Il Gran Principe Ferdinando de’ Medici (1663 – 1713), l’erede al trono toscano, figlio del granduca Cosimo III e di Margherita Luisa d’Orléans, premorendo al padre il 31 ottobre 1713, non ebbe pieni doveri di Stato, potendo così sviluppare le sue passioni.
Ferdinando si distinse per l’amore per la cultura nel senso più ampio. I suoi interessi collezionistici si svilupparono in parallelo a quelli per teatro, musica e scienza rendendolo un faro nella sua Firenze.
Ferdinando De’ Medici Collezionista e Mecenate: la mostra
La mostra, a cura di Riccardo Spinelli, è ospitata nelle sale al piano nobile degli Uffizi dove sono presentate opere e documenti significativi della vicenda di Ferdinando de’ Medici. Le prime sezioni, una delle quali iconografica, dedicata all’immagine del principe, illustrano gli interessi per la musica e per il teatro e i luoghi di tale interesse, soprattutto la villa di Pratolino.
Accanto a lui si scorrono i suoi musici, i suoi librettisti, gli uomini che si occuparono della sua educazione, affidata ai ‘migliori ingegni’ della Firenze tardo secentesca. Una sezione è dedicata alle nozze con Violante Beatrice di Baviera, alle cerimonie fiorentine del tempo, ai lavori di adattamento della reggia di Pitti documentati da disegni e memorie.
Anton Domenico Gabbiani: pittore prediletto
Nelle sale successive, dedicate alla prima fase del collezionismo di Ferdinando, verranno presentati i pittori graditi al giovane principe, soprattutto fiorentini , verso i quali l’erede al trono mostrò una preferenza che in alcuni casi, come quello di Anton Domenico Gabbiani (1652-1726), non venne mai meno, anche quando i gusti di Ferdinando, allo scadere del Seicento, si orientarono verso le scuole extra-toscane.
Due settori nei quali il principe si distinse, nel collezionismo e nel mecenatismo, furono natura morta e scultura. Nel primo Ferdinando individuò in Bartolomeo Bimbi (1648-1729), quello che meglio poteva rappresentare la corrente compiutamente barocca di questo genere.
Al contempo, grazie a una fitta rete di procacciatori ed esperti, il principe fece arrivare in collezione dal mercato ‘straniero’, le opere dei una molteplicità di maestri che spesso lavorarono per lui anche a Firenze. Tra questi il napoletano Giuseppe Recco, Munari, Fardella, Crespi, Campidoglio, Tamm e tanti altri. Nel campo della scultura Ferdinando protesse i maestri locali, quelli formatisi a Roma all’Accademia Medicea, privilegiando Giuseppe Piamontini, Giovan Battista Foggini, Balthasar Permoser e Massimiliano Soldani Benzi.
La collezione di opere “antiche”
Un altro aspetto che l’esposizione degli Uffizi evidenzia è quello del collezionismo di opere antiche da parte del principe. Ferdinando infatti si interessò costantemente della pittura cinque-secentesca facendo arrivare a Firenze una mole enorme di dipinti. Oggi molti di essi fanno la ricchezza degli Uffizi, della Galleria Palatina, del Museo della Natura Morta di Poggio a Caiano.
Si tratta di opere quali la Madonna dal Collo Lungo del Parmigianino, la Madonna delle Arpie di Andrea del Sarto, la Pala Farnese di Annibale Carracci, la Visione di Margherita da Cortona del Lanfranco ma anche altre quali la Pala Dei di Raffaello, il Martirio di Santa Caterina di Riminaldi, la Discesa di Cristo dalla Croce’ di Cigoli.
In questo settore, l’intraprendenza collezionistica del principe raggiunse livelli mai visti in famiglia. Ferdinando, pur di assicurarsi i grandi capolavori sacri ancora conservati nelle chiese di Firenze, della Toscana e in altre zone d’Italia, procedette con una frenetica ‘campagna-acquisti’ di prestigiose pale. Per ottenerle fornenì copie, finanziò restauri delle strutture che contenevano gli originali, pagò cifre importanti alcuni capolavori sommi.
Ha commentato Antonio Natali, già direttore degli Uffizi: “I dipinti voluti per sé dal Gran Principe rappresentano tutt’oggi capi d’opera che sono fra i maggiori del nostro Cinquecento. Segno d’una disposizione culturale che gli consentiva di selezionare, con sapienza e acume, creazioni di quasi due secoli avanti che poi la storia avrebbe definitivamente consacrato”.
Poggio a Caiano: il Gabinetto di opere in piccolo
Ferdinando sviluppò però anche altri filoni collezionistici. Ad esempio, nella villa del Poggio a Caiano dette vita, sul finire del XVII secolo, a un Gabinetto di opere in piccolo nel quale fece confluire 174 dipinti di ridotte dimensioni (non dovevano superare una certa misura) riempiendo le pareti dal pavimento al soffitto. Il suo obiettivo era di ripercorrere scuole, maestri e tecniche pittoriche.
Allo scadere del Seicento, tuttavia, le preferenze artistiche di Ferdinando variano e si indirizzano verso le grandi scuole al di fuori della Toscana. Sono gli anni della scoperta di maestri quali Sebastiano Ricci e il nipote Marco, Giuseppe Maria Crespi, Alessandro Magnasco, Anton Francesco Peruzzini, Niccolò Cassana, Rosa da Tivoli, Francesco Trevisani e molti dei essi sono invitati da Ferdinando de’ Medici a Firenze.
Se volete vedere l’immagine con maggior definizione, cliccate Gabbiani Ferdinando de’ Medici con i suoi musici. Ferdinando è il secondo da sinistra.
Il Gran Principe Ferdinando De’ Medici Collezionista e Mecenate
fino al 3 novembre 2013
Galleria degli Uffizi – Firenze