I mosaici del Duomo di Monreale rappresentano, probabilmente, il momento fondante per l’arte musiva dei secoli successivi. Ciò per la vastità del progetto e l’eterogeneità delle maestranze che concorsero alla sua realizzazione.
Curiosamente (o forse no, essendo la Sicilia al centro del Mediterraneo) a non grande distanza dal più grande apparato musivo del medioevo (Monreale) troviamo il maggior esempio di apparato musivo dell’antichità giunto fino a noi: i mosaici della Villa del Casale a Piazza Armerina.
Tenendo presente che questo articolo non è una guida per la visita (che richiede un apposito libro) ma una raccolta di spunti di approfondimento, vediamo di procedere.
Il Duomo di Monreale: storia minima
Ci troviamo in Sicilia ai tempi del regno normanno e, più precisamente, sotto Guglielmo II il Buono (1153-1189). L’edificazione del Duomo di Monreale avviene durante circa un ventennio: tra il 1170 e la morte del re nel 1189.
Dunque, successivamente ad altre chiese siciliane famose per i loro mosaici: il Duomo di Cefalù, la Cappella Palatina nel Palazzo dei Normanni e la Chiesa della Martorana a Palermo.
L’intento, pienamente riuscito, era di superare le precedenti per importanza e suntuosità. Nacque così un edificio sacro che aveva la funzione di chiesa reale (o Basilica, ovvero chiesa del re). Infatti, essa era unità al palazzo che Guglielmo aveva fatto contemporaneamente erigere e che oggi, dopo secoli di decadenza, ha assunto funzioni differenti.
Che dietro a tutto ciò vi fosse un ben preciso disegno politico è evidente. Infatti Monreale divenne sede vescovile nel momento della sua costruzione senza, cioè, che vi fosse un abitato e, dunque, un gregge di anime da amministrare.
E’ anche utile sapere che nel frattempo Palermo aveva, ovviamente, un suo arcivescovo. Si trattava dell’inglese Walter of the Mill, che i palermitani chiamavano (fantasiosamente) Gualtiero Offamiglio. Gulatiero era anche lui intento a costruire una chiesa: nientedimeno che la Cattedrale di Palermo.
Si è così ipotizzato se la parallela costruzione del Duomo di Monreale non debba inviarci un segnale sui rapporti tra vescovo e re e sulla rivendicazione dei reciproci poteri. L’argomento è ancora aperto.
I mosaici del Duomo di Monreale
6.000 metri quadri di mosaici d’oro si affastellano sulle pareti delle navate, nei transetti e nelle absidi del Duomo di Monreale. Ciò che rende quest’opera straordinaria non solo dal punto di vista artistico ma da quello della storia dell’arte, è il fatto che ad essa collaborarono spalla a spalla maestranze provenienti dai quattro angoli del Mediterraneo.
Gli italiani e gli stranieri. I romani, i veneti, i pisani, i pugliesi, ovviamente i siciliani. I greci e i bizantini, ma anche gli arabi ed i francesi di Provenza. Ognuno tornò a casa, da questo incredibile cantiere, contaminato e, certamente, intellettualmente ben più ricco di come vi fosse giunto.
Dice lo storico dell’arte Ernst Kitzinger nella sua opera I Mosaici di Monreale: “i vari artefici evidentemente erano tutti tenuti a impiegare un vocabolario che si è indotti a immaginare in forma grafica. Si è cioè portati a pensare che probabilmente esistesse una raccolta di disegni normativi alla quale attinsero tutti gli artisti…”.
Quando scorriamo con gli occhi le scene e gli infiniti personaggi che scorrono lungo le pareti, apprezziamo però anche le loro differenze: dunque un ‘vocabolario comune’ costruitosi attraverso condivisione di linguaggi ed esperienze diverse. Un ragionamento, quest’ultimo, da tener presente quando si analizzino i mosaici realizzati nei decenni e nei secoli successivi in giro per la Penisola.
Monreale: i mosaici e le loro storie
Impossibile descrivere compiutamente i mosaici presenti nell’edificio. A tal fine, è necessaria un’opera specifica. La più recente è, probabilmente, “Monreale. Il Duomo, i Mosaici, il Chiostro” di Lisa Sciortino. Non solo utilissima ma anche ricca di immagini di qualità.In sintesi, possiamo dire che il Duomo di Monreale ha una pianta a croce latina. L’abside principale ne è il punto di fuoco principale occupato da un gigantesco Cristo Pantocratore (tredici metri di altezza). Nelle absidi di destra e sinistra (guardando), rispettivamente, San Pietro e San Paolo. Al di sotto del Cristo Pantocratore, la Vergine Maria con il Bambino. Intorno, un’infinita Corte Celeste fatta di Santi, Sante, e Angeli. Nei transetti, scene della Vita di Cristo.
Le due navate raccolgono scene dell’Antico Testamento (dal diluvio universale ad Adamo ed Eva non v’è nulla che sia tralasciato!).
Nella grande controfacciata, la creazione di Eva e la presentazione di quest’ultima ad Adamo. Poi scene dalla vita dei santi Cassio, Casto e Castrese e, nella lunetta, la Madonna Odigitria.
Monreale: i portali
I portali del Duomo di Monreale meritano e non solo dal punto di vista artistico. Essi sono infatti parte della storia dell’arte. Spiegano quali fossero le capacità realizzative delle maestranze locali ed i loro antichi rapporti con l’arte bizantina.
L’attuale ingresso al Duomo, avviene attraverso il portale in bronzo del portico laterale. Questo è dovuto a Barisano di Trani (dunque pugliese ed autore anche del portale del Duomo di Trani) ed è composto da ventotto scene. Siamo probabilmente negli ultimi anni del regno di Guglielmo II.
Il portale della facciata prende invece il nome di Porta del Paradiso e venne realizzato nel 1186 da Bonanno Pisano. Le formelle delle quali è composto, narrano episodi del Vecchio e Nuovo Testamento.
Ancora una volta, come i capitelli dell’imperdibile Chiostro della Basilica di Monreale, sono la prova delle diversificate provenienze delle maestranze che lavorarono al magnifico sogno di Guglielmo II il Buono.
Visitare Palermo e la Sicilia
Se siete venuti a Monreale per i mosaici, non potete perdere il Chiostro della Basilica di Monreale. Il link è subito sopra.
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