Il Duomo di Cefalù, famoso per i suoi mosaici, vi colpirà per la possente mole – forse eredità di antiche vocazioni difensive – che domina come da un’acropoli l’abitato ormai evolutosi da borgo di pescatori ad attraente meta di vacanza.
Duomo di Cefalù: storia minima
Quando vi entrerete, non rimarrete delusi: i suoi mosaici sono all’altezza delle aspettative. In realtà, ciò che credo desti meraviglia non sono tanto i mosaici in se quanto la loro applicazione nel contesto di un’architettura romanica caratterizzata dagli alti slanci dell’abside e dalla profondità della stessa determinata dalla struttura a croce latina dell’edificio.
Così, c’è chi si è chiesto (giustamente) se il normanno Ruggero II (1095-1154), primo a portare il titolo di Re di Sicilia, avesse in mente, al momento dell’edificazione della chiesa, di adornarla con i mosaici che oggi vediamo oppure no.
Resta il fatto che, divenuto Re di Sicilia nel 1130, l’anno dopo diede avvio ai lavori di costruzione del Duomo di Cefalù con tutta la grandiosità necessaria ad ospitare un giorno le tombe sue e della sua consorte.
Mosaici del Duomo di Cefalù: in diretta da Bisanzio
Fatta l’usuale premessa che questo articolo non è una guida alla visita ma un breve insieme di appunti, ci sono due elementi particolarmente importanti da sottolineare ancor prima di alzare lo sguardo vero i mosaici.
Il primo è che questo insieme di decorazioni musive (oltre 650 metri quadri) sono le più antiche della Sicilia normanna. Ad esse seguiranno, ancora sotto Ruggero, i mosaici della Cappella Palatina del Palazzo dei Normanni a Palermo e i contigui decori musivi della Sala del Re e quelli della Chiesa delle Martorana. Poi, sotto re Guglielmo II il Buono (1153-1189), gli straordinari mosaici del Duomo di Monreale.
Dunque, il duomo di Cefalù rappresenta il punto di partenza per l’esplorazione dei mosaici normanni di Sicilia.
Il secondo punto fondamentale è che vi è un generale consenso intorno al fatto che questi mosaici siano stati eseguiti da maestranze che Ruggero fece arrivare da Bisanzio. Dunque, sarebbero direttamente ricollegabili all’iconografia vigente a Costantinopoli a metà del XII secolo.
Peraltro, i maestri bizantini realizzarono un’opera di grande raffinatezza anche dal punto di vista tecnico. Infatti ricorsero a tessere che non superano il centimetro di lato ed utilizzarono anche la madreperla
Per essere precisi, questo ragionamento attiene alla porzione più antica dei mosaici, realizzati nel 1148 ed occupanti l’abside e la crociera mentre quelli delle pareti sarebbero stati realizzati successivamente, probabilmente addirittura sotto il regno del figlio di Ruggero, Guglielmo I.
Come poi accadrà anche nelle successive decorazioni musive realizzate durante il regno normanno, è il Cristo Pantocratore a dominare la scena qui (a Cefalù) circondato da una teoria di profeti e santi. Non troviamo, cioè, quelle finalità narrative, quelle scene tratte dalla sacre scritture, che adornano invece i grandi impianti musivi palermitani appena citati.
Mosaici della Cattedrale di Cefalù: le scene
Poiché è perfettamente inutile rifare ciò che qualcun altro ha già fatto benissimo, per la descrizione di dettaglio dei mosaici del duomo di Cefalù vi propongo il testo presente nel sito del duomo spesso www.cattedraledicefalu.com Eccolo qui a seguire:
“Tutte le figure in mosaico appaiono disposte su fondo aureo. Ciascuna figura è accompagnata dal proprio titulus in greco e in latino che ne permette l’esatta identificazione. Secondo la tradizione iconografica bizantina, le figure sono disposte come in una processione liturgica rispettando un principio rigidamente gerarchico.
Sul catino dell’abside domina l’immagine ieratica del Cristo Pantocratore.
I profeti che annunziarono l’avvento di Cristo sono collocati nei registri più alti della decorazione parietale.
Duomo di Cefalù: i mosaici della fasce
Nelle tre fasce sottostanti si trovano la Vergine, teotokos (la Madre di Dio), la panaghia (la tutta santa), orante elegantemente drappeggiata, i cui piedi si poggiano su un cuscino regale. Ella è fiancheggiata da quattro arcangeli: Raffaele, Michele, Gabriele e Uriele. L’importanza cromatica delle vesti mette in risalto l’umanità di Maria (il bleu della tunica) rivestita dalla grazia divina (il rosso del manto).
Nella seconda, ai lati della finestra centrale ci sono gli apostoli Pietro e Paolo accompagnati dagli evangelisti: Marco, Matteo, Giovanni e Luca, nella terza fascia. Infine, nella quarta fascia sono rappresentati gli apostoli Filippo, Giacomo, Andrea, Simone, Bartolomeo e Tommaso. Simmetricamente disposti in gruppi di tre.
Sulle pareti del bema, i mosaici di fattura successiva rappresentano le icone dei Santi e Profeti che dall’altezza della partitura delle figure absidali si dispongono su quattro registri.
Sulla parete sinistra racchiuso in un tondo appare la figura di Melchisedek fiancheggiata dalle figure intere di Osea e Mosé.
Nella fascia immediatamente inferiore stanno Gioele, Amos e Abdia.
Più sotto i santi diaconi Pietro, Vincenzo, Lorenzo e Stefano. Più in basso sono infine rappresentati i Santi Gregorio, Agostino, Silvestro e Dionigi.
Sulla parete destra, nella fascia superiore, si trova la figura a mezzo busto di Abramo, racchiusa entro un tondo e fiancheggiata dalle figure intere di Davide e Salomone.
Nella fascia sottostante sono raffigurati i Profeti Giona, Michea e Nahum, cui seguono i Santi guerrieri Teodoro, Giorgio, Demetrio e Nestore. Nella fascia inferiore, infine. Le figure dei Santi orientali Nicola, Basilio, Giovanni Crisostomo e Gregorio Nazianzeno.
Nei mosaici delle vele della crociera sono rappresentati Cherubini, Serafini e altre figure angeliche.
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