Caravaggio - Madonna del Rosario
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Caravaggio Madonna del Rosario: storia e misteri…

La Madonna del Rosario di Caravaggio, oggi a Vienna al Kunsthistoriches Museum, è tela fuori dal comune sia per qualità di esecuzione che per dimensioni (364,5×249,5 cm).

Dunque, anche in considerazione dei mesi drammatici attraversati dal Merisi quando la dipinse, una prova assoluta delle sue capacità compositive e tecniche.

Caravaggio Madonna del Rosario: quando fu dipinta?

A questa domanda abbiamo una risposta sufficientemente certa. La cronologia di Maurizio Marini la vuole dipinta a Napoli tra l’ottobre del 1606 ed i primi mesi del 1607. Praticamente in parallelo alla pala d’altare della Nostra Signora della Misericordia (0 Le Sette Opere di Misericordia) realizzata per il Pio Monte della Misericordia.

A guidarci abbiamo tre date certe. La prima è il 28 maggio 1606. In quella sera Caravaggio ferisce a morte Ranuccio Tommassoni e abbandona Roma rifugiandosi dai Colonna prima a Palestrina e poi a Paliano.

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Caravaggio – Madonna del Rosario (1606-07)

La seconda è il 6 ottobre 1606. Qui il Banco di Sant’Eligio di Napoli emette a favore dell’artista un ordine di pagamento di 200 ducati da parte di Niccolò Radolovich per una pala con Madonna bambino e santi mai fin qui identificata. Dunque, Michelangelo Merisi doveva già trovarsi a Napoli anche se probabilmente da poco.

Infine sappiamo che il 12 luglio 1607 Caravaggio sbarca a Malta. In conclusione lo spazio temporale per dipingere la Madonna del Rosario è tutto lì, compreso tra la seconda metà del 1606 e la primavera del 1607.

Il committente e gli acquirenti

Del committente non sappiamo nulla di certo. A prima vista potrebbe trattarsi del signore che ci guarda dall’estremo lato sinistro della tela. Ma forse non è così… In realtà nel corso degli anni è stata formulata qualche ipotesi ma nulla di conclusivo. Attendete l’ultimo paragrafo… Viceversa sappiamo tutto di coloro che acquistarono la tela alla quale, evidentemente, il committente doveva aver rinunciato.

Ci tornano utili due lettere. La prima è di Frans Pourbus il Giovane (1569-1622), pittore olandese al servizio del Duca di Mantova quale ritrattista di corte dal 1599 al 1609. In quegli anni visse nella città lombarda esattamente quando vi viveva Peter Paul Rubens e non si trattò di una coincidenza secondaria.

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Madonna del Rosario: il committente?

Comunque Pourbus è a Napoli nel 1607 e il 22 Settembre (cioè quando ormai Caravaggio è a Malta) scrive al Duca Vincenzo I: “Ho visto qui doi quadri bellissimi di MAngelo da Caravaggio: l’uno è d’un rosario edera fatto per un’ancona et è grande da 18 palmi et non vogliono manco di 400 ducati; l’altro è un quadro mezzano da camera di mezze figure et è un Oliferno con Giuditta…”.

Dunque, per mettere un po’ d’ordine, Caravaggio era partito per Malta e aveva probabilmente venduto le opere a dei mercanti d’arte. Con tutta probabilità si trattava dei due pittori fiamminghi Louis Finson (1580-1617) ed Abraham Vinck (1575-1619). Il primo legato a Caravaggio e suo seguace in arte. Anzi, Caravaggio si era anche appoggiato al suo studio napoletano quando ne aveva avuto bisogno.

L’acquisto di Rubens

Finson e Vinck non vendono però la Madonna del Rosario a Napoli ma la riportano con loro in patria. Infatti, nel suo testamento Finson lascia la sua metà del dipinto a Vinck che gli sopravvive di due anni.

Intorno al 1619, ovvero in corrispondenza della morte di Vinck, un gruppo di artisti tra i quali Rubens e Brugel il Giovane acquistano per circa 1.800 fiorini il dipinto. Il loro fine è di donarlo ai Domenicani della Chiesa di San Paolo ad Anversa ma si tratta anche di un’ulteriore dimostrazione di quanto Rubens amasse Caravaggio. Il dono effettivamente si concretizza e infatti, nel 1536, Pieter Neefs il Vecchio dipinge in un quadro l’interno della chiesa e vi raffigura anche la Madonna del Rosario di Caravaggio.

