Caravaggio - Crocifissione Sant'Andrea
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Caravaggio: il dramma della Crocifissione di Sant’Andrea

La Crocifissione di Sant’Andrea di Caravaggio (202,5×152,7 cm) è un dipinto di straordinaria, intensa drammaticità. Una tela incentrata su personaggi forti ma anche su particolari tipicamente caravaggeschi: mani, piedi, occhi formidabili.

Caravaggio Crocifissione di Sant’Andrea: il momento

Siamo nel 1607 a Napoli. Qui Michelangelo Merisi si è rifugiato abbondonando Roma dopo l’uccisione del Tommassoni e la conseguente condanna. In realtà è una tappa di un viaggio più lungo che lo porterà a Malta per rifugiarsi presso l’Ordine Gerosolimitano.

In pochi mesi Caravaggio dipinge senza sosta una serie di capolavori: le Sette Opere di Misericordia, la Madonna del Rosario, la Flagellazione oggi a Rouen e la Flagellazione di Capodimonte, le Negazione di Pietro, Salomè con la testa del Battista, Davide e Golia (oggi a Vienna) ed altri ancora.

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Caravaggio . Crocifissione di Sant’Andrea, 1607

Sono tutte tele straordinarie e la Crocifissione di Sant’Andrea è densa di una drammaticità unica. In verità la crocifissione non fu un tema particolarmente frequentato dal Merisi. Certo abbiamo la Crocifissione di San Pietro in Santa Maria del Popolo, ma la croce deve ancora essere posta in piedi e poi, com’è noto, San Pietro venne crocifisso con il capo verso il basso. Non esiste dunque altra crocifissione tranne questa ma Caravaggio qui dimostra, se mai servisse, come anche in questo tema non sia secondo a nessuno.

L’opera

L’opera, dicevamo, è straordinariamente drammatica. Qui non c’è il Christus Triumphans ma un uomo, prima ancora che un santo, scavato dalla sofferenza. Issato sulla croce, la cassa toracica dilaniata dallo sforzo del respiro, un occhio chiuso l’altro a stento semiaperto.

caravaggio crocifissione sant'andrea clevelandUn aguzzino arrampicato su una scala che ha in mano la corda che lega il braccio destro del santo. Ai piedi della croce una vecchia, a sinistra, e tre uomini a destra. La vecchia è una vecchia di Caravaggio. Secondo Mina Gregori questa figura richiama, infatti, la modella della vecchia nella Salomè con la testa del Battista dipinta sempre a Napoli in quell’anno.    

Quello più vicino a noi è un soldato in armatura dei tempi del Merisi, dietro una figura con la bocca aperta osserva stupefatta. Del terzo uomo intravediamo giusto un orecchio e il cappello.

Sant’Andrea fu martirizzato per aver convertito la moglie di Egea, proconsole di Patrasso. Venne crocifisso ma non con i chiodi, bensì legato per protrarne l’agonia. Dalla croce predicò alla popolazione fintantoché il proconsole non ritenne opportuno interrompere il martirio per evitare il malcontento popolare. A quel punto, però, una forza divina paralizzò le braccia di chi tentava di sciogliere Sant’Andrea concedendo a quest’ultimo di imitare Cristo nella morte.

Proprio questo potrebbe essere il momento dipinto da Caravaggio. Il personaggio sulla scala cerca di sciogliere il santo ma non vi riesce. L’armato è proprio il proconsole Egea e lo stupore dell’uomo ritratto a bocca aperta è la naturale conseguenza della improvvisa paralisi delle braccia dell’aguzzino.

Caravaggio Crocifissione di Sant’Andrea: i particolari

Spesso le opere di Caravaggio rivelano particolari tipici del suo pennello e questa crocifissione non fa eccezione.

The Cleveland Museum of Art, che oggi custodisce la crocifissione, mette a disposizione una perfetta immagine in HD dell’opera (quasi 500MB) che permette di esaminarne anche a casa propria i particolari. Per andare alla pagina del sito del museo, cliccate QUI. Se invece volete vedere l’opera sempre in HD ma con un “peso” minore (21MB) cliccate QUI.

Le mani di Sant’Andrea sono il primo particolare da apprezzare. Insieme a quella dell’aguzzino che tiene le corde. Così i piedi del santo e la mano sinistra di Egea con la sua particolare torsione.

La figura della vecchia si iscrive poi nelle famose vecchie di Caravaggio, a partire dalla rappresentazione della marchesa Cavalletti nella Madonna dei Pellegrini per continuare, come detto, con la Salomè con la testa del Battista.

La storia

A commissionare a Caravaggio la Crocifissione di Sant’Andrea fu con tutta probabilità Juan Alfonso Pimentel y Herrera conte di Benavente (1553-1621), viceré di Valencia dal 1598 al 1602 e poi viceré del Regno di Napoli dal 1603 al 1610. Egli possedeva anche un’altra tela del Merisi, ovvero San Gennaro mostra le sue reliquie.

Quando il conte di Bonavente tornò in Spagna, custodì la Crocifissione di Sant’Andrea nel suo palazzo di Valladolid. Ad ereditare la tela fu poi il nipote Juan Francisco. Da qual momento i passaggi dell’opera non sono chiari ma essa perviene ad un convento di clausura in Castiglia e nel 1972 entra a far parte della collezione di Jose Manuel Arnaiz a Madrid. Nel 1976 perviene al The Cleveland Museum of Art grazie all’intervento di uno dei sostenitori di quest’ultimo, il Leonard C. Hanna Fund.

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Caravaggio – Approfondimenti

Per approfondire vita e opere di Caravaggio, vi riporto a seguire i link alla biografia ed all’elenco completo delle opere. Quest’ultimo elenco contiene i link agli articoli relativi alle singole opere. Inoltre due articoli dedicati alla biografia dei due grandi protettori di Caravaggio: Costanza Colonna ed il Cardinal Del Monte-

Infine, se volete un’altra Crocifissione di Sant’Andrea, cliccate Mattia Preti: gli affreschi di Sant’Andrea

Fabrizio Sciarretta

Laureato in Economia alla LUISS e Master in Business Administration della Carnegie Mellon University di Pittsburgh, Fabrizio Sciarretta ha dedicato i primi anni della sua attività professionale al giornalismo economico. Rientrato dagli Stati Uniti, ha operato per circa un ventennio nella consulenza di organizzazione e direzione aziendale, ricoprendo incarichi di top management in Italia per due multinazionali americane del settore. Ha poi scelto la strada dell’impresa e da alcuni anni è impegnato come imprenditore nel settore della sanità. E’ stato membro dell'esecutivo di ANISAP Lazio e consigliere d’amministrazione di reti e raggruppamenti d’imprese. Lion da sempre, è stato presidente fondatore del Lions Club Roma Quirinale. Nel 2008 ha abbandonato la Capitale in favore della Sabina, e non se ne è pentito affatto.

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