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Botticelli la Madonna col Bambino degli Uffizi: il tormento creativo

La Madonna col Bambino in trono e i Santi Giovanni Battista, Maria Maddalena, Francesco, Caterina d’Alessandria, Cosma e Damiano di Sandro Botticelli (1445-1510), una tempera su tavola di 170×194 cm, è considerata la prima opera monumentale commissionata a Botticelli, oltre che una delle prime pale d’altare da lui dipinte.

È databile intorno al 1470, cioè quando Botticelli aveva 25 anni, per le affinità stilistiche con il dipinto raffigurante la Fortezza (anch’esso nella collezione della Galleria degli Uffizi), eseguita in quell’anno.

Le figure delle sante ricordano i modelli di Filippo Lippi, maestro di Botticelli, mentre l’ambientazione classicheggiante, dove predominano i marmi policromi di ispirazione albertiana, e l’abile resa dei panneggi, frutto di lunghe esercitazioni dal vero, rimandano alla bottega di Andrea del Verrocchio dove Botticelli probabilmente completò la sua formazione.

Botticelli Madonna col Bambino in trono degli Uffizi: la storia

Nonostante l’importanza di questa pala d’altare, non si sa quasi niente della sua storia. L’opera è entrata nella raccolta delle Gallerie fiorentine – prima alla Galleria dell’Accademia e poi, dal 1948, agli Uffizi – nel 1808 con la soppressione del monastero benedettino femminile di Sant’Ambrogio a Firenze, ma l’assenza di santi legati all’ordine monastico e all’intitolazione della chiesa fanno dubitare che questa fosse la destinazione originale.

La raffigurazione in primo piano dei santi Cosma e Damiamo, i santi medici identificati dalle iscrizioni ‘S. COSIMUS’ – ‘S.DAMIANUS’,  fa pensare ad una commissione legata all’Arte dei Medici e Speziali, oppure alla famiglia Medici, casata per la quale Botticelli eseguì le sue opere più celebri.

Restauro del 2018: la scoperta di un’opera tormentata

L’Opificio delle Pietre Dure ha provveduto al restauro della tavola tra il 2018 e il 2019. Con l’occasione, l’opera del Botticelli è anche stata sottoposta ad un’ampia campagna diagnostica rivelando un numero sorprendente di ripensamenti sostanziali.

La maggior parte di questi cambiamenti sono emersi grazie al confronto fra radiografia e indagini riflettografiche: è stato così possibile visualizzare come Botticelli avesse, ad esempio, cancellato letteralmente un pavimento già strutturato tramite incisioni e dipinto nei dettagli, per sostituirne la parte centrale con una pedana per innalzare la figura della Vergine Maria.

San Cosma cambia sguardo

botticelli madonna col bambino uffizi firenzeMa non solo: il Bambino, in braccio alla Madonna, durante il processo pittorico, cambia drasticamente posizione, come risulta visibile grazie all’individuazione in riflettografia, della prima impostazione degli occhi, collocati in posizione diversa e ruotata rispetto a quella definitiva, e ad una gamba che muta postura. San Cosma, uno dei santi raffigurati, in origine guardava verso l’alto, come è evidente anche in questo caso dallo spostamento dell’occhio, differentemente orientato in origine, che riemerge ‘dalle viscere’ del quadro setacciate ancora una volta dalla riflettografia.

Con un ulteriore ripensamento, Botticelli decise successivamente di dare a questo personaggio un altro tipo di atteggiamento e dunque, nella versione ultimata, San Cosma, invece di essere rivolto verso la Vergine, tiene la testa più in basso e guarda verso lo spettatore.

Ci sono infine cambiamenti talmente tardivi, da essere stati eseguiti durante la fase di completamento del dipinto, e quindi impossibili da mascherare del tutto: sono quelli che risultano oggi visibili anche ad occhio nudo.

È di nuovo San Cosma a non convincere il dubbioso Botticelli. La sua veste, nella versione precedente, lo collocava spostato all’indietro, verso sinistra, e l’alone del suo diverso collocamento, non del tutto cancellato, è visibile ancora oggi all’osservatore attento.

Santa Caterina non è più in ginocchio

Ancora più macroscopici sono gli interventi sulla Santa Caterina d’Alessandria, raffigurata in piedi all’estrema destra della pala: in questo caso Botticelli le ‘cancella’ letteralmente un pollice (facendolo scomparire sotto un lembo del manto), ma, come per la veste di San Cosma, il ‘fantasma’ del dito si può vedere ancora oggi. Lo stesso, sia pure in modo lievemente meno riconoscibile, avviene per la punta del mignolo della stessa mano, che il pittore fiorentino decise di ‘accorciare’ a dipinto pressoché finito.

Infine, l’elemento senz’altro più curioso: un paio di occhi misteriosi, incisi sulla tavola, individuati a metà altezza della figura della Santa Caterina, nell’area centrale della sua veste.

Perché si trovano lì? Risposte certe al momento non ci sono, ma una delle ipotesi è che Botticelli potesse avere inizialmente immaginato la Santa in posizione inginocchiata, ripensandoci però quasi subito e stabilendo invece di rappresentarla in piedi. Gli occhi potrebbero dunque essere il lascito di questa iniziale, poi abbandonata, impostazione. A dimostrarlo, c’è anche la perfetta sovrapponibilità tra le pupille incise sotto la veste con quelle dipinte sul viso di Santa Caterina nella versione finale, verificata concretamente sull’opera dagli stessi specialisti dell’Opificio.

“È probabile che questa inusuale caratteristica metodologia di Botticelli, improntata ad un ripensamento continuo nella genesi dell’opera – spiega Cecilia Frosinini, storica dell’arte dell’Opificio delle Pietre Dure – gli derivi dall’apprendistato alla bottega di Filippo Lippi, il quale già prima di lui manifestava questa tendenza, assolutamente inusuale per gli artisti del tempo. Ed è importante osservare inoltre, come alcuni dei nuovi dettagli emersi dalle indagini, relativi alla realizzazione della Pala di Sant’Ambrogio, potrebbero offrire elementi per un riesame complessivo della committenza dell’opera”.

 

 

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