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Caravaggio: un Cavadenti tra dubbi e citazioni

Il Cavadenti di Caravaggio – oggi a Palazzo Pitti – rappresenta una delle rarissime opere di genere dell’artista giunte fino a noi. Ad essa si possono affiancare, infatti, solo I Bari e Buona Ventura.

Si tratta anche di una delle opere la cui attribuzione a Michelangelo Merisi è più discussa. Certamente, sia in termini di argomento che realizzativi, l’opera genera in chi l’osservi un primo momento di dubbio che richiede un approccio razionale alla valutazione della stessa.

Il Cavadenti di Caravaggio: l’opera

In una stanza buia, intorno a un tavolo, un folto pubblico si affolla per vedere un cavadenti all’opera su un povero malcapitato. Questi si aggrappa con la mano sinistra al bracciolo della sedia mentre la sinistra,caravaggio il cavadenti palazzo pitti firenze completamente aperta, è levata in aria.

Tre adulti e un bambino si trovano dal lato sinistro (per chi guardi) del tavolo. Una vecchia ed un adulto si trovano sul lato destro.

E’ una scena di genere: c’è poco da cercare significati reconditi. Viceversa numerose sono le citazioni. Balza agli occhi la vecchia. E’ una vecchia di Caravaggio: Giuditta e Oloferne, la Madonna dei Pellegrini sono le citazioni. La tovaglia è quella della Cena di Emmaus. La fiaschetta del vino richiama quella del Bacco degli Uffizi.

Mi lasciano più perplesso le orecchie: un particolare di cui Caravaggio era maestro e che nel Cavadenti non brillano. Tranne quella dell’uomo alla destra del tavolo che regge la testa sull’avambraccio. Il suo orecchio è colto in tutta la deformazione causata dalla pressione della mano sul viso. Certamente la pelata lucida del personaggio a sinistra è un’altra chicca.

Vi è da dire che studiare l’opera appesa alla parete di Palazzo Pitti è pressoché impossibile. L’illuminazione è a dir poco precaria, la tela in se rovinata. L’unico modo di venirne a capo è procurarsi una foto in HD ed ingrandirla a video per provare ad analizzarla.

La storia

caravaggio cavadenti palazzo pitti firenzeLa storia del Cavadenti ci viene in aiuto. Secondo alcuni studiosi, l’opera giunse a Firenze al seguito di Antonio Martelli (il cavaliere di Malta il cui ritratto eseguito da Caravaggio si trova anch’esso a Palazzo Pitti). Quest’ultimo fu priore dell’Ordine di Malta a Messina fino al termine del 1608 ed egli e il Caravaggio si conoscevano molto bene.

Sappiamo che, fuggito da Malta il 6 ottobre 1608 (forse anche con l’aiuto del Martelli), Caravaggio si rifugiò prima a Siracusa e poi a Messina. L’opera potrebbe dunque essere datata al breve periodo messinese del Merisi: un momento caratterizzato da opere assai particolari.

Nel 1609 Antonio Martelli viene nominato dai Medici Governatore di Livorno e, forse, potrebbe aver regalato la tela a Cosimo II come ringraziamento.

Il Cavadenti di Caravaggio: le citazioni

Mina Gregori, autorevole studiosa del Caravaggio e sostenitrice dell’autenticità del Cavadenti, osserva come quest’opera sia frequentemente citata.

Infatti, nel 1638 un inventario di Palazzo Pitti (residenza dei granduchi) già comprende: “un quadro di tela di mano del Caravaggio dipinto che uno levava i denti a un altro ecaravaggio cavadenti palazzo pitti firenze altre figure intorno a una tavola…”. Verrà poi ulteriormente citato negli inventari del 1651 e del 1678.
Nel 1657 è ancora citato da Francesco Scannelli (1616-1663), autore del Microcosmo della Pittura, come opera del Caravaggio: “Vìddi pure anni sono nelle stanze del Serenissimo Granduca di Toscana un Quadro di meze figure della solita naturaleza, che fa vedere quando un Ceretano cava ad un Contadino un dente, e se questo Quadro fosse di buon conservatione, come si ritrova in buona parte oscuro, e rovinato, saria una delle più degne operationi, che havesse dipinto”.

Dunque già allora la tela risultava danneggiata: fu coinvolta nei precipitosi viaggi del Merisi? Qualcuno la danneggiò con qualche manovra incauta come quella della precipitosa asciugatura del Martirio di Sant’Orsola?

Le citazioni artistiche e le copie

caravaggio il cavadenti palazzo pitti firenzeDunque, che Caravaggio abbia dipinto un Cavadenti è alquanto probabile. Che la tela autentica sia quella di Palazzo Pitti è, giustamente, giudizio da lasciare agli storici dell’arte. A supporto però delle tesi di coloro che ritengono la tela in questione autentica, vanno le citazioni e le copie.

Infatti Gherardo delle Notti (Gerrit Van Hontorst), che a Firenze aveva visto il Cavadenti, ne dipinse addirittura due intorno al 1620 (una si trova al Louvre e l’altra a Dresda).

Poi c’è il Cavadenti di Theodor Rombouts presso il Prado (ma dovrebbe averne dipinti quattro!). Questi fu a Firenze tra il 1621 ed il 1624 e quindi vide anch’egli direttamente la tela del Caravaggio.

In ambo i casi, non v’è dubbio la derivazione delle opere degli artisti citati da quella del Merisi, ad iniziare dalla mano alzata della vittima.

Poi ci sono le copie d’epoca. Una ad esempio, battuta recentemente in una casa d’aste italiana.

Potrebbe tanto interesse essersi generato intorno ad un’opera di un artista minore?

 

Fabrizio Sciarretta

Laureato in Economia alla LUISS e Master in Business Administration della Carnegie Mellon University di Pittsburgh, Fabrizio Sciarretta ha dedicato i primi anni della sua attività professionale al giornalismo economico. Rientrato dagli Stati Uniti, ha operato per circa un ventennio nella consulenza di organizzazione e direzione aziendale, ricoprendo incarichi di top management in Italia per due multinazionali americane del settore. Ha poi scelto la strada dell’impresa e da alcuni anni è impegnato come imprenditore nel settore della sanità. E’ stato membro dell'esecutivo di ANISAP Lazio e consigliere d’amministrazione di reti e raggruppamenti d’imprese. Lion da sempre, è stato presidente fondatore del Lions Club Roma Quirinale. Nel 2008 ha abbandonato la Capitale in favore della Sabina, e non se ne è pentito affatto.

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