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L’enigma Escher: paradossi grafici tra arte e geometria

Ho avuto a che fare con Escher per oltre cinquant’anni – ha esordito Rock Walker, il maggior collezionista internazionale di Escher, durante la presentazione della mostra L’Enigma Escher a Reggio Emilia – e ci sono state quasi una dozzina di mostre su Escher in Italia ma questa è quella che conta, la miglior mostra mai allestita”.

Del resto l’esposizione organizzata dalla Fondazione Palazzo Magnani di Reggio Emilia è stata curata da un Comitato Scientifico d’eccezione. Ciò non solo per il livello dei suoi membri ma per la forte complementarietà delle competenze messe in gioco. A coordinarlo l’eclettico Piergiorgio Odifreddi – logico matematico di fama internazionale – ed a comporlo Marco Bussagli,  storico dell’arte, docente dell’Accademia di Belle Arti di Roma; Federico Giudiceandrea, collezionista appassionato e conoscitore millimetrico del personaggio Escher e della sua opera e Luigi Grasselli, professore ordinario di Geometria e pro-rettore dell’Università di Modena e Reggio Emilia, un matematico che ha però per l’arte e per Escher una sensibilità particolare.

130 opere di Maurits Cornelis Escher

In effetti non si può che dargli ragione. Le 130 opere di Maurits Cornelis Escher che popolano le sale di Palazzo Magnani spaziano attraverso tutta l’opera del maestro olandese. Dai primissimi disegni di quando era studente alla Scuola di Architettura e Arti Decorative di Haarlem per poi andare avanti negli anni presentando opere note e meno note. Dal capo d’arte costituito dalla famosa “Metamorfosi” alle splendide incisioni di paesaggi abruzzesi, campani e calabresi realizzati durante i suoi viaggi in quelle regioni, veri pellegrinaggi spesso a piedi o a dorso d’asino.

Maurits Cornelis Escher
M.C. Escher – Another World – 1947

L’enigma Escher in mostra a Reggio Emilia

Le 130 opere provengono in primis dalla collezione di Federico Giudiceandrea e da musei quali la Galleria d’Arte Moderna di Roma e la Fondazione Wolfsoniana di Genova. Così a Palazzo Magnani si aprono di fronte al visitatore xilografie e mezzetinte che presentare le costruzioni di mondi impossibili, le esplorazioni dell’infinito, le tassellature del piano e dello spazio, i motivi a geometrie interconnesse che cambiano gradualmente in forme via via differenti.

Ha scritto infatti Escher di se stesso: “.con le mie stampe, cerco di testimoniare che viviamo in un mondo bello e ordinato e non in un caos senza forma, come sembra talvolta …. I miei soggetti sono spesso anche giocosi: non posso esimermi dallo scherzare con le nostre inconfutabili certezze. Per esempio, è assai piacevole mescolare sapientemente la bidimensionalità con la tridimensionalità, la superficie piana con lo spazio, e divertirsi con la gravità. E’ piacevole osservare che parecchie persone sembrano gradire questo tipo di giocosità, senza paura di cambiare opinione su realtà solide come rocce.”

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Day and Night – 1938

Opere dal 1922 fino agli ultimi anni

Ed ecco quindi le prime ricerche testimoniate da opere come Ex libris (1922), Scarabei (1935). Le grafiche suggestionate dai paesaggi italiani Tropea, Santa Severina (1931) dove Escher struttura lo spazio. Metamorfosi II (1940) una delle più lunghe xilografie a quattro colori mai realizzate per narrare una storia per immagini, in cui una scena conduce a quella successiva attraverso una sottile e graduale mutazione delle forme.

Le figure impossibili di Su e giù (1947) e di Belvedere (1958). Le straordinarie tensioni dinamiche tra figura e sfondo nei fogli come Pesce (1963). In mostra capolavori quali Tre sfere I (1945), Mani che disegnano (1948), Relatività (1953), Convesso e concavo (1955), Nastro di Möbius II (1963).

La mostra è inoltre concepita come una “macchina didattica” che consente di entrare “dentro” la creatività dell’artista e suggestive installazioni immergono il visitatore nel magico modo di Escher.

Escher: il rapporto con “il mondo dei numeri”

E’ evidente il rapporto che Escher ebbe con “il mondo dei numeri”. Ovvero il mondo della geometria (euclidea e non) e della matematica. Non meno intrigante è la sua ricerca su spazio reale e spazio virtuale, ovvero sul come “ingannare la prospettiva”. Infine, ma non ultima, la conoscenza che Escher dimostra delle leggi della percezione visiva messe in luce dalle ricerche della Gestalt.

