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Basilica di Saccargia: gli affreschi dell’abside

La Basilica della Santissima Trinità di Saccargia con i suoi affreschi, nel comune di Codrongianos a venti minuti da Sassari, è una delle perle tra le chiese romaniche di Sardegna.

Imponente nel suo splendido isolamento nella campagna, ciò che rende la Basilica di Saccargia ancor più preziosa sono proprio gli affreschi della sua abside. Perché tra le numerose chiese sarde di periodo romanico solo pochissime possono vantare absidi o navate affrescate.

Basilica della Santissima Trinità di Saccargia: storia breve

La storia della Basilica di Saccargia e del suo monastero si compie nell’arco di quattro secoli: dall’XII al XV.

Ci troviamo nel Giudicato di Torres o del Logudoro. Nel 1112 il Giudice (o Re) Costantino, discendente della dinastia dei Lacon-Gunale, dona il territorio in questione ai monaci benedettini camaldolesi. Essi tra il XII e l’XV secolo vi costruiscono la chiesa che ancora vediamo ed un grande monastero oggi solo intuibile dai ruderi.

basilica saccargia

Va subito detto come il Giudicato di Torres intrattenesse stretti rapporti con Pisa. Pisane le maestranze che realizzarono la Basilica di San Gavino a Porto Torres. Pisani i mercanti più inseriti nei commerci dell’epoca ed ai quali il predecessore di Costantino, Mariano I di Lacon-Gunale, aveva concesso particolari esenzioni. Presenti da tempo anche i monaci benedettini di Montecassino i quali nel 1064 avevano ricevuto con la Carta di Nicita terre e chiese.

La Basilica della Santissima Trinità di Saccargia si inserisce fin da subito come edificio sacro di particolare rilevanza. La sua navata di 24 metri ne fa un edificio di dimensioni particolarmente importanti e proprio qui nel 1127 vi viene sepolto Costantino I.

I principali lavori di costruzione della chiesa durarono probabilmente per tutto il secolo ed il portico potrebbe essere stato realizzato proprio alla fine del XII secolo sotto il regno di Barisone II.

Gli affreschi della Basilica di Saccargia

Disposti su una superficie di circa 80 mq, gli affreschi di Saccargia sono una testimonianza imprescindibile dell’arte del XII secolo in Sardegna. La loro datazione, in mancanza di documenti, può essere effettuata solo attraverso il confronto con altre opere. Ad oggi, la collocazione più probabile appare essere intorno all’ultimo decennio del XII secolo e quindi ancora nel regno di Barisone.

basilica saccargia affreschi abside
Basilica di Saccargia – Affreschi Abside

Il ciclo si articola su tre livelli:

  • nella semicupola dell’abside, domina l’affresco la figura di Cristo Pantocratore racchiuso nella mandorla. Intorno otto angeli: due in volo (uno per lato), due per lato in piedi e infine uno per lato inginocchiati;
  • al di sotto gli Apostoli. Più precisamente, a sinistra della monofora presente a metà altezza dell’abside, abbiamo sei apostoli e la Vergine (accanto alla monofora). A destra San Paolo (accanto alla monofora) e gli altri sei apostoli;
  • la terza fascia ospita cinque scene della vita di Cristo. Da sinistra a destra: Ultima Cena, Cattura, Crocifissione, Deposizione nella Tomba, Discesa al Limbo.

Vi sono due osservazioni generali da tener presente. Ovvero che nell’ultimo secolo gli affreschi della Basilica di Saccargia sono stati interessati da vasti restauri e che, di conseguenza, abbiamo di fronte un’opera che potrebbe essere in taluni passaggi anche alquanto diversa dall’originale.

Se volete vedere gli affreschi in HD cliccate QUI per la parte destra dell’abside e QUI per la sinistra (peso totale 40MB).

Saccargia: il dialogo tra Sardegna e continente

Abbiamo detto dei legami tra il Giudicato di Torres e Pisa e non a caso la narrazione tradizionale vuole che maestranze pisane operarono a Saccargia. Del resto il tratto del romanico pisano è evidente.

