L’Incredulità di San Tommaso di Caravaggio credo resti per sempre impressa nella memoria di chi la veda, anche una volta sola. Così è successo a me ormai vent’anni fa in occasione della mostra Caravaggio e i Giustiniani.
Diciamolo: quel San Tommaso con la testa china sporta in avanti e il dito indice ficcato nel costato del Cristo, laddove Longino aveva piantato la sua lancia, proprio non ha eguali.
L’opera
Magari sarà andata proprio così, ma solo Caravaggio poteva avere lo sconsiderato coraggio per dipingerlo. Guardatelo bene, perché San Tommaso infila dentro tutta la prima falange… una cosa al limite della tortura… Ma Cristo non si tira indietro e pone la sua mano sinistra sul polso di Tommaso come a evitare indugi.
I tre apostoli, San Tommaso in primis, sono tre vecchi. Gesù un console romano che con gesto solenne scosta la sua toga e, con sguardo attento, osserva San Tommaso esagerare nella sua verifica… La toga, ovvero il sudario, del Cristo è un capolavoro. Le sue pieghe lasciano attoniti. Non so chi potesse o possa ardire tentare altrettanto. Viceversa, il povero San Tommaso ha una bella scucitura sulla spalla. La scelta di aver scelto per Cristo un abbigliamento antico e invece uno moderno per gli apostoli conferisce ancor maggiore sacralità al primo.
Scrive splendidamente Silvia Danesi Squarzina, già Ordinario di Storia dell’Arte Moderna all’Università di Roma “La Sapienza”, nel catalogo della mostra Caravaggio e i Giustiniani: “Le fronti aggrottate die tre apostoli di fronte alla rivelazione della piaga, con gli occhi intenti, la forma a spirale della composizione e il taglio a mezza figura e poco più… pongo l’osservatore a diretto contatto con quanto accede nel dipinto e gli danno la sensazione dell’attimo sospeso.
Il chiarore che emana del corpo di Cristo, un corpo terreno eppure metafisico, la luce che viene da sinistra, batte sulle fronte degli apostoli e rischiara i toni marrone-rossastro delle loro vesti, danno consistenza monumentale alle quattro figure strettamente addossate fra loro, l’essenzialità con cui il dipinto è costruito, la rinuncia assoluta ad ogni particolare superfluo lo rendono capitale nell’evoluzione di Caravaggio..”
Se volete leggere per interro il testo della prof.ssa Danesi Squarzina cliccate Danesi Squarzina Incredulità San Tommaso.
Se invece volete toccare con mano (..è il caso di dirlo) l’innovatività con cui Caravaggio tratta l’argomento, confrontate la sua tela con un capolavoro del Rinascimento, ovvero L’Incredulità di San Tommaso del Verrocchio. La differenza tra l’interpretazione solenne del Verrocchio e quella crudamente vera del Caravaggio balza agli occhi.
Caravaggio Incredulità di San Tommaso: la storia
Pochi metri separano Palazzo Madama e Palazzo Giustiniani, oggi ambedue sedi del Senato. Ai tempi di Caravaggio, nel primo abitava il suo principale sponsor: il cardinale Francesco Bourbon Del Monte. Nel secondo i due fratelli Giustiniani: Vincenzo, banchiere facoltosissimo, e Benedetto, influente cardinale.
Questi tre personaggi, centrali nella Roma della loro epoca, condividevano diverse passioni: tra queste Caravaggio. Per comprendere quanto, la lettura di Un suonatore di liuto per due cardinali è utile.

Così negli anni le commissioni a Caravaggio da parte di questi illustri signori si susseguirono. Nel caso specifico, dovrebbe essere stato Vincenzo Giustiniani a chiedere a Caravaggio, tra il 1600 ed il 1601, di dipingere l’Incredulità di San Tommaso.
Lo presumiamo perché proprio Vincenzo Giustiniani di passaggio a Genova nell’agosto del 1606, trovandosi di fronte una copia di proprietà di Orazio del Negro, afferma di possedere l’originale .
Grazie agli studi di Maurizio Marini sappiamo che la tela rimane per alcuni decenni a Palazzo Giustiniani. La ritroviamo nell’inventario del 1638: “nella Stanza Grande de Quadri Antichi…un quadro sopraporto di mezze figure con l’Historia di San Tomasso che tocca il Costato di Christo col dito depito in tela alto pal. 5 larg.pal 6 di mano di Michelangelo da Caravaggio con cornice negra profilata e rabescata d’oro”. Joachim von Sandrart (1606-1688), curatore della collezione Giustiniani dal 1633, lo cita tra i dipinti eseguiti da Caravaggio per Vincenzo Giustiniani.
