Il Bacchino Malato di Caravaggio – o, più prosaicamente, Autoritratto in Veste di Bacco – oltre alle sue notevoli qualità artistiche ha alle spalle una storia particolare e curiosa che merita il racconto.
Caravaggio Bacchino Malato: la storia
La realizzazione dell’Autoritratto in Veste di Bacco viene unanimamente collocata nel periodo trascorso da Caravaggio a Roma presso la bottega di Giuseppe Cesari, più noto come il Cavalier d’Arpino. Al di là delle comprensibili difficoltà a datare esattamente il momento, siamo intorno al 1596.
Il Cavalier d’Arpino, uno dei maestri più considerati nei suoi giorni (venne definito pictor unicus, rarus et excellens ac primarius et reputatus), mise Caravaggio all’opera nel dipingere soggetti di natura. A giudicare dal grappolo d’uva stretto nelle mani di Bacchino, Caravaggio doveva già cavarsela piuttosto bene.
Il Bacchino Malato, come il Giovane con Canestro di Frutta (anch’esso dipinto presso la bottega del Cesari), lì rimasero anche dopo che Caravaggio aveva lasciato la bottega stessa. Del perché non è dato sapere.
Il bello arriva nel 1607, il primo marzo, per l’esattezza. Infatti, il Cavalier d’Arpino si vede coinvolto in una macchinazione ai suoi danni che vede tra i protagonisti il Pomarancio e il cardinale Scipione Borghese.
Il Cavalier d’Arpino è infatti accusato di aver ordito il ferimento del Pomarancio. Viene, in realtà, da ciò assolto e, anzi, potrebbe essersi trattato di una messa in scena con il fine di screditare il Cesari e consentire al Pomarancio di prendere il suo posto alla Fabbrica di San Pietro.
La quadreria del Cavalier d’Arpino e Scipione Borghese
Ma nelle more del processo il patrimonio del Cavalier d’Arpino viene sequestrato (compresa la quadreria). Inoltre, nella sua abitazione sono trovati due archibugi da collezione che però vengono (strumentalmente) considerati armi a tutti gli effetti. La loro detenzione avrebbe potuto addirittura comportare la pena di morte.
Nella fattispecie ciò non successe ma la quadreria, ormai sequestrata, finì nelle mani di Scipione Borghese. Del resto, Scipione era il nipote di Paolo V (Camillo Borghese) che dal 1605 si trovava assiso sul soglio pontificio.
Così il Bacchino Malato ed il Giovane con Canestro di Frutta passarono dal Cavalier d’Arpino alla collezione del cardinale Borghese da cui non si mossero più.
Bacchino Malato: l’ispirazione
L’aggettivo malato viene dal colorito non proprio sano di Bacco. In realtà il viso del dio altro non è che un autoritratto di Michelangelo Merisi. In quei mesi (tra il 1596 e il ‘97) Caravaggio ebbe un brutto incidente di cavallo (una caduta, un calcio?) e venne ricoverato nell’Ospedale della Consolazione. L’opera potrebbe essere stata dipinta durante la convalescenza.
Trattandosi di un autoritratto, Caravaggio deve aver usato uno specchio o, forse, una sorta di camera oscura. Di questo si è scritto parecchio anche all’epoca del maestro. Infatti Giovanni Baglione, nelle sue Le Vite de Pittori, scrive a proposito delle prime opere di Caravaggio a Roma: fece alcuni quadretti da lui nello specchio ritratti. Del resto, l’astio del Baglione nei confronti di Caravaggio è cosa nota.
Difficile dire quale opera della collezione del Cavalier d’Arpino avesse più acceso le brame del cardinale Scipione. Certo le due tele di Caravaggio erano e sono due capolavori.
Impossibile trovare ombre in questo quadro del venticinquenne Caravaggio. L’edera che corona il capo di Bacco ed il grappolo d’uva che stringe tra le mani sono perfetti. Come la mano destra in primo piano e l’anatomia del braccio.
Bacco-Caravaggio ha lo sguardo perso nello spazio alla sua destra. Le labbra schiuse in un malinconico sorriso.
Difficile dire se sia Caravaggio che aneli con qualche scoramento a ritrovare la salute o se sia Bacco a cercare nuove energie dopo una notte insonne.
Galleria Borghese
Piazzale Scipione Borghese 5 – Villa Borghese – Roma
T. 06 67233751 – 06 8413979
ga-bor@beniculturali.it
http://galleriaborghese.beniculturali.it/it
4 Comments