Maria Cristina Finucci con il suo Wasteland porta alla Biennale di Venezia 2013 il Garbage Patch State. Uno stato che nessuna carta geografica ancora indica ma che per il mondo scientifico ha una superficie che si estende quanto la Penisola Iberica o due volte il Texas. È uno stato pericolosissimo per l’ambiente e per ciascuno di noi.
Dunque, come molte Nazioni il Garbage Patch State sarà a Venezia per la Biennale d’Arte 2013, da giugno a novembre. A ospitarlo sarà, sul Canal Grande, l’Università Ca’ Foscari. Infatti questo ateneo, oltre ad avere al suo attivo diverse iniziative di carattere espositivo, è punto di riferimento italiano per le politiche universitarie del rispetto ambientale, come attesta l’annuale classifica di GreenMetric, elaborata da Universitas Indonesia, sulle università sostenibili.
Maria Cristina Finucci: Wasteland

Wasteland, di Maria Cristina Finucci, è un’opera complessa che comprende numerosi interventi dell’artista italiana. L’avvio lo si è avuto l’11 aprile, a Parigi, con il riconoscimento del nuovo Stato, istituzionale e fittizio, da parte dell’UNESCO, non a caso nell’Anno dell’Acqua. Nel mese di settembre seguirà un’istallazione sempre della Finucci nella piazza del MAXXI di Roma. Si tratta di un progetto promosso da MAXXI Educational in collaborazione con il Master in Exhibit & Public Design dell’Università di Roma La Sapienza. E’ in programma anche una collaborazione con l’Università Roma Tre che ha già contribuito fornendo i tappi di plastica usati per le installazioni.
L’artista, per la rappresentazione a Venezia del nuovo Stato, ha ideato una specifica installazione. Una marea di tappi di plastica colorata, imbrigliati da reti che dal padiglione trapassano verso il Gran Canal, metafora dello straripare della plastica e dei rifiuti in tutti i mari e gli oceani del pianeta. All’interno del padiglione, la sua video-opera “ Dentro” , proiettata a 360°, darà allo spettatore la sensazione di essere immerso in un mare di plastica.
Patrocinata dal Ministero dell’Ambiente, Wasteland è un’opera pensata per sensibilizzare il mondo intorno a un problema che cresce minuto dopo minuto ed è immenso. Già oggi, se si potessero raccogliere tutte le immondizie che galleggiano su mari e oceani e quelle più pesanti, che ne tappezzano i fondali, si creerebbe un deposito di rifiuti più esteso dell’Himalaya e più alto dell’Everest.

Plastica: la morte del mare
Nel solo gorgo tra Hawaii e Giappone, nel Pacifico, si calcola “galleggino” 3,65 milioni di tonnellate di plastica. Circa 1 milione di pesci e altrettanti gabbiani muoiono all’anno per occlusione da ingestione di oggetti di plastica. Infatti i microframmenti della plastica buttata nei mari creano un “brodo” che è scambiato dai pesci per plancton. Così quelle sostanze, incamerate nelle carni dei pesci, arrivano a noi che a nostra volta le incorporiamo nei nostri organismi.
Anche l’opera, nella volontà dell’artista, è di tutti: chiunque infatti, sul blog del sito garbagepatchstate.org, potrà rendersi protagonista di questa Azione collettiva, sentirsi cittadino responsabile di uno Stato che oggettivamente ci appartiene essendo formato anche dai sacchetti di plastica, dai giocattoli rotti, dai palloni dimenticati da ciascuno di noi.
Il progetto di Cristina Finucci non si esaurisce dunque soltanto nella produzione di sculture, video o installazioni, ma consiste in un percorso di relazioni e comportamenti e in ciò che questi ultimi producono in termini di coinvolgimento intellettuale, oltre che emotivo, degli individui. Un progetto artistico, insomma, che si svolge nel tempo e include anche un risvolto immateriale di fare arte. Una modalità che raccoglie le istanze della società relazionandosi a essa, per contribuire alla conoscenza del fenomeno in questione. L’indispensabile precondizione per ogni effettivo cambiamento.
Per informazioni: thegarbagepatchstate.org
Biennale Venezia 2013 – Approfondimenti
Sempre in occasione della Biennale di Venezia 2013, ArtePiù ha pubblicato i seguenti articoli:
- Omar Galliani: Il sogno della Principessa Lyu-Ji al Florian
- Stefano Stipitivich: l’Arte al Caffè Florian di Venezia