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Arturo Martini: Creature, il sogno della terracotta

Arturo Martini. Creature, il sogno della terracotta propone in mostra le grandi terrecotte ad esemplare unico realizzate tra il 1928 e il 1932 dal maestro trevisano.

La sinergia tra la Fondazione Cassa Risparmio di Bologna e il Museo delle Ceramiche di Faenza porta a Bologna a Palazzo Fava ed a Faenza al MIC una mostra dedicata ad uno dei maggiori scultori del ‘900 italiano: Arturo Martini (Treviso 1889 – Milano 1947).

Un racconto diviso in un due atti. Il primo a Bologna rivolto all’analisi della scultura in terracotta di grandi dimensioni. Il secondo a Faenza focalizzato su Arturo Martini e le terrecotte dedicate, in particolare, alla rappresentazione della figura femminile.

Arturo Martini. Creature, il sogno della terracotta

A Bologna Arturo Martini. Creature, il sogno della terracotta, curatore Nico Stringa, proporrà per la prima volta assieme le grandi terrecotte ad esemplare unico datate tra il 1928 e il 1932.

Una mostra possibile grazie alle acquisizioni della Fondazione Carisbo di alcune sculture dell’artista, quali Madre folle (1929), Dedalo e Icaro (1937), La Carità (1937), L’abbraccio (1937-40), Odalisca (1930).

Il percorso di Palazzo Fava comprende quindi sedici opere provenienti da musei italiani e collezioni private. Per la prima volta rientreranno in Italia le quattro opere del Museo Middelheim di Anversa .

Il Periodo del Canto: 1928-1932

Tra il 1928 e il 1932, in un arco temporale ristretto, con un lavoro febbrile concentrato a volte in poche settimane, Arturo Martini ha vissuto quello che egli stesso ha definito il periodo del canto. Ovvero la fase della sua poesia più alta e dispiegata. Così Arturo Martini con le grandi terrecotte, si impose alla Prima Quadriennale di Roma (1931) e poi alla Biennale di Venezia (1932). Furono occasioni per imprimere una scossa al clima della scultura italiana e  favorire successive sperimentazioni.

Le grandi terrecotte, realizzate ad esemplare unico in argilla refrattaria cotta ad alta temperatura – scrive Nico Stringa –, sono oggi considerate ai vertici della scultura figurativa europea dell’epoca. In quel ciclo Arturo Martini ha messo a frutto la sua ventennale esperienza di scultore ceramista, portando a compimento l’ancestrale e ricorrente mito delle origini secondo cui il creatore (l’artista) conferisce vita alla creatura (l’opera d’arte) tramite quel soffio che nel caso dei prodotti ceramici è delegato anche al fuoco dei forni.

Proprio per raggiungere e mostrare questo estremo grado di identificazione, l’artista trevigiano ha lasciato da parte l’idea iniziale di riprodurre in diversi esemplari queste sculture, foggiandole invece una ad una in creta cava. Ciò per poter trasmettere al fruitore il senso di precarietà che l’esperienza estetica porta con sé, quando intenda essere interprete della vita: in una parola, il rischio della bellezza”.

Tra le opere in mostra, oltre alla già citata Madre folle, La lupa (1932), Chiaro di luna (1931-32), Gare invernali (Sport invernali)(1931-32), Donna al sole (1930), Le sorelle (Le stelle) (1932), La convalescente (1932), Venere dei porti (1932), L’Aviatore (1931-32), Attesa (La veglia) (1931-32).

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Arturo Martini – Donna al sole – 1930

La mostra di Faenza

A Faenza la mostra Arturo Martini. Armonie, figure tra mito e realtà, curatrice Claudia Casali, propone circa cinquanta opere. Esse sono significative della poetica di Arturo Martini e della sua idea di “armonia”. Ciò attraverso l’interpretazione della figura femminile tra mito e realtà dove le opere degli ultimi anni sono caratterizzate da una accentuata ricerca formale.

