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Caravaggio Negazione di Pietro: l’opera e la sua storia

La Negazione di Pietro di Caravaggio è un’opera fortemente drammatica. L’oscurità in cui si svolge rimanda ad alcune delle ultime tele del Merisi: sicuramente agli anni napoletani con qualche incertezza tra la prima e la seconda permanenza a Napoli di Caravaggio.

Così, possiamo datare la tela (94×125,5 cm) o al 1607 (come indica Maurizio Marini, uno dei massimi studiosi di Caravaggio) o poco prima della morte del maestro nel 1610. In quest’ultimo caso, soprattutto per l’atmosfera simile al Martirio di Sant’Orsola.

Caravaggio Negazione di Pietro: l’attimo drammatico

La scena che Caravaggio dipinge si ispira al famoso passo dei Vangeli. Durante la sua Passione, Cristo è condotto davanti al sommo sacerdote Caifa. L’apostolo Pietro si trova così al seguito del suo Maestro nel cortile del palazzo di Caifa dove avviene il fatto.

Utilizzando come testo il Vangelo di Matteo, sappiamo che dopo l’Ultima Cena, Gesù disse a Pietro: “In verità ti dico: questa notte stessa, prima che il gallo canti, mi rinnegherai tre volte”. Dopo il tradimento di Giuda e l’arresto di Gesù arriva il momento della Negazione:

69Pietro intanto se ne stava seduto fuori, nel cortile. Una serva gli si avvicinò e disse: “Anche tu eri con Gesù, il Galileo!”. 70Ed egli negò davanti a tutti: “Non capisco che cosa tu voglia dire”. 71Mentre usciva verso l’atrio, lo vide un’altra serva e disse ai presenti: “Costui era con Gesù, il Nazareno”. 72Ma egli negò di nuovo giurando: “Non conosco quell’uomo”. 73Dopo un poco, i presenti gli si accostarono e dissero a Pietro: “Certo anche tu sei di quelli; la tua parlata ti tradisce!”. 74Allora egli cominciò a imprecare e a giurare: “Non conosco quell’uomo!”. E subito un gallo cantò. 75E Pietro si ricordò delle parole dette da Gesù: “Prima che il gallo canti, mi rinnegherai tre volte”. E uscito all’aperto, pianse amaramente.

caravaggio negazione di san pietro
Caravaggio – Negazione di San Pietro

Se vuoi vedere l’opera in HD (9MB), clicca Caravaggio Negazione di San Pietro.

L’opera

Caravaggio coglie, forse, l’attimo della prima negazione. La serva ha pronunciato la sua accusa e Pietro portando ambedue le mani verso il suo petto, nega. Una guardia parla con la serva la quale, con gli indici di ambedue le mani punta verso Pietro.

Dunque una scena scarna, essenziale, probabilmente anche per questo fortemente drammatica. Mina Gregori, importante studiosa del Caravaggio e allieva di Roberto Longhi, rileva: “Il soggetto raccontato nei Vangeli è rappresentato fedelmente: è raro nella pittura del Seicento al di fuori della cerchia caravaggesca, poiché si preferì il tema del Pentimento di San Pietro”.

Maurizio Marini, individua una somiglianza tra la serva e Pero, la figlia che nutre dal suo seno il padre Cimone rinchiuso in carcere ritratta da Caravaggio nell’opera Nostra Signora della Misericordia (o Le Sette Opere di Misericordia). Quest’ ultima tela fu dal Merisi dipinta a Napoli tra il 1606 e i primi giorni del 1607.

Nel buio dello sfondo si intravede un camino e (forse) alcune scintille. Caravaggio, nella fioca luce del cortile di Caifa, non rinuncia al bianco. Lo impiega nel velo e nel collo della veste della serva e per una saetta bianca che attraversa per lungo il corpetto dell’armatura della guardia. L’elmo di quest’ultima è assolutamente coevo del Caravaggio. E’ una barbuta da parata arricchita da girali di foglie d’acanto.

Caravaggio Negazione di San Pietro (Denial of Saint Peter): la storia

Nulla sappiamo delle origini di questo dipinto, chi la commissionò e dove fosse destinata. Il primo documento che ci apre uno spiraglio di luce è una quietanza datata 3 maggio 1613 relativa alla vendita della Negazione di Pietro a Guido Reni da parte dell’incisore urbinate Luca Ciamberlano, collaboratore del Reni al quale doveva 350 scudi. La Negazione di Pietro di Caravaggio viene ceduta per 240 scudi: una somma importante allineata ai valori delle tele del Merisi.

La tela arriva poi nelle mani dei Savelli. Qui Maurizio Marini la ritrova in un inventario del 1650: “Un’Ancella con S. Pietro negante, et una altra mezza figura per traverso, p.mi 5, e 4 del Caravaggio, D. 250». La valutazione di 250 scudi torna con quella del Reni e con le quotazioni del Merisi. In realtà una tela “S. Pietro con l’ancella cornice dorata” si ritrova in inventari dei beni dei Savelli già nel 1624 o nel 1631.

Dunque i Savelli potrebbero aver acquistato l’opera da Guido Reni oppure per via ereditaria qualora avesse fatto parte della collezione Peretti Montalto in considerazione del matrimonio tra Bernardino Savelli (1606-1658) principe di Albano e Maria Felice Peretti Damasceni, nipote del cardinale Alessandro Peretti Montalto. Da questa fonte vennero infatti importanti lasciti di opere d’arte a favore dei Savelli.

Dei successivi passaggi della tela nulla sappiamo tranne ritrovarla a Napoli nella collezione della principessa Elena Imparato Caracciolo ma siamo ormai nel XX secolo. La tele viene restaurata all’inizio degli anni ’60 da Pico Cellini, uno dei maggiori restauratori italiani del secolo scorso, e poi venduta nel 1966 ad un collezionista svizzero. Nel 1980 arriva per acquisto a New York e da lì donata al Metropolitan Museum che la custodisce oggi.

Approfondire Caravaggio

Se volete approfondire l’opera di Caravaggio, qui di seguito trovate l’elenco completo dei suoi dipinti ed i link ai relativi articoli di ArtePiù Caravaggio: tutte le opere

Se volete ammirare le opere di Caravaggio ancora oggi a Napoli, leggete Caravaggio a Napoli: un tour della città cercando il maestro

Infine, per approfondire il rapporto tra quest’opera è Guido Reni, leggete Il Caravaggio di Guido Reni…

 

Fabrizio Sciarretta

Laureato in Economia alla LUISS e Master in Business Administration della Carnegie Mellon University di Pittsburgh, Fabrizio Sciarretta ha dedicato i primi anni della sua attività professionale al giornalismo economico. Rientrato dagli Stati Uniti, ha operato per circa un ventennio nella consulenza di organizzazione e direzione aziendale, ricoprendo incarichi di top management in Italia per due multinazionali americane del settore. Ha poi scelto la strada dell’impresa e da alcuni anni è impegnato come imprenditore nel settore della sanità. E’ stato membro dell'esecutivo di ANISAP Lazio e consigliere d’amministrazione di reti e raggruppamenti d’imprese. Lion da sempre, è stato presidente fondatore del Lions Club Roma Quirinale. Nel 2008 ha abbandonato la Capitale in favore della Sabina, e non se ne è pentito affatto.

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