La Battaglia di Roncisvalle è uno straordinario arazzo realizzato alla fine del ‘400 di quasi 4 metri di altezza e 5 di larghezza conservato a Firenze al Museo Nazionale del Bargello.
L’arazzo, realizzato sul finire del XV secolo, è stato tessuto da una manifattura dell’area franco-fiamminga, probabilmente a Tournai in Belgio e proviene dalla collezione Carrand. Quest’ultima è dovuta a Jean-Baptiste Carrand ed al figlio Louis e comprende oggetti delle arti applicate medievali. Alla morte di Louis la collezione è confluita in quelle del Bargello.
Bargello: l’arazzo della battaglia di Roncisvalle
Il panno raffigura, sotto forma di un complesso intreccio di cavalli e cavalieri, la fase iniziale dello scontro di Roncisvalle tra cristiani e saraceni. Si rifà, cioè, alla narrazione della Chanson de Roland composto tra XI e XII secolo. Realizzato in lana vede anche la seta impiegata per evidenziare i punti luce di volti, armature e cavalli.
L’arazzo della Battaglia di Roncisvalle, tagliato su tutti i lati, è un frammento di un panno verosimilmente lungo più di 10 metri.
Fa parte del ciclo di arazzi delle Storie di Carlo Magno e di Orlando di cui almeno altri nove frammenti sono conservati in musei e collezioni private. Indicazioni su come doveva proseguire a destra la composizione dell’esemplare del Bargello sono fornite da un frammento conservato nei Musées Royaux d’Art et d’Histoire di Bruxelles. Qui cui compare l’episodio dell’uccisione di Marsilio da parte di Orlando, narrato nel panno fiorentino dal secondo cartiglio in alto. La committenza non è certa, ma potrebbe ricondursi alla cerchia dei duchi di Borgogna.
La frammentarietà dell’arazzo raffigurante la Battaglia di Roncisvalle è una condizione comune a molti arazzi di grande formato. Questi, tolti dalle loro superbe dimore originarie, sono stati tagliati in porzioni più piccole.
Cinquantacinque personaggi per cantale le gesta d’Orlando
Nel frammento “fiorentino” si vede chiaramente Orlando, paladino di Carlo Magno, in primo piano a destra sul cavallo rampante che impugna la spada Durlindana (contraddistinta dall’iscrizione DURENDAL) e sta combattendo contro l’emiro di Babilonia Baligante, anch’esso a cavallo.
Dietro di loro si osservano, rispettivamente, il paladino Olivier, che lotta in difesa di Orlando, e Marsilio di Saragozza, re dei saraceni. Si contano ben cinquantacinque personaggi, di cui sei identificabili grazie all’iscrizione riportata sulla corazza: Godebue (Gondebue, re di Frisia); Baligant (Baligante, emiro di Babilonia), Marsille (Marsilio, re dei saraceni); Tyery (Thierry); Olivier (Oliviero); Rolant (Orlando).

Il restauro
L’arazzo ha beneficiato di un lungo e approfondito restauro durato 7 anni, tra 2013 e 2021, per oltre 20mila ore di lavoro.
L’opera si trovava in pessimo stato di conservazione a causa dello sporco intenso, dei tagli, delle lacerazioni e soprattutto delle grandi lacune della struttura tessile. L’apparente completezza era infatti offerta da una tela rigida che, applicata sul retro, era stata dipinta in corrispondenza delle lacune.
Il complicato intervento ha permesso di mettere a frutto la lunga esperienza condotta sul trattamento delle lacune nel corso di quasi quarant’anni di attività del Settore arazzi e tappeti dell’Opificio delle Pietre Dure rappresentando una sfida tecnica e di metodo che ha offerto l’opportunità per ampie indagini approfondimenti.
Un progetto articolato
Il restauro ha interessato in primo luogo la rimozione del supporto e dei rammendi che creavano deformazioni e tensioni alla struttura tessile. Parallelamente è stata eseguita una prima pulitura attraverso una capillare macro-aspirazione dello sporco presente su tutta la superficie, che imbruniva i toni e rendeva le fibre secche e inaridite.
Successivamente l’opera è stata cucita su un supporto di rete rigida per stabilizzare le aree lacunose e si è verificata la stabilità dei coloranti originali. A questo punto è stat seguita la pulitura per immersione acquosa grazie al quale l’opera ha recuperato idratazione e vivacità cromatica.
Di tutte le fasi del restauro, il consolidamento è stato il più complesso. Le lacune sono state recuperate mediante il reinserimento degli orditi e delle trame, dove mancanti. Così facendo è stato restituita tenuta meccanica al panno permettendo il recupero estetico delle zone reintegrate.
Particolare attenzione è stata prestata al consolidamento delle aree perimetrali, il cui degrado avanzato comportava la perdita di materiale. Qui le trame sono state auto-consolidate ed è stata applicata una grande cimosa-supporto, tessuta manualmente a telaio. L’intervento è terminato con l’immissione a cucito di una tela di lino sul retro dell’arazzo, la foderatura e la predisposizione dell’opportuno sistema di fissaggio per essere esposto nella Sala dell’Armeria al Museo Nazionale del Bargello.