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Caravaggio a Firenze: percorso ragionato per ammirarne i dipinti

Caravaggio a Firenze è di casa. In realtà non sappiamo se e quando vi abbia soggiornato ma la vicinanza al Cardinale Francesco Maria Bourbon del Monte rende questo fatto possibile. Viceversa i grandi musei fiorentini, gli Uffizi e Palazzo Pitti, custodiscono numerose tele di Michelangelo Merisi e alcuni capolavori assoluti.

Ammirare le opere di Caravaggio presenti a Firenze è semplice: facciamo questo tour insieme. Sono tre i luoghi in cui recarsi: le Gallerie degli Uffizi, Palazzo Pitti e la Fondazione Roberto Longhi. In quest’ultimo caso è però necessario inviare un’apposita domanda per essere ammessi.

Caravaggio a Firenze: elenco delle opere

Mi perdonerete la praticità e la semplificazione, ma le opere fiorentine più significative del Merisi sono custodite agli Uffizi. Quindi qualora il tempo fosse tiranno inizierei da lì.

A ciascuna delle opere di Caravaggio a Firenze ArtePiù ha dedicato un articolo specifico che troverete linkato. Dunque, per un approfondimento è sufficiente un click. In ogni caso, per ciascuna opera vi riportiamo a seguire una brevissima “pennellata”.

Caravaggio alle Gallerie degli Uffizi

Caravaggio a Palazzo Pitti

Caravaggio alla Fondazione Longhi

Il Bacco di Caravaggio degli Uffizi

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La tela arriva a Firenze nel Firenze nel 1608 come regalo del Cardinale del Monte per le nozze di Cosimo II Medici (1590-1621) con Maria Maddalena d’Austria. C’è poco (o tantissimo) da dire: Caravaggio fa sfoggio di tutte le sue qualità di pittore di natura morta. Guardate le foglie di vite che cingono il capo di Bacco o il trionfo di frutta. L’eleganza della coppa di vino.

Siamo agli inizi della carriera artistica del Merisi che si sta facendo largo sulla scena romana impressionando i possibili committenti con la sua grande capacità tecnica. Sono gli anni del Ragazzo con il cesto di frutta e del Bacchino malato. Opera storica.

La Medusa di Caravaggio

 

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E’ un altro capolavoro assoluto. Nessuna fotografia può rendere l’emozione che si prova vedendola dal vero. Peraltro gli Uffizi espongono le tre opere del Merisi in modo eccellente.

Anche questo scudo da parata arriva a Firenze per opere di Francesco Maria del Monte che lo dona a Ferdinando I Granduca di Toscana nel 1598.

Caravaggio coglie l’attimo nel quale Medusa è decapitata. Il sangue schizza dalle arterie. Lo sguardo è folle, gli occhi un capolavoro. Le serpi sembrano vive: un altro pezzo di bravura.

Del resto Caravaggio dipingerà spesso gli istanti della morte. Le decapitazioni di San Giovanni o di Golia. Alle volte dipingerà se stesso nella scena. Altre volte si immedesimerà nella vittima: sempre più spesso mano a mano che sentirà la morte avvicinarsi.

Il Sacrifico di Isacco

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Rispetto alle opere precedenti è passato qualche anno. Siamo nel 1603 ed il committente è Maffeo Barberini, poi papa Urbano VIII. Ormai Caravaggio è all’apice del successo.

Il Sacrifico di Isacco è un’opera ricca di citazioni, ad iniziare dalla scelta dei modelli. E’ un’opera fatta di grandi particolari testimoni di perfezione. Vi consiglio di andare all’articolo per esaminarla da vicino: Caravaggio Sacrificio di Isacco.

Ritratto di Antonio Martelli

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Abbiamo attraversato l’Arno ed eccoci a Palazzo Pitti. Antonio Martelli e Caravaggio si conoscevano bene. Probabilmente Caravaggio realizzò il ritratto quanto ambedue si trovavano a Malta.

Antonio Martelli fu poi priore dell’Ordine di Malta a Messina. In questa circostanza potrebbe aver aiutato Michelangelo Merisi nella fuga da Malta e nell’approdo in Sicilia.

