Caravaggio Amore Vincitore
Caravaggio, Slider home, Storia dell'arte

Caravaggio Amore Vincitore: Amor vincit omnia

Amore Vincitore di Caravaggio è un dipinto non solo artisticamente formidabile ma anche nel contempo intrigante e denso di significati. Un’opera dunque da leggere attentamente.

L’ispirazione nasce da un passo delle Egloghe di Virgilio: “Amor vincit omnia et nos cedamos amori”. La rappresentazione segue fedelmente i versi: Amore trionfa su tutti quegli aspetti della vita umana che troviamo rappresentati ai suoi piedi.

Caravaggio Amore Vincitore: un’opera somma

Oggi allo Staatliche Museum di Berlino grazie all’acquisto fattone nel 1815 da Federico Guglielmo III re di Prussia al momento della vendita della collezione Giustiniani, l’ Amore Vincitore di Caravaggio è sempre  stata considerata opera somma. L’erudito Marzio Milesi (1570-1637), amico di Caravaggio e proprietario del palazzo alla Maschera d’Oro ornato a graffiti, lo cita nell’epitaffio per la morte del Merisi: “De Michaele Angelo da Caravaggi, qui Amorem omnia subigentem pinxit”.

A conoscerne il valore più di ogni altro era il suo proprietario: il banchiere Vincenzo Giustiniani. Ricchissimo, fratello del cardinale Benedetto Giustiniani, amico del cardinale Del Monte, primo mecenate di Caravaggio, Vincenzo collezionava tele del Merisi senza badare a spese.

Nel suo palazzo romano si trovavano il Suonatore di Liuto, San Matteo e l’Angelo (la prima versione, quella rifiutata per la Cappella Contarelli a S.Luigi dei Francesi), l’Incredulità di San Tommaso, l’Incoronazione di spine, un San Gerolamo penitente e il nostro Amore Vincitore.

Caravaggio amore vincitore
Caravaggio – Amore Vincitore

Se volete vedere l’immagine in HD, cliccate Caravaggio Amore Vincitore HD

La descrizione di quest’ultimo nell’inventario della collezione del 1638 la dice lunga su come era vissuto il quadro. Si trovava nella stanza grande de li quadri antichi e ritraeva un Amor ridente in atto di dispregiar il mondo, che tiene sotto con diversi stromenti corone, scettri et armature chiamato per fama il Cupido del Caravaggio.

Insomma, era a tutti gli effetti vissuto come un pezzo forte e tutti gli storici dell’arte del momento ne parlavano. Del resto i motivi non mancavano: vediamo un attimo il famoso processo per diffamazione e la storia dei due amori….

Il processo Baglione, i due amori e il Cupido di Caravaggio…

Giovanni Baglione (Roma 1573-1643), discreto pittore e biografo degli artisti del suo tempo, venne attaccato senza pietà con due sonetti satirici (e anche un po’ sconci) da Caravaggio, Orazio Gentileschi (il papà di Artemisia), Ottavio Leoni e Onorio Loghi. Ciò a seguito della presentazione da parte del Baglione della sua Resurrezione (1603). Ne seguì una denuncia per diffamazione a carico dei novelli poeti e la condanna al carcere per Caravaggio poi tramutata in arresti domiciliari.

Gli interrogatori del processo ci raccontano parecchie cose. Tra queste apprendiamo (dalla deposizione del Gentileschi) che il Baglione aveva dipinto nel 1602 per il cardinale Benedetto Giustiniani due tele rappresentanti l’Amore Divino (una si trova oggi a Berlino e l’altra a Palazzo Barberini) e che il cardinale le teneva nella sua galleria.

Ad onor del vero le due tele non sono male ma neanche confrontabili con l’Amore Vincitore…Il problema fu che finì per pensarla così anche il cardinale Benedetto il quale si trovò ad invidiare il fratello Vincenzo proprietario della tela del Merisi. Questa cosa fu per il Baglione uno smacco e i sonetti fecero poi traboccare il vaso…

Le ali in prestito

Per chiudere con l’anedottica e venire all’opera, un particolare divertente è che Orazio Gentileschi testimoniò anche che: “Caravaggio ha mandato a casa mia per una veste da cappuccino che gliela prestai e un par d’ale”. La veste forse servì per il San Francesco in preghiera oggi a Cremona. Le ali dovrebbero essere quelle dell’Amore Vincitore.

Amore Vincitore: l’opera

Iniziamo dalla posizione di Amore. Sul fatto che Caravaggio lo ritragga a gambe larghe si è scritto di tutto. Se aggiungiamo che, con buona probabilità, il modello sia Francesco Boneri (1530-1630), ovvero Cecco di Caravaggio, factotum del Merisi, bel ragazzo e caravaggesco della prima ora, il gioco è fatto.

