La Madonna dei Palafrenieri di Caravaggio (o Madonna della Serpe) fu, ai suoi tempi, un’opera contrastata. Lo fu sia dal punto di vista estetico che teologico. E’, però, una Madonna particolare e un quadro eccelso: questo il cardinal nepote Scipione Borghese lo capì benissimo da subito.
Caravaggio Madonna dei Palafrenieri: la storia
La Madonna dei Palafrenieri ha una storia che merita di essere raccontata. Innanzitutto, chi erano i palafrenieri pontifici? Nel complesso cerimoniale della corte pontificia, i palafrenieri erano i responsabili delle scuderie del papa. In particolare del suo cavallo e del suo asino bianco e della loro conduzione nelle cerimonie.

Dunque non erano un pur scelto personale di scuderia: erano rappresentanti delle grandi famiglie della nobiltà pontificia. A loro spettava il diritto di condurre per le redini il cavallo e l’asino bianco del papa. Un compito (anzi un privilegio) prestigioso: non a caso tale privilegio (come quello di porgere la staffa al papa) veniva anche concesso a re e imperatori.
Dunque, un gruppo di personaggi di spicco nella vita di corte e di potere nella società romana. Ovviamente, si riunivano in una loro confraternita, per la precisione l’Arciconfraternita Vaticana di Sant’Anna de’ Parafrenieri fondata nel 1378. La loro protettrice era Sant’Anna ed avevano a disposizione una cappella in San Pietro nonché una loro chiesa in Vaticano.
Fu questo influente consesso a commissionare a Caravaggio la Madonna della Serpe o, dal nome della confraternita, la Madonna dei Palafrenieri.
Caravaggio e il gran rifiuto
Per una volta le date non ci mancano. La data della commissione fu quella del 31 ottobre 1605. Probabilmente, ebbero un ruolo nella scelta dell’artista due influenti cardinali: Ascanio Colonna e Scipione Borghese.
Conosciamo anche il compenso: 70 scudi. Un prezzo che sembrerebbe inferiore agli usuali compensi del Merisi. Forse l’importanza dei committenti e la collocazione in San Pietro avevano convinto il maestro a prendere il lavoro comunque ipotizzando futuri sviluppi. La tela è, fra l’altro, maestosa: alta ben 292 cm e larga 211.
Caravaggio consegna la Madonna dei Palafrenieri l’8 aprile 1606. E qui viene il bello.
Infatti, l’arciconfraternita posiziona la tela nella sua cappella in San Pietro ma ve la lascia pochi giorni. Meno di una decina di giorni dopo, la tela è già stata trasferita nella chiesa di Sant’Anna dei Palafrenieri.
Ma non finisce qui. Il 16 giugno la confraternita delibera la vendita della tela. A richiederla è il cardinal nepote Scipione Borghese, nipote (appunto) di quel Camillo che un anno prima era asceso al soglio pontificio con il nome di Paolo V. Scipione paga la tela 100 scudi: l’Arciconfraternita dei Palafrenieri ci guadagna ma – stando agli esperti – anche lui ci fa un bell’affare.
Teologia, estetica o astuzia?
Non mi addentro in una sottile disquisizione teologica sul perché i confratelli possano aver rifiutato l’opera. Guardiamo invece all’estetica. La Vergine non solo è in una posizione che mette un po’ troppo in evidenza il seno ma ha anche sembianze note. Infatti, si tratta di Lena, al secolo Maddalena Antognetti amica del Caravaggio e sua modella anche per la Madonna dei Pellegrini. Sulle vicende personali di Lena e Caravaggio vi rimando all’articolo dedicato a tale opera (usa link precedente).
Gesù venne forse considerato troppo grande (come età) per essere ritratto nudo. Forse indispettì i confratelli l’atteggiamento così in disparte della loro santa protettrice. Forse anche il fatto che venisse ritratta come una vecchia dal viso rugoso.
Poi c’è la vicenda teologica nella quale mi consentirete di non addentrarmi. Il punto, comunque, è legato a chi debba schiacciare il serpente: la Madonna o Gesù? La dottrina cattolica propendeva per la prima, quella protestante per il secondo. Se il ruolo preponderante nello schiacciare il male fosse stato quello di Gesù, ciò avrebbe significato che per ottenere la salvezza gli uomini si sarebbero potuti rivolgere direttamente al Divino senza necessità dell’intermediazione della chiesa
E l’astuzia? Ci potremmo fermare alla teologia ed all’estetica se non fosse stato della partita il cardinal Borghese. Noto collezionista d’arte, il cardinale doveva anche essere piuttosto spregiudicato. Basti pensare cosa (probabilmente) aveva ordito proprio in quei mesi ai danni del Cavalier d’Arpino per sottrargli il Bacchino Malato e il Fanciullo con Canestro di Frutta (vedi articolo sul Bacchino).
Magari, Scipione Borghese si era semplicemente trovato al posto giusto nel momento giusto oppure il posto e il momento li aveva determinati lui…
La Madonna dei Palafrenieri del Caravaggio: l’opera
E’ giunto il momento di goderci la tela. E’ uno di quei Caravaggio che non si dimenticano e che, in qualche modo, rappresentano un’unità di misura per valutare l’opera del maestro.
Lo sguardo va subito al Bambino. Nudo, con i riccioli biondi, ha messo tutto il suo peso sul piede della madre alzandosi in punta sul piede destro. La Madonna è avvolta in un ampia tunica rosso mattone che riempie la scena. Un delicato velo le cinge vezzosamente il seno. Il viso è quello bello di Lena.
La Sant’Anna così poco gradita ai Palafrenieri Pontifici è, invece, un significativo pezzo di pittura. Un po’ in disparte, osserva la Madonna e il Bambino. Indossa un’ampia veste violacea dalle morbide pieghe e, nella penombra, la sua figura trova luce nel turbante bianco e nella fascia, anch’essa bianca, che le cinge le spalle. Belle le mani e, da non perdere, il velo che arricchisce il vestito lungo la spalla destra. Lo stesso velo indossato da Lena nella Madonna dei Pellegrini.
Approfondimenti
Se siete a Roma per ammirare questa tela, non dimenticate le altre opere del Merisi nella Città Eterna: Caravaggio a Roma, un percorso ragionato.
Non lontano dalle tele di Caravaggio, potete ammirare anche altre opere memorabili, cliccate Roma: passeggiare per volte barocche
Per una biografia di Caravaggio cliccate Caravaggio: vita e opere. Per l’elenco delle opere di Michelangelo Merisi e link ai relativi articoli di ArtePiù cliccate Caravaggio tutte le opere.
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