalberto e Giacinto intorno ai suoi vent’anni d’età e da allora la tela è rimasta lì dove la vediamo oggi.
A darci testimonianza di quanto appena affermato è Giovanni Baglione, nel suo “Le Vite de’ Pittori, Scultori et Architetti” quando afferma:
“La prima cosa, che Antiveduto colorisse in pubblico, fu un quadro di altare, nella Chiesa di s. Ladislao, della Nazione Polacca, alle botteghe oscure, ove è a sedere in aria un Christo con Angioli, e s. Ladislao, e un Vescovo; e da basso in ginocchione s. Giacinto in atto d’orare per il Popolo; e’l quadro piacque molto a’ Pittori”.
Per concludere i ragionamenti intorno alla datazione dell’opera, sappiamo che già dalle metà del 1591 Grammatica aveva certamente lasciato la bottega dell’Angelini per metterne su una propria che avrebbe poi ospitato anche Caravaggio al suo arrivo a Roma. Come detto, la Chiesa di San Stanislao venne consacrata nel 1591 dunque potremmo datare più o meno a quell’anno la tela.
L’opera
La tela rappresenta il Cristo seduto su una nuvola, con il piede sinistro curiosamente poggiato sulla schiena di un angelo che spunta dalla nuvola stessa, co a sinistra San Stanislao, e destra Sant’Adalberto e ai suoi piedi San Giacinto rivolto verso lo spettatore.
Due angeli per lato cingono il la figura del Cristo e dei due santi ai suoi fianchi mentre la figura di San Giacinto si staglia contro un paesaggio notturno con alcuni edifici a sinistra ed alberi a destra.
Osserva in proposito Roberto Cannatà:
“La pala, databile sul finire del Cinquecento, nella struttura compositiva è debitrice del Perdono di Assisi di F. Barocci (Marino, pp. 48-50), la cui iconografia era ampiamente nota attraverso le stampe, fra cui una tratta da un’incisione dello stesso Barocci. La pienezza formale delle figure esula tuttavia dalla cultura baroccesca e sembra trovare più facili appigli nel revival raffaellesco di fine Cinquecento (per esempio, l’iconografia del Salvatore ricorda nella postura quella della Madonna di Foligno o il Cristo benedicente nella stanza della Segnatura, l’Isaia di S. Agostino e l’Apollo del Parnaso nella variante incisa da M. Raimondi) e anche nelle opere di Cristofano Roncalli, del Cavalier d’Arpino o di Federico Zuccari (Riedl, A. della G., 1998, p. 74).
Notevole il trattamento delle teste delle singole figure studiate o ritratte probabilmente dal naturale. Il gusto per una forma armoniosamente dilatata, la ricerca di un’espressione intimista e l’uso di una stesura cromatica delicatamente sottile stanno già a indicare le direttrici di sviluppo della pittura del Grammatica”.
Per quanto riguarda le teste, durante il suo apprendistato presso la bottega di Giovan Domenico Angelini, Antiveduto Grammatica si era principalmente dedicato a dipingere proprio queste divenendo talmente bravo da meritarsi il soprannome di gran capocciante.
Cristo tra i Santi Stanislao, Adalberto e Giacinto: i protagonisti
Com’è logico i tre santi rappresentati nella tela sono centrali nella storia del cristianesimo polacco.
Il primo, San Stanislao, fu vescovo e martire e patrono della Polonia (Szczepanów 1030 ca. – Cracovia 1079). Fu santificato nel 1253.
Gli altri due santi polacchi rappresentati nel dipinto sono ambedue legati a Roma. Difficile dire se si tratti di una coincidenza ma così è.
Adalberto da Praga (956-997), nominato vescovo di Praga nel 982, nel 988 si recò a Roma dove soggiornò nel monastero di Sant’Alessio sull’Aventino. Subì il martirio nell’intento di convertire i prussiani.
San Giacinto (1185-1257) sacerdote domenicano polacco fu uno dei primi seguaci di San Domenico che conobbe a Roma proprio nel momento della fondazione dell’Ordine domenicano (1216-1217). Aveva studiato a Bologna e dunque particolarmente legato all’Italia.
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