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Cappella Corner: teatro barocco del Bernini

La Cappella Corner di Gian Lorenzo Bernini nella chiesa di Santa Maria della Vittoria a Roma è un esempio indiscutibile della teatralità del barocco. Anche perché è proprio un teatro quello che Bernini riproduce dove ad andare in scena (chiedo perdono…) è la Transverberazione di Santa Teresa d’Avila.

Cappella Corner a Santa Maria della Vittoria: breve storia

cappella corner bernini santa maria della vittoria romaQuattro dogi, nove cardinali ed addirittura una regina (Caterina, regina di Cipro ed Armenia) impreziosiscono l’albero genealogico dei Corner, famiglia veneziana evidentemente di primo piano.

Agli inizi del XVII secolo, laddove nasce a Roma il barocco, Giovanni I Corner fu doge dal 1625 al 1629. Suo figlio Federico (1579-1653), cardinale, fu invece Patriarca di Venezia dal 1631 al 1644.

Dunque, non deve meravigliare se i Corner decisero di farsi costruire una cappella a Roma dal principe del barocco Gian Lorenzo Bernini. La realizzazione avvenne in un periodo tra il 1647 e il 1652 e i Corner scelsero la chiesa di Santa Maria della Vittoria che proprio in quei primi decenni del ‘600 andava edificandosi e arricchendosi.

I Corner disponevano anche di altre cappelle familiari, tra cui quella della Basilica dei Frari a Venezia. Quella di Santa Maria delle Vittoria è quindi più un luogo di celebrazione della loro gloria piuttosto che un luogo di sepoltura. In ogni caso, vi riposa il già citato Federico morto a Roma nel 1653.

Bernini e la Cappella Corner: scenografia teatrale

Gian Lorenzo Bernini fu anche uomo di teatro. Architetto di teatri ma anche drammaturgo e attore nonche scenografo di grandi apparati celebrativi.bernini cappella corner transverberazione santa teresa

La Cappella Corner a Santa Maria della Vittoria riproduce a tutti gli effetti una scena teatrale. Noi che la osserviamo di fronte siamo, praticamente, seduti in platea. Più in alto, in due prestigiosi palchetti a tu per tu con gli attori, troviamo i rappresentanti della famiglia Corner. Dunque, l’opera nel suo complesso è pensata per uno spettatore collocato in un punto preciso e attore anch’egli della rappresentazione.

Al centro della scena si rappresenta la Transverberazione di Santa Teresa d’Avila. Scomodando la Treccani, per transverberazione si intende: la trafittura del cuore con un dardo o una lancia effettuata da parte di un angelo o di Cristo come segno di predilezione.

Santa Teresa d’Avila (1515-1582) era la fondatrice dell’ordine dei Carmelitani Scalzi titolari della chiesa di Santa Maria della Vittoria. Dunque, scegliere Santa Teresa significava celebrare la padrona di casa.

La finestra nascosta del Bernini

La scultura di Santa Teresa gode di una luce particolare. Proviene da una finestra nascosta al di sopra della struttura che incornicia l’opera. Anche questa è una trovata teatrale.

Santa Teresa racconta essa stessa nella storia della sua vita questa estasi: “piacque a Dio favorirmi con la seguente visione. Un cherubino teneva in mano un lungo dardo d’oro, sulla cui punta di ferro, sembrava avere un pò di fuoco. Pareva che me lo configgesse a più riprese a più riprese nel cuore, cacciandomelo dentro fino alle viscere, che poi mi sembrava strappar fuori quando ritirava il dardo, lasciandomi avvolta in una fornace d’amore. Lo spasimo della ferita era così vivo che mi faceva uscire nei gemiti, ma insieme pure tanto dolce da impedirmi di desiderarne la fine, e di cercare altro diversivo fuori che in Dio. Quando ero in questo stato andavo come fuori di me. Non volevo vedere, né parlare con alcuno, ma starmene sola con il mio tormento che mi pareva la gioia più grande di quante ve ne fossero nel creato”.

