Il Riposo durante la Fuga in Egitto del Caravaggio rappresenta, certamente, un’interpretazione particolarmente originale di questo tema sacro. In realtà, è l’immagine dell’angelo a catturare l’attenzione dello spettatore. Un angelo assai profano dai fianchi femminili appena celati da una teatrale veste bianca.
Un’opera unica nella produzione di Michelangelo Merisi perché solo qui e nel Sacrifico d’Isacco degli Uffizi compare come sfondo un paesaggio.
Caravaggio Riposo durante la fuga in Egitto: la storia
Ci troviamo ancora nella prima fase della lunga stagione romana del Caravaggio, tra il 1595 e il ’96. Disponiamo di numerose versioni sulla committenza. Quella (quasi) coeva al Caravaggio consegnataci da Giulio Mancini (che ne redasse anche una nota biografica) vuole che il committente sia stato Fantino Petrignani, prelato di Amelia che, in quel periodo, offrì ospitalità presso la sua dimora romana all’artista.
Studi più recenti la vogliono invece originariamente di proprietà di Girolamo Vittrice (che commise al Caravaggio anche la Deposizione dei Musei Vaticani). Alla di lui morte, la sorella vendette il Riposo durante la Fuga in Egitto al principe Camillo Pamphilj. Da allora la tela è rimasta nel possesso di questa famiglia.
Caravaggio e il Cantico dei Cantici
Il Riposo durante la Fuga in Egitto del Caravaggio celerebbe un riferimento preciso al Cantico dei Cantici che si vuole composto dal re Solomone. Infatti, Giuseppe regge lo spartito della musica che l’angelo sta eseguendo in modo che quest’ultimo possa leggerlo.
Non si tratta però di uno spartito qualunque. Le note consentono di affermare con precisione che si tratti di un brano del musicista fiammingo Noel Bauldewijn (1480-1529) scritto nel 1519 che trova ispirazione, appunto, nel Cantico dei Cantici.
Dal punto di vista teologico, l’interpretazione cristiana vuole che il Cantico celebri l’amore mistico tra Gesù e la sua sposa, ovvero la Chiesa.
L’originalità di Caravaggio, l’angelo e la fuga in Egitto
Il Riposo durante la fuga in Egitto è un tema trattato anche da altri grandi artisti oltre Caravaggio. Tiziano (1488-1576) e Federico Barocci (1535-1612) per citarne due. Si tratta però ci composizioni ben differenti, se vogliamo più conformiste.
A nessuno, diciamolo, era mai venuto in mente di posizionare un angelo, dal viso di fanciullo ma dal corpo di fanciulla, di spalle in mezzo tra Giuseppe e la Vergine.
E, diciamolo ancora, nella tela è la veste (non trovo altro termine) a farla da padrona. Il bianco è quello delle camicie e delle tuniche del Caravaggio: da solo illumina la scena.
La cintura che cinge la vita dell’angelo va osservata da vicino. E’ come costituita da un elaborato intreccio di fasce diverse. Poi c’è il formidabile fiocco e lo strascico che, per fortuna, pudicamente (si fa per dire) avvolge le gambe dell’angelo.
I capelli biondi dell’angelo e le sue ali sono perfette. Ma questi particolari tendono a sfuggire.
La Vergine della Fuga in Egitto
La Vergine tiene teneramente tra le braccia il Bambino. Caravaggio, a differenza di quanto farà qualche anno dopo (Madonna dei Pellegrini, Madonna dei Palafrenieri), si attiene alla tradizione e, comunque, il suo pennello fa la differenza.
La Vergine ha il capo abbandonato sulla spalla sinistra (la spalla che spesso il Caravaggio sceglie per queste posture). I capelli castani avvolti intorno al capo mentre un velo le corre intorno al collo e alle spalle (anche qui, un velo caro all’artista).
Il Bambino è di incredibile dolcezza. Il suo orecchio un piccolo capolavoro. Tra le opere di Caravaggio giunte fino a noi vi sono poche rappresentazioni del Bambino (al di là di quelle nelle quali è rappresentato già grande) ma questa è certamente la più felice.
Scrisse il già citato Giulio Mancini su Caravaggio e sui caravaggeschi: “…fa bene una figura sola, ma nella compositione dell’historia et esplicar affetto, pendendo questo dall’immagination e non dall’osservanza della cosa …non mi par che vagliano”.
Caravaggio, nel Riposo durante la fuga in Egitto, invece, si cimenta proprio con il racconto di una storia e, come sempre, lo fa ispirandosi al vero. Diamogli atto di non essere, neanche in questo, secondo a nessuno.
Approfondimenti
Se siete a Roma alla Galleria Doria Pamphilj per ammirare questa tela, non dimenticate le altre opere del Merisi nella Città Eterna: Caravaggio a Roma, un percorso ragionato.
Sempre a Palazzo Doria Pamphilj è custodita anche un’altra opera del Merisi, la Maddalena Penitente
Non lontano dalle tele di Caravaggio e dalla Galleria Doria Pamphilj, potete ammirare anche altre opere memorabili, cliccate Roma: passeggiare per volte barocche
Per una biografia di Caravaggio cliccate Caravaggio: vita e opere.
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