Infatti, nella prima metà del ‘900 Arturo Martini è stato lo scultore più sensibile alle esigenze di rinnovamento, dando linfa alla scultura italiana. Pur rimanendo nell’ambito figurativo, l’artista ha saputo però trasmettere le tensioni e le vibrazioni che la grande tradizione può suggerire ad un occhio libero da schemi.

Le opere al MIC di Faenza dialogheranno idealmente con quelle a Palazzo Fava e completeranno l’attenzione sul percorso artistico lasciando spazio a tutti i materiali da lui utilizzati (ceramica, bronzo, legno, marmo, pietra, gesso).

Arturo Martini insaziabile sperimentatore

Scrive Claudia Casali: “Libero e indipendente, egli seppe cogliere gli indizi che lo spirito del tempo proponeva, personificandoli e trovando sempre una propria, unica, via. Egli riuscì a dare forma e senso plastico ad argomenti e situazioni, a tematiche e personaggi, mai affrontati prima (…).

La vera grandezza di Martini, che oggi finalmente riconosciamo, è stato il suo essere un insaziabile sperimentatore che, all’interno del suo percorso nelle tante fasi poetiche e progettuali differenti, ha fornito ai suoi contemporanei (e alle future giovani leve di artisti) possibili soluzioni moderne, e a volte troppo avveniristiche, sulle potenzialità della scultura, in un momento paradossalmente tanto difficile quanto produttivo.

Dal piccolo formato al monumento, dal bassorilievo alle grandi terrecotte, dal marmo al bronzo, dal legno alla ceramica, dalla xilografia al dipinto, con disinvoltura, Martini con i suoi gesti, le sue carezze, le sue trovate geniali, le sue arrabbiature, ha tracciato una via, ha proposto una svolta”.

arturo martini terrecotte
Arturo Martini – Il Cielo

Arturo Martini Terrecotte

Per la mostra sono stati selezionati pezzi significativi del suo percorso artistico, dagli inizi più scolastici alla produzione finale più sperimentale, e relativa ai principali centri di sviluppo della sua attività: Treviso, Faenza, Vado e Anticoli Corrado, Milano, Venezia.

Tra le opere in mostra: Ritratto di Fanny Nado Martini (1905), Davide Moderno (1908), La lettura (1910 ca), La fanciulla piena d’amore (1913), La lussuriosa (1918), La pulzella di Orleans (1920), Leda (1926), La leggenda di san Giorgio (1926-27), Presepio piccolo e grande (1926-27), La pisana (grande frammento), (1928), Lo spaventapasseri (1928-29), Nena (1930), Odalisca (1930), Torso di giovinetto (1930), Donna sdraiata (1932), Vittoria in cammino (1932), Abbraccio-amplesso (1936-1940), Nuotatrice (1942), Signorina seduta (1943), Donna sulla sabbia (1944).

Approfondimenti – Arturo Martini e la scultura del ‘900

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Arturo Martini. Creature, il sogno della terracotta

Curatore: Nico Stringa
22 settembre 2013 – 12 gennaio 2014
Bologna, Palazzo Fava. Palazzo delle Esposizioni, via Manzoni 2
Info: 051 19936305, www.genusbononiae.it

Arturo Martini. Armonie, figure tra mito e realtà

Curatore: Claudia Casali
13 ottobre 2013 – 30 marzo 2014
Faenza, MIC (Museo Internazionale delle Ceramiche in Faenza), viale Baccarini 19
Info: 0546 697311, www.micfaenza.org

Alessia Gerli

Alessia Gerli ha studiato grafica all'IED di Roma ha esordito occupandosi di editoria nella rivista che ha raccontato la musica negli anni 80 e 90, Ciao 2001. In oltre vent'anni di attività si ė occupata di grafica pubblicitaria a tutto tondo, disegnando loghi e campagne. Appassionata calligrafa e amante dell'arte in tutte le sue diverse espressioni, da sempre ricerca la contaminazione tra questi mondi come fonte di ispirazione per i suoi progetti grafici.