La tela venne poi venduta o donata all’imperatore Giuseppe II d’Asburgo-Lorena in occasione di una sua visita ad Anversa nel 1786 e dalle raccolte reali è poi arrivata nel 1891 al Kunsthistoriches Museum di Vienna. Merita sapere che ad Anversa i domenicani ne fecero poi dipingere una copia e che anche Louis Finson ne fece a sua volta una copia che venne venduta ad Amsterdam nel 1630.

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L’opera

Sono ben dodici i personaggi che affollano la tela. Alcuni ben noti, altri misteriosi (come detto), altri popolani. E’ una rappresentazione incentrata sulla Madonna del Rosario e sull’Ordine Domenicano ed è in questo ambito che il misterioso committente doveva avere legami morali o materiali.

Ma torniamo all’opera. La disposizione delle figure forma due triangoli. Il primo, che comprende l’intera scena, ha come vertice il Bambino (che è la figura chiave del dipinto) e sui lati i frati domenicani. Il secondo ha come vertice San Domenico e contiene la piccola folla di coloro che chiedono le grazie.

Dunque abbiamo San Domenico sulla sinistra che ha un Rosario in ciascuna mano. Lui guarda la Vergine che ricambia lo sguardo e con la mano destra fa un gesto come di incoraggiamento. Lei che intercede per l’umanità presso il Signore forse vuol comprendere meglio di cosa vi sia bisogno.

A destra abbiamo invece San Pietro da Verona, noto anche come San Pietro Martire (1205-1252). Dedicò la sua vita a combattere le eresie anche come Inquisitore per le città di Milano e Como e proprio per questa sua attività finì assassinato. Anche Caravaggio lo rappresenta infatti con una vistosa cicatrice in fronte causata da un colpo di falcastro. E’ sepolto nella Cappella Portinari nella Basilica di Sant’Eustorgio a Milano. San Pietro Martire indica la Vergine e il Bambino, simboli assoluti della Fede.

Caravaggio Madonna del Rosario: Eloquenza delle mani

Se un aspetto di questo dipinto balza agli occhi quello è la numerosità delle mani. Notoriamente, le mani sono difficilissime da dipingere. Esattamente come gli strumenti musicali esigono capacità tecniche di prim’ordine per essere rappresentati con le giuste prospettive. Caravaggio non si tirò mai indietro in nessuno dei due casi. Le sue mani sono esemplari e per gli strumenti musicali basta tener a mente i suoi Musici.

Comunque nella Madonna del Rosario Caravaggio dipinge almeno quindici mani (non vorrei averne persa una..) e tutte in prospettive sfidanti. Poi ci sono i piedi. Pensate un attimo ai piedi del Marchese Cavallini nella Madonna dei Pellegrini. Stessi splendidi piedi sporchi e popolani.

Infine ci sono i colori. Il grande drappo rosso. I tanti bianchi caravaggeschi. Ma anche i verdi, i diversi toni di marrone. Una tavolozza variegata, sfumata, probabilmente più del solito. Una grande opera…

La Vergine e il Bambino

La Madonna potrebbe essere la stessa modella di Pero nelle Opere di Misericordia e nella Salomè della National Gallery di Londra.

Al di là di questo, da parte di alcuni si è mossa qualche osservazione sulla qualità pittorica delle due figure. Personalmente, credo invece che esse siano pienamente nello spirito di Caravaggio. Un Madonna poco più che ragazza. Un viso semplice, vorrei dire, con tutto il rispetto, acqua e sapone. Il Bambino poi è un Bambino del Merisi, ovvero mai convenzionale ma sempre in carne ed ossa, pensate alla Madonna dei Palafrenieri.

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Questo Bambino è infatti un po’ troppo in carne per essere divino. Segno che nel refettorio dei domenicani la cucina era appetitosa. Il viso forse un po’ troppo grande rispetto al corpo, come può capitare alla sua età. Le gambe incrociate, la manina sulla pancia e i capelli splendidamente ricci.

Il committente: Casa Colonna o dintorni?

Come anticipato nessuno degli illustri storici dell’arte che abbia avanzato ipotesi in merito è riuscito poi a provarle in via definitiva. Maurizio Marini in Caravaggio Pictor Prestantissimus passa dettagliatamente in rassegna alle varie possibilità.

