Treasures from the Wreck of the Unbelievable, ovvero la mostra di Damien Hirst a Palazzo Grassi è un evento artistico mediatico da non perdere. E questo è un fatto. Se poi voleste porvi interrogativi più profondi sul significato della sua opera, allora avreste il vostro bel da fare. Infatti, che Damien Hirst sia un maestro del marketing dell’arte, è un altro fatto.
Che possieda una fantasia ed una creatività geniali è indiscutibile. Come anche il fatto che abbia le mani d’oro, sia per le cose che fa che per quanto gli rendono. Il problema, però, guardando gli eccezionali ritrovamenti fatti da Hirst sul suo incredibile relitto, è quale sia il confine tra arte e consumismo. E se tra i due esista un confine che non si dovrebbe oltrepassare.
Certo, il concetto di “bottega” non lo ha inventato Hirst e nemmeno la produzione in serie artigianale dell’arte. Lo avevano presentissimo le maestranze romane e gli artisti del Rinascimento, per prendere due esempi lontani temporalmente tra loro. Ma nell’incredibile relitto di Hirst di materiale da vendere ce n’è parecchio. Pensateci quando passerete davanti alle vetrine colme di piccoli, eleganti, preziosi oggetti.
Ma veniamo alla mostra.
I Tesori di Damien Hirst a Palazzo Grassi
La storia è, diciamolo, formidabile. E la messa in scena anche. In pratica, la mostra di Palazzo Grassi raccoglierebbe buona parte dei tesori recuperati grazie al ritrovamento della nave che – a cavallo tra il I ed il II secolo d.C. – sarebbe naufragata nell’Oceano Indiano con tutti i tesori di Cif Amotan. Quest’ultimo sarebbe stato un liberto di Antiochia immensamente ricco ed avido collezionista di oggetti d’arte della sua epoca.
Il ritrovamento, avvenuto nel 2008, permetterebbe oggi di rivelare al pubblico, dopo anni faticoso recupero, quanto salvato dal mare. Così nelle sale ai “reperti” si alternano maxischermi dove è possibile vedere le operazioni di recupero subacqueo testimoniate anche da un apposito video-documentario.
Al visitatore, però, qualche dubbio sulla veridicità del ritrovamento viene quando ad oggetti apparentemente coerenti con la storia si intervallano figure più o meno ricoperte di residui marini ma nelle quali si riconoscono le sembianze di Pippo e Topolino. O i busti di Cif Amotan che assomigliano a Damien Hirst…
O i curatori si sono sbagliati o questo relitto, oltre ad essere unbelievable, potrebbe anche essere frutto della fantasia…
Unbelievable Wreck: un omaggio all’estro di Hirst
A dare il tono alla mostra è un colosso di oltre 18 metri posto nel cortile del palazzo: “Demone con Coppa” è il suo titolo. Mano a mano che salirete i tre piani del palazzo o la sezione della mostra ospitata alla Punta della Dogana, le due prestigiose sedi veneziane della Fondazione Pinault, le sorprese non mancheranno.
Certo alla creatività di Damien Hirst non è mancato il modo di unire l’antico e il moderno, il classico e l’ìnaspettato, per dar vita ad un tesoro formidabilmente ecclettico dove, certamente, troverete l’oggetto che vorreste avere nel vostro tesoro personale. Le opere che si susseguono nelle sale trovano infatti la loro ispirazione nelle culture e nelle civiltà tra loro più lontane e diverse.
Del resto, non era questo l’intento di Cif Amotan nel mettere insieme la sua collezione? Così, in continua contaminazione, pietre e metalli preziosi, smalti, bronzi, ricercate riproduzioni di antichi oggetti si rincorrono nelle sale.
Una mostra da non perdere, dunque, perché – al di là di tutto – all’estro bisogna sempre rendere omaggio.