E’ attribuita al Maestro di Montone, forse identificabile con Baldassarre Mattioli del quale si hanno notizie a Perugia tra il 1410 ed il 1443, la Dormitio Virginis dipinta nel 1432 ed oggi custodita presso il Museo dell’Opera del Duomo di Perugia.
In questa tavola stretta e lunga, un dossale d’altare, la Vergine è distesa sul suo letto di morte in primo piano di fronte allo spettatore. E’ in corso la veglia funebre. Gli apostoli, ognuno reggendo un cero, sono disposti sui tre lati affastellati tra loro. Al di sotto del letto ne spuntano dalle tuniche le dita nude dei piedi calzate di sandali. Non perdetevi San Pietro che inforca gli occhiali.
Dormitio Virginis del Maestro di Montone: l’opera
Possiamo leggere l’opera affidandoci a quanto ne dice la didascalia fornita dallo stesso Museo:
“Magnificat anima mea Dominum: L’anima mia magnifica il signore, sono le prime parole della preghiera, scritte nel libro aperto sul petto della Madonna, qui raffigurata anziana e pallida.
La lode di Maria a Dio si inserisce in un’atmosfera di tristezza sospesa che pervade il momento del trapasso della Vergine, chiamata Dormitio Virginis, il sonno mortale di Maria prima di essere assunta in cielo.
L’immagine racconta una circostanza a metà tra il dolore per la separazione del lutto e una speranza ultima che va oltre la morte. Gli Apostoli, individuati per nome dalle iscrizini sulle aureole, assistono pensosi e raccolti in preghiera, tutti con in mano oggetti e una candela, accompagnando, come in processione, il corpo della Madre di Cristo distesa su un catafalco.
Nella parte bassa della tavola si contano dieci tracce di bruciatura lasciate proprio dal fuoco delle candele. Questo dettaglio testimonia una particolare foma di devozione. Si accendevano i lumi sotto gli immagini degli Apostoli e si lasciavano ardere. L’ultimo a spegnersi indicava quale santo invocare per ottenere la guarigione.
Sempre osservando il bordo inferiore della tavola si legge il nome del committente; ser Pietro di Giovanni “insieme ai suoi parrocchiani”.
I due stemmi in basso sono quelli del Comune di Perugia (il Grifo) e quello di Papiano (torre con una pantera), riferimento della provenienza dell’opera eseguita in origine per la chiesa di Santa Maria di Papiano e spostata poi nella cattedrale di San Lorenzo, nella cappella di Santo Stefano, nel 1851, per volontà del vescovo Pecci”.
Baldassarre Mattioli, Gentile da Fabriano e il Gotico
La Dormitio Virginis è datata al 1432. Undici anni prima, nel 1423, Gentile da Fabriano aveva dipinto l’Adorazione dei Magi capolavoro del Gotico Internazionale e certamente un pilastro della storia dell’arte.
Nella Dormitio Virginis del Maestro di Montone o Baldassarre Mattioli il gotico è evidente ma è, vorrei dire, antico. Eclettico, estroso ma certo non aperto alle sfide di un Rinascimento del quale ormai spirava il vento.
L’Autunno del Medioevo
Ha scritto Emanuele Zappasodi nel suo saggio L’Autunno del Medioevo a Perugia:
“… alcuni echi di Gentile affiorano anche nell’allucinata Dormitio Virginis del 1432 (Perugia, Museo del Capitolo di San Lorenzo; cat. 1.4), insolito dossale, proveniente da Santa Maria di Papiano, castello fuori Perugia nel contado di Porta San Pietro, in direzione di Marsciano.
Dietro alla decorazione sovraccarica e chiassosa di quest’opera c’è, in realtà, un travisamento radicale dell’arte del marchigiano, un gusto antitetico al suo mimetismo orafo. Il san Pietro dalla calvizie incipiente, aggrottato per lo sforzo della lettura, dalle mani artritiche che reggono il libro, ne mostra al meglio l’espressività violenta e tormentata, che sembra presupporre un’esperienza nordica ancora sfuggente.
Maria Rita Silvestrelli ha proposto di identificarne l’autore con Baldassarre Mattioli, pittore ricordato dal 1410, morto a Perugia nel 1443, e titolare di alcuni beni a Morleschio, dove nella parrocchiale si conserva una Vergine col Bambino tra angeli e i santi Paolo e Pietro, sicuramente della stessa mano. Nelle loro fisionomie scavate i santi si leggono d’un fiato con gli apostoli del 1432, vicini anche nel motivo caro a Gentile, mediato dagli affreschi Trinci, del manto risvoltato che ricade inguainando le spalle…
Il richiamo all’esperienza nordica mi sembra molto corretto e ben si intravede nella forzatura dei caratteri dei personaggi.
Museo del Capitolo di San Lorenzo – Approfondimenti
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