La Cappella del Compianto nella chiesa di Sant’Anna dei Lombardi a Napoli, opera di Guido Mazzoni (Modena 1450 – Monghidoro 1518), detto il Modanino, non potrà che affascinarvi. Se poi, come me, guarderete quest’opera con sorpresa, sarà anche un’opportunità per un approfondimento su una forma d’arte che ebbe grande seguito nel XV secolo.
Il Compianto di Sant’Anna dei Lombardi: tra presepe e scultura
Nel centro della Cappella del Compianto in Sant’Anna dei Lombardi, disposte a semicerchio intorno al corpo del Cristo disteso a terra, troverete sette figure di terracotta a dimensione naturale. Da sinistra, Giuseppe d’Arimatea, Maria Maddalena, Maria di Salomè, la Vergine, San Giovanni Evangelista, Maria di Cleofa e Nicodemo.
Merita di sapere che, con tutta probabilità, in Giuseppe d’Arimatea e Nicodemo siano ritratti Ferdinando I e suo figlio Alfonso II d’Aragona (1448-1495). A raccontarcelo è Giorgio Vasari (che mezzo secolo dopo avrebbe affrescato il refettorio della medesima chiesa, all’epoca dal titolo di Santa Maria di Monteoliveto):
“…Modanino da Modena, il quale lavorò al detto Alfonso una Pietà con infinite figure tonde di terracotta colorite, le quali con grandissima vivacità furono condotte, e dal re fatte porre nella chiesa di Monte Oliveto di Napoli, monasterio in quel luogo onoratissimo; nella quale opera è ritratto il detto re inginocchioni, il quale pare veramente più che vivo; onde Modanino fu da lui con grandissimi premii rimunerato”.
Il Compianto di Sant’Anna dei Lombardi: tra presepe e scultura
Insomma, il Compianto di Guido Mazzoni vi colpirà. Nello sforzo della Chiesa di rappresentare con forza e a tutte le classi sociali le Scritture e la dottrina, il compianto in questione (e i suoi consimili) si pongono tra il Presepe e la grande scultura.
Si tratta di una composizione che ti avvolge, ti cattura nella scena. A poche decine di metri dalla Cappella del Compianto, è sita la Cappella Piccolomini, opera di e Benedetto da Maiano: il confronto chiarisce il concetto. Mentre il Compianto vi rende parte attiva di quel dolore, vi rende personaggi della scena, la superba tomba di Maria d’Aragona vi lascia al di fuori di sé a guardarla ammirati.
Ma il Compianto è nel contempo scultura per l’eccezionale qualità dell’opera in sé. Per la capacità del Mazzoni di plasmare la creta facendone sculture animate.
Un’opera ammirata e celebrata
Ha scritto lo storico dell’arte Luca Bortolotti: “Nel «sepolcro» napoletano si fa strada l’inedita soluzione iconografica dello svenimento della Vergine che viene sorretta da una delle Marie, per la quale è presumibile che il Mazzoni abbia tratto spunto dalla celeberrima incisione mantegnesca con la Deposizione di Cristo nel sepolcro.
Il Compianto di S. Anna dei Lombardi rappresenta in termini ideali il compimento di un ventennio di elaborazioni formali, iconografiche, espressive e comunicative. Esso si presenta come un esito di definitiva maturità sia dal punto di vista tecnico sia da quello stilistico, nel quale il Mazzoni esibisce una padronanza insuperabile nel trattamento della materia, nella descrizione realistica delle fisionomie, delle posture e degli affetti che agitano i personaggi del dramma, nella correlazione fra le singole figure, attentamente individualizzate, ma anche nella logica sottile che le sottopone all’effetto d’insieme e, infine, nella rielaborazione potentemente personale con cui si trovano combinate e sottoposte a una regia coerente suggestioni artistiche italiane e nordeuropee.
Quest’opera del Mazzoni fu anche la sua più ammirata e celebrata nel corso del XVI secolo, guadagnando subito le lodi di umanisti napoletani come Francesco Caracciolo, Pietro Summonte, Giovanni Francesco (Giano) Anisio, e quelle di Pomponio Gaurico, Tomasino Bianchi, Giorgio Vasari e Sabba Castiglione.
Il Compianto: una forma artistica a sé
Opere quali il Compianto di Sant’Anna dei Lombardi furono di gran moda nell’italia Settentrionale del XV secolo. Solo dovuti a Guido Mazzoni se ne conoscono altri cinque dei quali quelli di Busseto, Modena e Ferrara perfettamente conservati ma di compianti risalenti al XV secolo in Italia se ne contano molte decine.
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