Infine, Giovan Pietro Bellori, biografo del Caravaggio, afferma (1672): “Seguitava egli nel favore del Marchese Vincenzo Giustiniani, che l’impiegò in alcuni quadri; l’Incoronazione di spine, e San Tomaso, che pone il dito nella piaga del costato del Signore, il quale gli accosta la mano, e si svela il petto da un lenzuolo, discostandolo dalla poppa”. Per la biografia del Bellori, clicca Caravaggio nelle Vite del Bellori.
L’arrivo in Prussia
Quando la famiglia Giustiniani cede la collezione a comprare la tela è lo stato prussiano. Siamo nel 1816 e qui avviene uno dei tipici incidenti di percorso che coinvolgevano le opere del Merisi. Infatti l’Incredulità di San Tommaso non è considerata adeguata per essere accolta in un museo e viene così acquisita nel patrimonio della corona. Passa così per il castello di Charlottemburgh per approdare poi al Neues Palast di Potsdam ed in questa città ancora si trova collocato nella Sanssouci Bildergalerie.
Caravaggio L’Incredulità di San Tommaso e le sue copie
Caravaggio fu sempre un maestro copiatissimo, anche da se stesso. La copia non significava necessariamente contraffazione: poteva addirittura essere ordinata dal medesimo proprietario per farne un omaggio. Oppure poteva essere richiesta da un amico che desiderasse poter sempre ammirare quella tela. Alle volte poteva addirittura essere autografa del suo autore.
Così andò anche per l’Incredulità di San Tommaso. Abbiamo detto di quella di proprietà di Orazio del Negro. A Bologna, sempre nel ‘600, ne esistevano altre due copie presso le famiglie Lambertini e Legnani: forse il cardinale Benedetto aveva portato con se la tela nel periodo in cui fu legato pontificio a Bologna.
Un altra copia di notevole qualità è oggi presso le Gallerie degli Uffizi a Firenze. Si tratta di una tela anch’essa seicentesca appartenente alle collezioni dei Medici. Infatti nel 1666 la troviamo nell’inventario della collezione del cardinale Carlo de’ Medici.
L’Incredulità di Prospero Orsi
Poi c’è il caso più complesso, quello dell’Incredulità di San Tommaso che, secondo Giovanni Baglione (pittore, biografo anche del Caravaggio e suo acerrimo avversario), Caravaggio avrebbe dipinto per il marchese Ciriaco Mattei. Peraltro, tra il 1601 ed il 1602 Caravaggio dimorava nel palazzo dei Mattei per i quali dipinse due capolavori del livello della Cattura di Cristo nell’orto e della Cena di Emmaus. Come osserva Maurizio Marini, il San Tommaso avrebbe benissimo potuto completare una trilogia di opere.
Siamo nel campo della supposizione. Certo è che esiste un documento del 1607 di Ciriaco Mattei il quale afferma di dovere 17 scudi a Prospero Orsi (artista vicinissimo al Caravaggio) per una tela di identico soggetto. A tal proposito, un’Incredulità di San Tommaso di elevata qualità si trova oggi in collezione privata a Roma già di proprietà dell’ambasciatore di Francia a Roma Philippe de Bethune, presente nella Città Eterna tra il 1601 ed il 1605. Amico del cardinal Del Monte, questo diplomatico fu colui che ottenne per Caravaggio la commutazione del carcere agli arresti domiciliari in seguito alla condanna nel processo per diffamazione intentatogli dal Baglione.
Conclusione. La copia realizzata da Prospero Orsi potrebbe essere stata donata al de Bethune mentre, nell’ipotesi del Marini, Caravaggio potrebbe aver dipinto l’Incredulità originale a Palazzo Mattei o direttamente per Vincenzo Giustiniani o forse anche su commissione di Ciriaco. In quest’ultimo caso, Ciriaco Mattei avrebbe potuto poi donarla al Giustiniani tenendo per se la copia realizzata da Prospero Orsi poi ceduta al de Bethune. Per leggere la biografia di Caravaggio del Baglione, clicca: Caravaggio ne Le Vite del Baglione.
Se vuoi approfondire l’opera di Caravaggio, qui di seguito trovi l’elenco delle sue opere ed i link ai relativi articoli di ArtePiù. Clicca Caravaggio: tutte le opere
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