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Gian Lorenzo Bernini rappresenta perfettamente il momento. La santa giace completamente abbandonata. La copre un’incredibile voluttuosa veste dalle innumerevoli pieghe. La mano e il piede sinistri (quest’ultimo ancor di più perché è lì verso lo spettatore) rafforzano il senso dell’abbandono. L’espressione di Santa Teresa è quella che ella stessa narra: lo spasimo della ferita era…tanto dolce da impedirmi di desiderarne la fine.

Che ognuno stia al suo posto

E’ innegabile la grande sensualità che emana dalla rappresentazione del Bernini. Ma proprio per quanto detto prima circa la posizione degli spettatori, ognuno deve stare al suo posto. A debita distanza. Sia noi, cappella corner roma berninioltre la balaustra che delimita il transetto, sia i Corner seduti sui loro palchi.

Se così non fosse, il mistero berniniano andrebbe perso. Accadrebbe quanto paventa lo storico dell’arte Massimo Moretti: “Se ci si avvicina al marmo fino al non consentito, l’occhio del critico rischia di essere attratto e precipitato verso un’ermeneutica forzata, nel compiacimento voyeuristico o nella più immediata traduzione sensuale del mistero, riportando e riducendo inevitabilmente al conoscibile ordinario, lo straordinario indicibile sperimentato dalla Mistica nella carne e insieme nello spirito”.

Barocco: sintesi di tutte le arti

bernini transverberazione santa teresa chiesa santa maria della vittoria romaNella Cappella Corner di Gian Lorenzo Bernini così come nella teoria del barocco tutte le arti sono fuse insieme. Architettura, scultura, pittura tutte concorrono contemporaneamente a garantire l’effetto finale. Così la cappella ha la struttura di un teatro e il Bernini indulge nei raffinati particolari. Guardate dentro ai due palchetti dei Corner. In omaggio all’attenzione all’antico propria del barocco, Bernini vi riproduce strutture architettoniche classiche ma che potrebbero anche essere quelle di un teatro dei suoi anni.

Anche il gruppo scultoreo della Transverberazione di Santa Teresa è ospitato in una struttura che riproduce un’abside barocca.

Al di là del tripudio di ori e marmi policromi dai colori affascinanti, per inverare il concetto di sintesi delle arti occorre guardare verso l’alto. La Cappella Corner si chiude infatti con una semicupola affrescata (opera del Bernini stesso o di collaboratori) dove gli affreschi traboccano sulle decorazioni del registro sottostante.

Infine, la splendida cornice di angeli all’altezza del timpano del tempietto che custodisce il gruppo scultoreo. Il tempietto è ovviamente convesso perché realizzare un tempietto piano sarebbe stata opera indegna di tanto maestro.

Per una Guida alla Visita della chiesa, clicca: Visitare Santa Maria della Vittoria per un Bernini Teatrale

Chiesa di Santa Maria della Vittoria

Via Venti Settembre 17, Roma
Tel. 06/42740571

Fabrizio Sciarretta

Laureato in Economia alla LUISS e Master in Business Administration della Carnegie Mellon University di Pittsburgh, Fabrizio Sciarretta ha dedicato i primi anni della sua attività professionale al giornalismo economico. Rientrato dagli Stati Uniti, ha operato per circa un ventennio nella consulenza di organizzazione e direzione aziendale, ricoprendo incarichi di top management in Italia per due multinazionali americane del settore. Ha poi scelto la strada dell’impresa e da alcuni anni è impegnato come imprenditore nel settore della sanità. E’ stato membro dell'esecutivo di ANISAP Lazio e consigliere d’amministrazione di reti e raggruppamenti d’imprese. Lion da sempre, è stato presidente fondatore del Lions Club Roma Quirinale. Nel 2008 ha abbandonato la Capitale in favore della Sabina, e non se ne è pentito affatto.

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