Il bel ritratto potrebbe essere arrivato a Firenze grazie alla famiglia dell’Antella, anch’essi cavalieri di Malta fiorentini.

Caravaggio Amorino Dormiente

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E’ un’opera molto divertente per i suoi particolari che troverete raccontati nell’articolo ad essa dedicato. Caravaggio la dipinse nel 1608 probabilmente come ringraziamento a Francesco dell’Antella (Firenze 1567-1624) per averlo aiutato nell’entrare nell’Ordine di Malta.

La tela è un piccolo gioiello che, peraltro, discende in termini d’ispirazione da un marmo del Buonarroti.

Il Cavadenti

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E’ un’opera di genere che lascia più d’uno dubbioso in termini di attribuzione. Piuttosto malandata ed esposta in modo infelice, è anche difficile da apprezzare.

Di Caravaggio conosciamo solo altre due opere di genere: i Bari e Buona Ventura. Va detto che numerose sono le citazioni di motivi frequenti del Merisi: la vecchia è squisitamente caravaggesca: Giuditta e Oloferne, la Madonna dei Pellegrini sono le citazioni. La tovaglia è quella della Cena di Emmaus. La fiaschetta del vino richiama il Bacco degli Uffizi.

E’ inoltre citata piuttosto spesso in documenti antichi e copiata.

Il Ragazzo che monda un frutto

E’ una copia antica di una tela della quale si contano almeno dodici riproduzioni d’epoca. Tanto da rendere difficile capire quale sia l’originale.

E’ una delle primissimi tele romane del Merisi: o forse la prima? Sotto l’apparente semplicità di un’opera intima cela, forse, un’interpretazione cristologica. Questo spiegherebbe forse anche il perché di tante riproduzioni.

Comunque sia, non si può studiare Caravaggio prescindendo dal conoscere questa sia primissima realizzazione. Consiglio la lettura dell’articolo ad essa dedicato.

Il Ragazzo morso da un ramarro

Caravaggio Ragazzo morso da un ramarro Fondazione Longhi

Anche qui siamo agli albori della produzione romana del Merisi. Quando era ospite di… Monsignor Insalata (Pandolfo Pucci).

Grande la capacità di rendere la sorpresa del giovane che si ritrae di soprassalto. Grande l’abilità di rendere la trasparenza del vaso ricolmo d’acqua e la natura morta. In quest’ultimo caso, Caravaggio farà grandi cose nelle tele immediatamente successive quali il Ragazzo con canestro di frutta.

Le cose sono però alle volte più complicate di quel che sembrino. Osserva infatti lo storico dell’arte Alfred Moir: “Pare assai probabile che si tratti di un quadro allegorico… E’ noto che il ramarro aveva una connotazione negativa: alcune fonti antiche lo mettono in relazione con la morte, altre con la lussuria. Quest’ultimo significato si accorda con le ciliegie appaiate, simbolo d’amore, e con le rose che, tra gli altri significati, possono essere un’allusione alle malattie veneree. Entrambi sono certamente simboli sessuali e sarebbero in armonia con il carattere eroicomico di tutto il dipinto, un monito contro le insidie dell’amore”.

Fabrizio Sciarretta

Laureato in Economia alla LUISS e Master in Business Administration della Carnegie Mellon University di Pittsburgh, Fabrizio Sciarretta ha dedicato i primi anni della sua attività professionale al giornalismo economico. Rientrato dagli Stati Uniti, ha operato per circa un ventennio nella consulenza di organizzazione e direzione aziendale, ricoprendo incarichi di top management in Italia per due multinazionali americane del settore. Ha poi scelto la strada dell’impresa e da alcuni anni è impegnato come imprenditore nel settore della sanità. E’ stato membro dell'esecutivo di ANISAP Lazio e consigliere d’amministrazione di reti e raggruppamenti d’imprese. Lion da sempre, è stato presidente fondatore del Lions Club Roma Quirinale. Nel 2008 ha abbandonato la Capitale in favore della Sabina, e non se ne è pentito affatto.

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