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Cimabue: la Maestà di Santa Trinita

La Maestà di Santa Trinita di Cimabue (1240-1302), oggi agli Uffizi a Firenze, ci racconta gli ultimi anni del ‘200 attraverso gli occhi e il pennello di un protagonista assoluto di quel secolo.

Cimabue Maestà di Santa Trinita: la storia

Giorgio Vasari nella Vita di Cimabue ricorda specificamente la Maestà degli Uffizi e lo fa dandoci conto delle sue due diverse collocazioni. Vediamo:

Avendo poi preso a fare per i monaci di Vall’Ombrosa nella Badia di Santa Trinita di Fiorenza una gran tavola, mostrò in quell’opera, usandovi gran diligenza per rispondere alla fama che già era conceputa di lui, migliore invenzione, e bel modo nell’attitudini d’una Nostra Donna, che fece col Figliuolo in braccio e con molti Angeli intorno che l’adoravano in campo d’oro; la qual tavola finita, fu posta, da que’ monaci in sull’altar maggiore di detta chiesa, donde essendo poi levata, per dar quel luogo alla tavola che v’è oggi di Alesso Baldovinetti, fu posta in una cappella minor della navata sinistra di detta chiesa.

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Cimabue – Maestà di Santa Trinita – Uffizi

Dunque, per seguire le mode, i monaci tolsero dall’altare maggiore un Cimabue e vi misero un Baldovinetti (absit iniuria verbis, per carità). Ma le cose andarono ancora peggio perché la Maestà di Cimabue fini per essere posizionata non più in chiesa ma in un ambiente interno del monastero.

Fortunatamente, nel 1810 entrò in possesso delle Gallerie dell’Accademia e, dal 1819, degli Uffizi. Qui oggi è esposta in una formidabile sala che la vede in confronto con una Maestà di Giotto ed una di Duccio di Boninsegna e con il Polittico di Badia di Giotto, Capolavori memorabili del Duecento toscano.

Cimabue Maestà Uffizi: l’opera

La Maestà di Santa Trinita di Cimabue è una tempera su tavola ed ha dimensioni formidabili: 385×223 cm.

Unanimamente datata verso la fine del percorso artistico di Cimabue, tra il 1290 ed il 1300, vede convivere modi addirittura confliggenti dell’arte di questo maestro. Ovvero antichi archetipi bizantini ed una apertura alla prospettiva ed alla pittura naturalistica dell’essere umano.

La Vergine è infatti ritratta nelle forme dell’Odigitria, ovvero di colei che, indicando il Figlio, mostra ai fedeli la via della salvezza. Quest’ultimo benedice con la mano destra e tiene nella sinistra il rotolo della legge. Anche le loro vesti si richiamano ai canoni stilistici bizantini benché l’ampio bordo della veste sui toni del rosso che sporge dal manto blu della Vergine è un notevole effetto di colore.

Intorno alla Vergine e al Bambino otto angeli dalle ricercate acconciature dei capelli e dalle ali multicolori. Emerge forte nei loro visi, come anche in quello della Vergine un naturalismo che allontana Cimabue da Bisanzio.

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I profeti Abramo e David

I profeti e il trono

Ci sono due aspetti particolari della Maestà di Cimabue degli Uffizi. Il primo sono i quattro profeti rappresentati al di sotto del trono della Vergine. Si tratta, da sinistra, di  Geremia, Abramo, David e Isaia. Essi tengono tra le mani pergamene con passaggi delle Scritture che trattano il mistero dell’Incarnazione e della Verginità di Maria.

Si tratta di ritratti a tutto tondo, forse più primordiali di quanto andava dipingendo in quegli anni Giotto, ma certamente sulla strada della modernità.

Il trono, anche se in misura minore rispetto alla Maestà di Giotto lì accanto, è una struttura architettonica votata alla prospettiva. L’accentuata concavità della base ne esalta la profondità come fanno gli angeli: i primi sei disposti a coppie in una teoria ascendente verso la sommità del trono. Gli ultimi due alle spalle del trono stesso proprio per identificare uno spazio che continua.

Maestà tra Duecento e Trecento: Approfondimenti

Una Maestà della Vergine è la rappresentazione della Vergine in trono con il Bambino in grembo, circondata da una corte di angeli e, alcune volte, anche di santi. Tipicamente, si tratta di opere di dimensioni particolarmente considerevoli destinate ad occupare uno spazio preminente nell’edificio sacro a cui erano destinate. Questa iconografia trovò una particolare diffusione tra XIII e XIV secolo.

Su ArtePiù potete trovare diversi articoli dedicati ad alcune delle maggiori Maestà giunte fino a noi:

Fabrizio Sciarretta

Laureato in Economia alla LUISS e Master in Business Administration della Carnegie Mellon University di Pittsburgh, Fabrizio Sciarretta ha dedicato i primi anni della sua attività professionale al giornalismo economico. Rientrato dagli Stati Uniti, ha operato per circa un ventennio nella consulenza di organizzazione e direzione aziendale, ricoprendo incarichi di top management in Italia per due multinazionali americane del settore. Ha poi scelto la strada dell’impresa e da alcuni anni è impegnato come imprenditore nel settore della sanità. E’ stato membro dell'esecutivo di ANISAP Lazio e consigliere d’amministrazione di reti e raggruppamenti d’imprese. Lion da sempre, è stato presidente fondatore del Lions Club Roma Quirinale. Nel 2008 ha abbandonato la Capitale in favore della Sabina, e non se ne è pentito affatto.

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