 

escher puddle
M.C. Escher – Puddle, 1952

Indubbiamente c’è in Escher una sensibilità scientifica spiccata fin dai primi anni della sua produzione artistica – ha spiegato il Professor Luigi Grasselli – E’ una sensibilità che si affina a mano a mano che la sua produzione si rivolge verso alcune direzioni, in particolare verso quella che anche lui chiama la divisione periodica del piano, soprattutto a partire dal 1936 quando Escher visita l’Alhambra di Granada.

E’ un tema che ha molto a che fare con la geometria: si tratta infatti di una geometria anche molto sofisticata quando questi argomenti vengono declinati in modo sempre più raffinato. Escher non si ferma alla geometria euclidea, ha rapporti con matematici che gli fanno scoprire mondi diversi, geometrie non euclidee, spazi con più dimensioni, anticipa in qualche modo nelle ultime opere la teoria dei frattali. Escher supera il contesto geometrizzante: cioè non si ferma, come invece accade nell’Alhambra di Granada, all’utilizzo delle strutture geometriche a fini decorativi. E’ affascinante vedere come Escher riesca a entrare nello studio della matematica ma sia nel contempo un artista che sa far vivere le forme geometriche in opere d’arte”.

Il confronto con ispiratori, coevi e prosecutori

La mostra accoglie anche il confronto della produzione di Escher con opere di altri artisti – ispiratori, coevi e prosecutori – per comprendere come le scelte di Escher siano in consonanza con una visione artistica che attraversa i secoli. Essa parte dal Medioevo, interseca Dürer, gli spazi dilatati di Piranesi, passa attraverso le linee armoniose del Liberty (Secessione Viennese, Koloman Moser) e si appunta sulle avanguardie del Cubismo, del Futurismo e del Surrealismo (Dalì, Balla).

Vi sono poi coloro sui quali l’arte di Escher ha influito più o meno direttamente. Victor Vasarely (1906-1997), il principale esponente dell’Optical Art, Lucio Saffaro, il dirompente Keith Haring. In mostra, infine, anche esempi di come l’arte “applicata” di Escher, ovvero la trasformazione del suo estro in oggetti: scatole da regalo, francobolli, biglietti d’auguri; copertine dei long-playing.

Accompagna la mostra un ricco catalogo edito da Skira con testi di Piergiorgio Odifreddi, Marco Bussagli, Federico Giudiceandrea e Luigi Grasselli e accurate schede delle opere in mostra.

Maurits Cornelis Escher Biografia

Nacque il 17 giugno 1898 a Leeuwarden ma crebbe nella città di Arnhem con quattro fratelli. Mauk, come venne soprannominato, prese da ragazzo lezioni di carpenteria e sebbene non fosse particolarmente brillante in matematica e scienze, assimilò dal padre ingegnere l’approccio metodologico dello scienziato. Una delle sue materie preferite fu subito il disegno al quale si dedicò durante gli studi alla Scuola di Architettura e Arti Decorative di Haarlem.

Fu l’incontro con de Mesquita a stimolare in Escher l’interesse per la tecnica xilografica e le sue possibili sperimentazioni nella resa di effetti chiaroscurali e pittorici di grande raffinatezza. Al 1922 risale la sua visita a Firenze (primo di una serie di viaggi tra la Toscana e il sud d’Italia) e a Granada (dove visitò l’Alhambra) dai quali colse dettagli architettonici, decorativi e particolari inusuali che gli avrebbero fornito spunti per le sue composizioni. Nel 1935 si trasferì in Svizzera.

E’ a partire dal 1937 che si osserva un profondo cambiamento. Perde l’interesse per il mondo visibile, per la natura e l’architettura concentrandosi sulle proprie “visioni interiori” e realizzando un corpus significativo di straordinari giochi ottici, prospettive invertite, paesaggi illusionistici tra i più famosi. Trasferitosi nel 1941 con tutta la sua famiglia in Olanda continuò a lavorare intensamente fondendo le molteplici fonti di ispirazione che traeva dai suoi interessi (psicologia, matematica, poesia, fantascienza). Morì a Laren nel 1972.

Se vi trovate a Reggio Emilia

Allora leggete:

L’enigma Escher, paradossi grafici tra arte e geometria

Fondazione Palazzo Magnani
Corso Garibaldi, 29 – 42121 Reggio Emilia
Tel. 0522 454437 – 444446 / info@palazzomagnani.it
www.palazzomagnani.it