Quella di una commissione Colonna è comunque un’ipotesi lecita. Sia che si tratti di un membro di casa Colonna o di un componente del loro nobilissimo parentado napoletano: i Carafa ad esempio.

Del resto la colonna che campeggia nel lato sinistro della tela potrebbe essere un indizio rivelatore. Quella della Madonna del Rosario poi era una festività sacra recente. Era infatti stata creata da Pio V (1504-1572) con il nome di Madonna della Vittoria per celebrare la vittoria della Lega Santa sugli ottomani a Lepanto il 7 Ottobre 1571. Una vittoria che salvò l’Occidente da problemi che possiamo con difficoltà solo immaginare. Fu una vittoria festeggiatissima, basti pensare alla Chiesa della Madonna della Vittoria a Roma.

Poi il successore di Pio V, Gregorio XIII, trasformò la festa nella Madonna del Rosario perché i marinai avevano invocato la protezione della Vergine recitando il Rosario.

Adesso una domanda semplice. Chi è ricordato come l’eroe di Lepanto? Questo lo sappiamo: Marcantonio Colonna (1535-1584).

san pietro martire

Lepanto, Marcantonio Colonna e la Madonna del Rosario

Dunque,  Caravaggio dipingendo la Madonna del Rosario poteva voler celebrare la grandezza di casa Colonna richiamando proprio il ruolo di Marcantonio come protagonista della salvezza della cristianità ed il legame tra questo evento e la Madonna del Rosario. Da alcuni è stato anche ipotizzato che ad essere rappresentato da Caravaggio nel dipinto della Madonna del Rosario non sia il committente ma proprio Marcantonio Colonna.

E potrebbe proprio essere così. Sebbene non sia possibile procedere ad un confronto all’americana, qualcosa si può fare. Nella Madonna del Rosario Marcantonio Colonna viene (verrebbe) ritratto in età più avanzata rispetto ai dipinti dei quali disponiamo che, tipicamente, lo vedono nello splendore delle sue armi. Il più noto è quello di Scipione Pulzone. Qui è ritratto più giovani ma gli occhi, la forma del volto lascerebbero pensare che si tratti proprio di lui.

Sappiamo anche che Caravaggio fugge da Roma grazie al (probabile) aiuto di Costanza Colonna marchesa di Caravaggio e che si rifugia sempre dai Colonna prima a Palestrina e poi a Paliano ospite di Marzio Colonna. Qui dipinse, tra le altre opere, la Cena di Emmaus. Potrebbe aver qui iniziato a concepire la tela di cui parliamo? Su richiesta del duca Marzio?

Poi arriva a Napoli. Qui Luigi Carafa della Stadera, nipote di Costanza Colonna, guida uno dei casati più importanti del Regno di Napoli. Il padre Antonio (1542-1578) era sepolto nella Cappella del Santissimo Rosario nella chiesa di San Domenico dove verrà sepolto anche Luigi. La nostra tela è senza dubbio una pala d’altare…

Dunque abbiamo almeno due possibili committenti legati a casa Colonna, Resta da capire come mai però la pala non prese mai posto in una chiesa. Resta così ancora un mistero chi sia il committente. Un mistero al quale speriamo che un giorno in un antico archivio si trovi soluzione.

Caravaggio – Approfondimenti

Se volete approfondire la vita e l’opera di Caravaggio, vi riporto a seguire i link alla biognafia ed all’elenco completo delle opere con i link ai singoli articoli. Inoltre due articoli dedicati alla biografia dei due grandi protettori di Caravaggio: Costanza Colonna ed il Cardinal Del Monte-

Fabrizio Sciarretta

Laureato in Economia alla LUISS e Master in Business Administration della Carnegie Mellon University di Pittsburgh, Fabrizio Sciarretta ha dedicato i primi anni della sua attività professionale al giornalismo economico. Rientrato dagli Stati Uniti, ha operato per circa un ventennio nella consulenza di organizzazione e direzione aziendale, ricoprendo incarichi di top management in Italia per due multinazionali americane del settore. Ha poi scelto la strada dell’impresa e da alcuni anni è impegnato come imprenditore nel settore della sanità. E’ stato membro dell'esecutivo di ANISAP Lazio e consigliere d’amministrazione di reti e raggruppamenti d’imprese. Lion da sempre, è stato presidente fondatore del Lions Club Roma Quirinale. Nel 2008 ha abbandonato la Capitale in favore della Sabina, e non se ne è pentito affatto.

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