Cibiana in Cadore è un villaggio di alta montagna reso unico da oltre 50 murales che ne popolano le case. Siamo non lontani dalla mondanissima Cortina d’Ampezzo ma qui, invece, il tempo si è fermato.
Murales di Cibiana: la storia
Il progetto di rendere Cibiana un luogo di arte vissuta nasce all’inizio degli anni ’80 per opera di Osvaldo da Col e del pittore Vico Calabrò. Ovvero, all’epoca, rispettivamente direttore della Pro Loco di Cibiana e insegnante d’arte nella locale scuola.
L’obiettivo è quello di contrastare lo spopolamento e dunque la morte di Cibiana e delle frazioni di Masarié e Pianezze creando un’attrattiva turistica. Del resto, il flusso di villeggianti lungo la strada statale dell’Alemagna che da Belluno si arrampica per il Cadore e l’Ampezzo è importante. Intercettarne anche una piccola parte avrebbe generato il volano necessario a salvare il borgo.

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L’inizio
Così nel luglio del 1980 tre artisti si mettono all’opera. Sono Aldo De Vidal (Lorenzago di Cadore, 1912 -2006), Giuliano de Rocco (Canale d’Agordo 1934) e Vico Calabrò (Agordo 1938).
Il primo aveva al suo attivo la partecipazione alla 24° Biennale di Venezia, il secondo pittore di montagna tra il naif e la favola, il terzo alle spalle già un lungo percorso dedicato all’affresco.
L’idea è quella di rappresentare Cibiana: i suoi abitanti, le sue tradizioni, i suoi mestieri. Così Aldo De Vidal rappresenta Al squarador un artigiano che prepara le travi per la costruzione degli edifici. Giuliano de Rocco dipinge Letra de lontan, storia di una lettera che una giovane donna riceve dal marito emigrato. Vico Calabrò affresca Al mandolin de Lelo in ricordo di Lelo De Placido, ultimo liutaio di Cibiana.

Cibiana, Masarié e Pianezze: tre cicli di murales
Da quell’inizio i muri dipinti si sono moltiplicati. Ciò è avvenuto in momenti diversi lavorando nei tre paesini: dal 1980 al 1985 a Masarié; dal 1986 al 1990 a Cibiana di Sotto e dal 1991 al 2010 a Pianezze.
All’inizio ad essere coinvolti erano soprattutto artisti locali, più a loro agio con i temi e le tradizioni dei villaggi cadorini. Poi, mano a mano, la rosa dei pittori si è andata allargando e si aggiungono anche nomi molto noti. E’ il caso di Ernesto Treccani che nel 1985 dipinge su maiolica il suo L’Oselador, cioè l’antica attività della caccia di uccelli con trappole e stratagemmi.

Resta comunque la forte attenzione al territorio ed alle sue caratteristiche qualificanti. Ad esempio i mestieri che ruotano intorno al ferro ed alla produzione di chiavi, un’attività storica di questi luoghi. Così anche tutte le attività collegate al legno. Non mancano poi i gelati perché da queste parti, e in Val di Zoldo, la produzione di gelati è stato un mestiere esportato che ha condotto i cibianesi in giro per il mondo.
Alle volte il murales dedicato a un mestiere è dipinto sul muro di casa di un artigiano che lo esercita legando così indissolubilmente l’arte alla realtà sociale.

Cibiana: murales che diventano affreschi
In realtà, a Cibiana non possiamo parlare di street art quanto di affreschi ospitati su muri domestici. La tecnica pittorica utilizzata non è quella delle grandi performance della street art, ad esempio i murales di Tor Marancia a Roma. Non lo sono neanche le dimensioni qui ben più intimiste.
Siamo di fronte ad un borgo affrescato con un tema piuttosto definito ed il concorso di un numero di artisti così rilevante da rappresentare uno spaccato importante dell’arte italiana. E’ un po’ il caso di Doza che ha coinvolto grandi maestri italiani, clicca per leggere Dozza: street art d’autore.
Oppure a Calvi nell’Umbria con i suoi murales dedicati al presepe o Azzinano dove i muri raccontano i giochi di una volta…
