La Sala Capitolare dell’antico Convento di San Marco a Firenze si apre sul chiostro. Varcata la soglia, la Crocifissione e i Santi del Beato Angelico (1395-1455), dipinta intorno al 1442, sono lì per stupire il visitatore.
Probabilmente, come si stupì Giorgio Vasari la prima volta che la vide. Tanto da dedicarle un passaggio ad hoc nelle sue Vite. E quale altra guida sarebbe più auspicabile se non il Vasari dato che siamo a Firenze?
“Fu questo Padre per i meriti suoi in modo amato da Cosimo de’ Medici, che avendo egli fatto murare la chiesa e convento di San Marco, gli fece dipingere in una faccia del capitolo tutta la passione di Gesù Cristo; e dall’uno dei lati tutti i Santi che sono stati capi e fondatori di religioni, mesti e piangenti a piè della croce; e dall’altro un San Marco Evangelista intorno alla Madre del Figliuol di Dio venutasi meno nel vedere il Salvatore del mondo crocifisso; intorno alla quale sono le Marie che tutte dolenti la sostengono, e i Santi Cosimo e Damiano. Dicesi che nella figura di San Cosimo Fra Giovanni ritrasse al naturale Nanni d’Antonio di Banco, scultore ed amico suo”.
Beato Angelico: la Crocifissione di San Marco
E’ senz’altro una Crocifissione densamente popolata: sono ben venti le figure ai piedi delle tre croci. A queste vanno aggiunti le otto figure bibliche che si affacciano da altrettante finestre esagonali poste all’interno della cornice che delimita la Crocifissione verso l’alto. Ognuna ha in mano un rotolo che riporta una profezia relativa alla passione di Cristo. Alla sommità della cornice (al centro tra le figure bibliche) il pellicano, che nutre i suoi piccoli con il proprio sangue.
Ai due estremi bassi della cornice, invece, a sinistra Dionigi l’Aeropagita e a destra la sibilla Eritrea. Al di sotto della Crocifissione, a chiudere la scena come una predella, diciassette tondi con altrettanti ritratti di personaggi dell’Ordine Domenicano.
Un’opera, dunque, di grande complessità e certamente di impatto scenografico. Un’analisi più ravvicinata la meritano i personaggi ai piedi della croce. Solo pochi di loro avrebbero potuto trovarsi realmente lì: infatti il Beato Angelico compie una scelta politica, orientata a raffigurare e celebrare personaggi e fatti specifici.
La teoria dei santi
A destra di Gesù troviamo undici figure. La prima è San Domenico, inginocchiato in preghiera, poi, in piedi, Sant’Agostino e Sant’Ambrogio mentre in ginocchio (con il cappello cardinalizio a terra) San Girolamo.
Dietro di loro si trovano i fondatori degli ordini monastici. San Francesco in ginocchio, dietro di lui in piedi (saio nero) San Benedetto e poi, in ginocchio con la cappa bianca, San Bernardo. Poi San Romualdo, San Giovanni Gualberto, fondatore dei Vallombrosiani, Pietro da Verona e, ultimo, San Tommaso d’Aquino.
Sulla sinistra della croce, si trova invece una rappresentazione canonica: la Madonna sorretta da Maria Maddalena, Maria di Cleofe e Giovanni Evangelista. Verso sinistra, sotto la croce del buon ladrone, San Giovanni Battista patrono di Firenze. Alla sua destra, seduto, San Marco Evangelista e poi i tre santi protettori dei Medici: San Lorenzo ed i due fratelli medici Cosma e Damiano.
Dunque, il Beato Angelico (al secolo Guido di Pietro) celebra da un lato la grandezza dell’ordine domenicano di cui è membro mentre, dall’altro, non dimentica la città di Firenze che ospita il convento e la grande famiglia che ne guiderà le sorti, i Medici.
Di fronte ad un simile capolavoro ognuno di noi trova emozioni e commozioni sue proprie che possono essere coltivate solo dentro se stessi.
Crocifissione di San Marco: la tavolozza del Beato Angelico
Vi sono però alcuni elementi oggettivi da evidenziare. Il primo è come il Beato Angelico costruisca un passaggio cromatico che va a chiarirsi da destra verso sinistra. Ai bruni ed ai marroni dei santi a destra del Cristo seguono i colori sempre più chiari muovendosi verso sinistra dove sono prevalenti i gialli, i verdi, gli azzurri.
Il punto di maggior luce è proprio sotto la croce con il gruppo che si viene a crearsi intorno alla Vergine. Peraltro, ai suoi tempi, il fondale dell’affresco era dipinto di azzurrite che andava passando da toni scuri a chiari man mano che si scendeva dal cielo verso la terra. L’impatto cromatico doveva essere notevole.
Merita, infine, di essere osservato con attenzione il buon ladrone. Mentre la figura di Cristo sembra emergere da e rappresentare un dolore antico, sembra rifarsi alla Crocifissioni della tradizione più antica, il buon ladrone è moderno, anzi anticipatore. Vi si legge una ricerca anatomica che prelude a quella che sarà poi la cifra del Rinascimento più maturo, dei grandi maestri della generazione successiva a quella del Beato Angelico.
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