Dunque nulla vieta di ipotizzare che maestranze provenienti dalla terraferma operarono a Saccargia. Pietro Toesca, uno dei padri della storia dell’arte italiana, che conosceva bene gli affreschi di Saccargia, li riteneva avvicinabili a quelli di San Pietro a Tuscania. Purtroppo questi ultimi sono andati distrutti nel terremoto che nel 1971 colpì questo centro della Tuscia.

Un particolare particolarmente rilevanti sono le vesti (pallio) a due colori come potete notare nell’immagine che segue. Sono tipici di un dato momento e di un dato ambito che colloca gli affreschi di Saccargia nel novero delle opere delle botteghe umbro-laziali del XII secolo. L’altro grande ciclo di affreschi in Sardegna collocabile in questo ambito è quello del Duomo di Galtellì che potete approfondire cliccando QUI.

Evidentemente, la matrice bizantina è ancora viva. La gestione della prospettiva ancora da venire. E’ però evidente come il linguaggio stia mutando e come nel secolo successivo l’arte italiana si rinnoverà profondamente.

basilica saccargia affreschi abside

Accostarsi all’umano

La storica dell’arte Fernanda Poli che ha diretto i restauri degli affreschi di Saccargia condotti negli anni ’70 ha scritto in proposito:

“Vogliamo comunque sottolineare che i nostri dipinti murali trasmettono la precisa sensazione che il pittore voglia accostarsi all’umano. Ed è questa forse la chiave per interpretare il loro tono ‘popolano’. Popolano certo, ereditato sicuramente da Pisa, ma un popolano che dà anima terrena al racconto, allontanando il ciclo dalla rappresentazione dell’impossibile dei pittori bizantini e dei loro epigoni in terra d’Italia. Sebbene più volgare nei tratti dei protagonisti, appena più stanco nei modi, il frescante maestro di Saccargia è stato capace di un altissimo momento di grazia negli angeli semi-inginocchiati del catino absidale. La architetture (nei riquadri dell’Ultima Cena e del Seppellimento) sono tratte, specie il secondo, direttamente dalla pisana Croce n. 15, come mostrano con chiarezza la presenza di archivolti su colonnine tutte munite di capitelli”.

basilica saccargia affresco deposizione

Basilica di Saccargia: un melting pot artistico

Continua Fernanda Poli: “L’equipe operante a Saccargia denuncia al suo interno la presenza di operatori formatisi a Pisa e nel Lazio ma anche altrove, ai quali si potrebbero, in linea teorica, assegnare parti ben distinte del ciclo pittorico… Questo melting pot di culture, in realtà piuttosto comune nell’Età di Mezzo, si spiega con la documentata itineranza degli artisti nel Medioevo… Agli spostamenti fisici delle maestranze da un cantiere all’altro si deve aggiungere la circolazione di taccuini di disegni e soprattutto di libri di miniature, mezzo privilegiato per la trasmissione dei modi stilistici: tesi impossibile da rifiutare a priori”.

Il Romanico Sardo: Approfondimenti

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Inoltre, a pochi minuti da Saccargia vi sono due gioielli assoluti dell’archeologia sarda:

Fabrizio Sciarretta

Laureato in Economia alla LUISS e Master in Business Administration della Carnegie Mellon University di Pittsburgh, Fabrizio Sciarretta ha dedicato i primi anni della sua attività professionale al giornalismo economico. Rientrato dagli Stati Uniti, ha operato per circa un ventennio nella consulenza di organizzazione e direzione aziendale, ricoprendo incarichi di top management in Italia per due multinazionali americane del settore. Ha poi scelto la strada dell’impresa e da alcuni anni è impegnato come imprenditore nel settore della sanità. E’ stato membro dell'esecutivo di ANISAP Lazio e consigliere d’amministrazione di reti e raggruppamenti d’imprese. Lion da sempre, è stato presidente fondatore del Lions Club Roma Quirinale. Nel 2008 ha abbandonato la Capitale in favore della Sabina, e non se ne è pentito affatto.

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