bernini estasi beata ludovica albertoniBernini Estasi Beata Ludovica Albertoni
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Estasi della Beata Ludovica: ultima scultura del Bernini

E’ il 1675 quando un settantasettene Gian Lorenzo Bernini (1598-1680) pone mano alla sua ultima scultura: l’Estasi della Beata Ludovica Albertoni (1473-1533). Il tema non gli è affatto nuovo. Venticinque anni prima aveva infatti scolpito la spettacolare e discussa Transverberazione di Santa Teresa d’Avila per la Cappella Corner in Santa Maria della Vittoria.

Estasi della Beata Ludovica Albertoni a San Francesco a Ripa

Qui gli spazi sono però diversi. La Cappella Palluzzi Albertoni (o Altieri) si raccoglie tutta intorno a una piccola volta, non è il palcoscenico sontuoso della barocchissima Cappella Corner.

L’abilità di Gian Lorenzo Bernini è però quella che conosciamo. Al seguito ha un vecchio amico e discepolo: Giovan Battista Gaulli, detto il Baciccio, autore della infinita Volta della Chiesa del Gesù. Una coppia affiatata che saprà costruire una soluzione raffinata.

Cappella Albertoni: un raccolto, prezioso teatro barocco

Come nel caso della Cappella Corner, Bernini mette in scena le sue tecniche di esperto uomo di teatro. A chiudere il nicchione che si apre sul fondo della Cappella Palluzi Albertoni pone la tela che ritrae Sant’Annabernini estasi beata ludovica san francesco a ripa roma con la Vergine e il Bambino appositamente dipinta dal Baciccio. Al di sotto di questa la statua della Beata Ludovica. Poi, astutamente, inclina fortemente verso la scultura le due pareti del nicchione così da esaltare la sensazione di profondità.

Lo spettatore, che si trova al limitare della cappella, ha così di fronte a se prima l’ambiente cilindrico con la cupola e poi le due quinte teatrali che convergono sull’Estasi della Beata Ludovica. L’ambiente è piccolo ma la sua profondità è sfruttata al massimo.

L’opera, la luce, i contrasti

Come anche per l’Estasi dei Santa Teresa, Gian Lorenzo Bernini ha piazzato la sua finestra nascosta. Si trova sulla sinistra dietro la parete che va a stringersi. Così la Beata Ludovica viene misteriosamente illuminata da una luce naturale che fa risplendere il candore del marmo.

Alle spalle Baciccio dipinge una tela dal fondo scuro in voluto (immagino) contrasto con il bianco del marmo.

Il viso della Beata Ludovica rappresenta la quint’essenza dell’estasi, come quello di Santa Teresa. La veste è un proverbiale pezzo di scultura. Forse più lineare (si fa per dire) di quello di Santa Teresa che si espande voluttuosamente come per motu proprio.

Infine, un sorriso meritano le nove teste di angeli che appaiono magicamente sulla scena senza ali che li sostengano in volo. Se ci pensate, svolgono la stessa funzione di pubblico privilegiato che hanno i personaggi della Cappella Corner sui loro palchetti.

Noi siamo fuori, in platea. Loro dentro, fin troppo vicini al mistero mistico sensuale dell’estasi. Del resto loro sono creature divine: dovranno pur avere qualche privilegio.

San Francesco a Ripa a Trastevere

La chiesa di San Francesco a Ripa a Trastevere custodisce altre opere d’arte di rilievo. Tra queste:

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Fabrizio Sciarretta

Laureato in Economia alla LUISS e Master in Business Administration della Carnegie Mellon University di Pittsburgh, Fabrizio Sciarretta ha dedicato i primi anni della sua attività professionale al giornalismo economico. Rientrato dagli Stati Uniti, ha operato per circa un ventennio nella consulenza di organizzazione e direzione aziendale, ricoprendo incarichi di top management in Italia per due multinazionali americane del settore. Ha poi scelto la strada dell’impresa e da alcuni anni è impegnato come imprenditore nel settore della sanità. E’ stato membro dell'esecutivo di ANISAP Lazio e consigliere d’amministrazione di reti e raggruppamenti d’imprese. Lion da sempre, è stato presidente fondatore del Lions Club Roma Quirinale. Nel 2008 ha abbandonato la Capitale in favore della Sabina, e non se ne è pentito affatto.

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