Ma se trascuriamo (opportunamente) le illazioni sulle attività extracurricolari del Boneri e del Merisi, da alcuni supposti amanti, in realtà la posa audace dell’Amore Vincitore non è diversa da quella di San Bartolomeo nella Cappella Sistina di Michelangelo. Quindi, casomai, si potrebbe pensare ad una citazione.

Molto più interessante è la distesa di oggetti su cui Amore trionfa.

Sic transit gloria mundi….

Iniziamo col dire che Caravaggio fa mostra di grande tecnica. Infatti dipingere strumenti musicali in tre dimensioni come fa il Merisi non è semplice, anzi tutt’altro.

Interessante notare che i due strumenti abbiano soltanto metà delle corde di loro competenza, quelle sulla destra dal punto di vista dello spettatore. Osserva a tal proposito Silvia Danesi Squarzina nell’analisi dell’opera redatta in occasione della mostra Caravaggio e i Giustiniani: “Il neoplatonismo, il cui revival inizia già nel secolo XV, sottolinea come nell’amore vi siano due componenti… una positiva e una negativa… la simbologia di una corda “recta” dei sentimenti e una sinistra da non assecondare, pare allusa dai due strumenti musicali… muniti di corde solo sulla metà destra”.

Se volete leggere per intero la scheda della prof.ssa Danesi Squarzina, cliccate Danesi Squarzina Caravaggio Amore Vincitore.

Peraltro, va notato come le due frecce impugnate da Amore abbiano una il finale rosso e l’altra nero. Ci risiamo con il lato buono e quello cattivo. Viceversa, questa caratteristica non si ritrova nell’ Amorino Dormiente di Palazzo Pitti che ha in mano una sola freccia nera.

Per quanto riguarda gli oggetti ai pedi di Amore, questi potrebbero alludere agli interessi di Vincenzo Giustiniani che fu prolifico autore di trattati di musica, arte e architettura. Da qui la rappresentazione di strumenti musicali e di uno spartito in cui si evince la capolettera V nonché del compasso e della squadra. Infatti, Vincenzo fu anche colui che curò la ristrutturazione del palazzo romano della famiglia e dell’edificazione di quello a Bassano Romano. La corazza farebbe riferimento alle doti di cavaliere che il suo rango aristocratico rendeva ineludibili mentre il libro con la corona d’alloro alludono alle sue qualità di letterato. Lo scettro potrebbe riferirsi al dominio dei Giustiniani sull’isola di Chios detenuto fino al 1566 quando l’isola fu occupata dagli ottomani. Infine, il globo posto dietro la gamba sinistra d’Amore potrebbe alludere all’astronomia o, comunque, alla vastità degli interessi del committente.

Caravaggio Amore Vincitore: le ali dell’aquila

Citerei, dulcis in fundo, le ali d’aquila dell’Amore Vincitore. Sono un capolavoro nel capolavoro che lascio al vostro godimento non prima, però di aver fatto un paragone.

Caravaggio nel Riposo durante la fuga in Egitto dipinge un angelo senza pari, con ali superbe. Sono scure, alle volte nere, ma non di un colore compatto: sapientemente sfumate. Le ali dell’Amore Vincitore sono ancora un passo in avanti: il colore più chiaro rende possibile una descrizione minuta dei dettagli. Sono una immensa prova di bravura.

Se vuoi approfondire l’opera di Caravaggio, qui di seguito trovi l’elenco delle sue opere ed i link ai relativi articoli di ArtePiù. Clicca Caravaggio: tutte le opere

Fabrizio Sciarretta

Laureato in Economia alla LUISS e Master in Business Administration della Carnegie Mellon University di Pittsburgh, Fabrizio Sciarretta ha dedicato i primi anni della sua attività professionale al giornalismo economico. Rientrato dagli Stati Uniti, ha operato per circa un ventennio nella consulenza di organizzazione e direzione aziendale, ricoprendo incarichi di top management in Italia per due multinazionali americane del settore. Ha poi scelto la strada dell’impresa e da alcuni anni è impegnato come imprenditore nel settore della sanità. E’ stato membro dell'esecutivo di ANISAP Lazio e consigliere d’amministrazione di reti e raggruppamenti d’imprese. Lion da sempre, è stato presidente fondatore del Lions Club Roma Quirinale. Nel 2008 ha abbandonato la Capitale in favore della Sabina, e non se ne è pentito affatto.

One Comment

Leave a Comment