Nel 1548 Domenico di Jacopo di Pace, detto comunemente il Beccafumi o, più in antico, Mecherino (Monteaperti, 1486 – Siena, 18 maggio 1551) dovette inoltrare istanza al Concistoro di Siena per ottenere il saldo del pagamento di questa “tavola da altare con più figure et suoi ornamenti” ordinatagli da Antonio di Gabriello da Sarteano.
Dal documento, conservato all’Archivio di Stato di Siena, apprendiamo che l’incarico era stato conferito all’artista più di tre anni prima e che il Beccafumi aveva completato l’opera “infra un anno” dalla commissione. A fronte di un compenso pattuito di “scudi 70 d’oro” Beccafumi scriveva che “non ha ricevuti si non scudi 52” nonostante “più volte ha ricerco il detto messer Antonio” affinché “li desse il detto resto”.
Beccafumi: l’Annunciazione di Sarteano

La pala (268 x 260 cm), oggi conservata nella Sala d’arte Domenico Beccafumi – Chiesa di San Martino a Sarteano, raffigura l’Angelo annunciante e la Vergine annunciata situati all’interno della casa di Maria, un ambiente crepuscolare e privo di arredamento, dominato dalla scenica presenza di due drappi verdi che conferiscono alla rappresentazione una valenza teatrale.
L’Angelo tiene in mano il giglio bianco, simbolo dell’amore puro e virginale. In alto appare la colomba dello Spirito Santo, simbolo dell’intervento divino che Beccafumi esalta facendola diventare fonte di luce. Al centro della composizione, una finestra si apre su un inaspettato “paesaggio lacustre”, come indicato da Cecilia Alessi nel 1990, con pesanti nuvole in un cielo minaccioso. Originariamente la tavola aveva una predella sottostante, purtroppo andata perduta, dove erano raffigurati San Lorenzo, Santa Vittoria, San Martino di Tours e San Rocco, come riportato nel documento dell’Archivio di Stato di Siena.
Una Madonna tra Siena e Roma

L’Annunciazione mostra i caratteri stilistici della tarda attività di Domenico Beccafumi, caratterizzata da una interpretazione assolutamente originale della lezione michelangiolesca appresa durante i suoi soggiorni romani.
Se la Vergine, dal viso dolcissimo, intenta a leggere il libro delle preghiere, conserva quell’atteggiamento timoroso alla vista dell’angelo tipico della più antica tradizione iconografica senese (si pensi all’Annunciazione di Simone Martini e Lippo Memmi del 1333 conservata nella Galleria degli Uffizi a Firenze), nella resa quasi muscolare della sua corporatura e in particolare del braccio destro è stata ravvisata una palese citazione della Madonna dipinta da Michelangelo Buonarroti nel Giudizio Universale della Cappella Sistina.
Beccafumi, Michelangelo e la Cappella Sistina

Come noto, Michelangelo lavorò nella Cappella Sistina in due diversi momenti. Fra il 1508 e il 1512 compì l’impresa titanica della decorazione della volta della Cappella. Solo venti anni dopo completò definitivamente la decorazione della Sistina, realizzando il celeberrimo Giudizio Universale sulla parete dell’altare fra il 1535 e il 1541.
Gli affreschi della Cappella suscitarono grande ammirazione tanto da divenire un vero e proprio testo di studio per generazioni di artisti. Incisioni che riproducevano le pitture del Buonarroti nella Sistina vennero realizzate negli anni immediatamente successivi all’esecuzione del Giudizio Universale.
Certo Domenico Beccafumi aveva avuto modo di osservare dal vero gli affreschi della volta durante i suoi soggiorni romani intorno al 1510 – 1512 od anche in occasione di un successivo viaggio nella Città Santa ipotizzato, ancorché non confermato dai documenti, intorno al 1519 ma è del tutto lecito ritenere che abbia avuto l’opportunità di documentarsi anche sul grande affresco del Giudizio Universale visionando disegni o incisioni che lo riproducevano.
Una doppia fonte di luce
Nella pala di Sarteano Beccafumi utilizza con risultati sorprendenti l’artificio della doppia sorgente di luce a cui aveva già fatto ricorso qualche anno prima in una precedente opera, dando vita a una complessa orchestrazione di luci incidenti e baluginii, che accende colori cangianti e non convenzionali. Non proviene infatti dall’apertura sul cielo nello sfondo il fascio che rischiara Maria, ma da destra, proiettando un’ombra netta sul pavimento e rischiarando anche l’Angelo, in volo a sinistra, a sua volta illuminato dall’alto dalla colomba dello Spirito Santo, come evidenziato dalla sua ombra, più tenue, sul pavimento della casa.
La pala di Sarteano, stupenda opera della maturità del Beccafumi, ha trovato la sua piena valorizzazione nel 2003 quando è stata esposta al Museo Diocesano di Milano nella mostra, appositamente allestita, “Domenico Beccafumi – Annunciazione – Un Capolavoro per Milano”.
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