La Cattura di Cristo di Caravaggio è stata una delle tele più copiate del maestro ed è sufficiente anche solo intravederla una volta per capirne il perché: vederla e desiderarla per sé, infatti, è un tutt’uno.

Giova però dire che quando si parli, come in questo caso, di copie coeve non si stia parlando di falsi ma di copie assolutamente autorizzate. Anzi, alle volte, volute dal proprietario dell’originale per farne omaggio a qualche illustre personaggio amico o che amico si voleva far diventare.
Caravaggio fu, probabilmente, il maestro più copiato della sua epoca e forse uno dei più copiati di sempre.
Così della famosa Cattura di Cristo se ne conoscono diverse copie coeve assolutamente pregevoli. L’originale – dipinto nel 1602 a Roma per il marchese Ciriaco Mattei – è oggi custodito presso la National Gallery of Ireland di Dublino.
Un’altra versione della tela – anch’essa ritenuta in passato l’originale – si trova presso il Museo d’Arte di Odessa e nulla vieta che ambedue le tele siano autografe. Cioè che Caravaggio ne abbia dipinto egli stesso più di una.
Caravaggio e le sue copie
Anche Palazzo Pitti possiede la sua Cattura di Cristo realizzata con tecnica assoluta da un contemporaneo ignoto del maestro.
La tela, poco considerata in quanto copia, è stata in passato anche prestata da Palazzo Pitti a sedi istituzionale quale arredo (Prefettura di Pistoia, Caserma Baldissera dei Carabinieri a Firenze). Poi, compreso per fortuna che una grande copia ha un significato culturale ed una funzione di divulgazione nobilissime, è stata restaurata ed esposta nella sala di Berenice di Palazzo Pitti.
Come giusta ricompensa per il forzoso oblio sofferto, la Cattura di Cristo di Palazzo Pitti è diventata anche protagonista di un libro ad essa dedicato (‘La Cattura di Cristo da Caravaggio. Un recupero per le Gallerie degli Uffizi’), curato da Gianni Papi e Maria Sframeli ed edito da Sillabe, che ne ricostruisce la storia e racconta i dettagli del recupero.
Caravaggio Cattura di Cristo Palazzo Pitti: la storia
Grazie alle accurate ricerche che costituiscono il cuore del volume, è stato possibile accertare la provenienza della tela dal castello lorenese di Commercy, un’ora di auto da Nancy dove il locale Musée des Beaux-Arts custodisce un’Annunciazione di Caravaggio probabilmente commissionata dal Duca di Lorena.
Dal medesimo castello arrivarono a Firenze, quando nel 1737 gli Asburgo-Lorena presero la reggenza del Granducato di Toscana, anche altre opere destinate alle collezioni granducali fiorentine, prima fra tutte uno dei capolavori di Rubens, I quattro filosofi (esposto nella Galleria Palatina) la cui origine era rimasta finora nell’ombra.