Santa Maria del Popolo a Roma conserva, nella Cappella Cerasi, due tele del Caravaggio: la Crocifissione di San Pietro e la Conversione di San Paolo. Pietro e Paolo sono i santi patroni di Roma e, dunque, sono anche argomenti cari alla pittura romana. Infatti, intorno al 1542, papa Paolo III Farnese aveva commissionato a Michelangelo due affreschi esattamente sugli stessi temi per la sua Cappella Paolina in Vaticano.
Sessanta anni dopo l’opera di Michelangelo Buonarroti, nel settembre del 1600 a Caravaggio, che aveva appena terminato le tele della Cappella Contarelli a San Luigi dei Francesi, arriva un’altra importante committenza che riguarda proprio gli apostoli Pietro e Paolo.
Caravaggio Santa Maria del Popolo e la Cappella Cerasi
Curiosamente, come nel caso del Cardinal Contarelli, anche questa volta si tratta di un banchiere della chiesa. A richiedere le opere è infatti Tiberio Cerasi (1544-1601), tesoriere generale della Camera Apostolica. Egli aveva acquistato la cappella nella chiesa di Santa Maria del Popolo pensando alla propria sepoltura e si rivolse a due grandi del suo tempo per adornarla.
Al centro della cappella, infatti, si trova l’Assunzione della Vergine di Annibale Carracci. Ai lati le due tele del Caravaggio delle quali abbiamo detto: la Crocifissione di San Pietro e la Conversione di San Paolo.

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Merita dire che l’impianto generale della Cappella Cerasi è dovuto a Carlo Maderno e che gli affreschi delle due volte sono di Giovan Battista Ricci per il vano d’ingresso e del Carracci e di Innocenzo Tacconi per la cappella vera e propria.
Tiberio Cerasi morì prima di poter vedere terminata l’opera lasciando erede dei suoi beni l’Ospedale di Santa Maria della Consolazione. Quest’ultimo fatto, come vedremo, ha una sua importanza.
Caravaggio e le doppie versioni della Cappella Cerasi
Infatti, Caravaggio realizza una prima versione delle due opere entro il 1601 ma il Cerasi è già venuto a mancare nel maggio di quell’anno. Parte da qui una vicenda che ha un finale ben noto ma diverse versioni degli eventi accaduti.
Infatti, le due tele del Caravaggio oggi nella Cappella Cerasi non sono le due opere dipinte nel 1601 (che peraltro erano su tavola e non su tela come le attuali) ma due nuovi dipinti eseguiti successivamente. Tant’è che essi vennero posti nella cappella solo nel 1605.

Sul perché di questa doppia esecuzione vi sono versioni discordanti. Potrebbe essersi trattato di un rifiuto opposto alle due prime opere dall’Ospedale di Santa Maria. Oppure, come sostiene anche Antonio Paolucci, una mossa a sorpresa di Caravaggio che, temendo ritardi nei pagamenti da parte dell’Ospedale, preferì vendere rapidamente le opere al cardinale Giacomo Sannesio. Un’ulteriore possibilità potrebbe invece essere quella che le prime due opere per dimensioni non fossero adatte alla conformazione della cappella che, mentre Caravaggio le dipingeva, poteva non essere ancora ultimata.
Mentre la prima Crocefissione di San Pietro è andata persa, quella della Conversione di San Paolo è invece oggi parte della collezione Odescalchi.
Caravaggio Crocefissione di San Pietro

Sono diversi gli aspetti innovativi di quest’opera. Certamente il taglio della scena con la croce tagliata alle estremità per indurre la sensazione che la scena continui al di fuori. Le posizioni dei tre personaggi intenti alla crocefissione che impedisce di vederne i volti. Ma, nel contempo, la forte cromia delle loro vesti e la perfezione delle anatomie.
Aggiungerei anche il buio che avvolge la scena a cui fanno da contrasto i due bianchi del drappo che cinge San Pietro e la camicia dell’uomo che cerca di alzare la croce facendo leva con la schiena. Poi c’è il particolare di strada dei piedi neri del personaggio appena citato.
Ma non perdete i piedi di San Pietro e le mani (perfette) che stringono la croce subito sotto di essi. Il collo e la manica della camicia del personaggio a cui appartengono (le mani) sono anch’esse grandi pennellate.
Ovviamente, il capolavoro è la testa di San Pietro. Il suo sguardo indecifrabile di chi va incontro alla morte senza paura ma, forse, conscio della sofferenza che lo attende.
La Conversione di Paolo di Santa Maria del Popolo
L’opera ha suscitato nel tempo numerosi commenti relativi al ruolo del cavallo. C’è anche chi l’ha definita (scherzosamente) la conversione del cavallo. E chi nota come la scena potrebbe, in realtà (complice il fondale nero) avvenire in interni: in una stalla, per precisione.

Certo, ci sono anche altri casi nei quali il cavallo la fa da protagonista. Ad esempio, nell’analoga tela del Parmigianino o in quella del Moretto. Anche qui il cavallo recita un ruolo di primo piano, ma sono cavalli eroici, rampanti, regali.
Nella tela del Merisi, invece, il cavallo sembra appena staccato dal carretto. Non è un elegante purosangue ma un mansueto cavallo da tiro. Adesso, nessuno ci può dire quale cavallo montasse San Paolo, magari una modestissima cavalcatura. Anzi, esistono ottime possibilità che in realtà andasse a piedi, come si può intuire dai testi sacri che narrano l’episodio:
“E durante il viaggio, mentre si avvicinava a Damasco, avvenne che, d’improvviso, sfolgorò intorno a lui una luce dal cielo e, caduto in terra, udì una voce che gli diceva: Saulo, Saulo, perché mi perseguiti? Egli domandò: Chi sei, Signore? E il Signore: Io sono Gesù, che tu perseguiti. Egli, tutto tremante e spaventato, disse: Signore, che vuoi che io faccia? Il Signore gli disse: Alzati, entra nella città e ti sarà detto ciò che devi fare”.
Dunque, il cavallo potrebbe essere un espediente artistico-morale per evidenziare il passaggio di Paolo da una condizione di potere e preminenza ad una di ben più umile sottomissione.
Il cavallo di Caravaggio
Comunque, il cavallo di Caravaggio non sarà forse un purosangue ma resta di certo un grande pezzo di pittura. A cominciare dalla criniera e dalla perfetta resa della muscolatura per finire con il morso di ferro restituito in ogni particolare.
Paolo è a terra. Le braccia aperte nel gesto della Croce, lo stesso gesto, per inciso, della Vergine dipinta lì accanto dal Carracci. Gli occhi sono chiusi, abbagliati dalla luce, l’elmo con la piuma bianca a terra accanto alla testa, la spada a fianco a sinistra. La luce è tutta per lui e per il suo mantello arancione che occupa la base della tela. Tra le zampe del cavallo, le gambe dalle vene turgide ed i piedi nudi dello scudiero.
Non lontano dalla chiesa di Santa Maria del Popolo e ad un passo da San Luigi dei Francesi, si trova un’altra immensa tela del Caravaggio. Clicca qui di seguito per leggerne la storia Caravaggio: la Madonna dei Pellegrini
Se invece voleste incamminarvi per un tour delle opere di Caravaggio a Roma, leggete: Caravaggio a Roma: un percorso ragionato
Infine se volete consultare l’elenco di tutte le opere di Caravaggio con i link agli articoli pubblicati da ArtePiù, cliccate Caravaggio: tutte le opere.
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