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La Santa Veronica di Francesco Mochi: una folata di vento in San Pietro

Che la statua di Santa Veronica di Francesco Mochi (1580-1654) nella Basilica di San Pietro sia una pietra miliare del barocco romano è fuor di dubbio. E poiché su ciò son tutti d’accordo, andiamo direttamente a vedere l’opera.

Santa Veronica e la reliquia del Volto di Gesù

francesco mochi santa veronica
Francesco Mochi – Santa Veronica

Partiamo però da qualche cenno storico-evangelico. Veronica è colei che durante la salita di Cristo verso il Monte Calvario gli asciuga il sudore ed il sangue dal volto. Ma sul panno di lino con il quale compie questo atto di misericordia verso il Salvatore, ecco che appare il ritratto di quest’ultimo. Prende corpo così una delle più importanti reliquie della cristianità che nel suo percorso giunge fino a Roma.

Adesso voliamo in là di parecchi secoli ed eccoci nel XVII. Ormai da più di un secolo vanno avanti i lavori per realizzare la Basilica di San Pietro come la vediamo oggi. Papa Urbano VIII Barberini (1623-1644) si pone come obiettivo di definire lo spazio dell’altare maggiore della basilica.

La soluzione adottata è quella di porre l’altare, coronato dal baldacchino con le quattro colonne tortili realizzato dal Bernini tra il 1624 e il 1633, al di sopra della tomba di San Pietro. L’altare è anche al centro della cupola della basilica la quale è sorretta da quattro imponenti colonne.

Alla base di ciascuna di esse viene concepita una nicchia destinata ad ospitare una statua che fa riferimento ad una reliquia. Le reliquie sono a loro volta custodite nelle cappelle poste in corrispondenza delle colonne al di sotto del pavimento principale della basilica. Quest’ultima infatti si sviluppa su quattro livelli: quello della basilica odierna e tre livelli sotterranei.

Gian Lorenzo Bernini commissiona così quattro statue. Quattro veri e propri giganti. Lui stesso realizzerà San Longino (reliquia della Santa Lancia), a Francesco Mochi spetterà Santa Veronica (reliquia del Volto di Gesù), a Andrea Bolgi Sant’Elena (reliquia della Vera Croce) e a Francois Duquesnoy Sant’Andrea. In questo caso la reliquia era proprio la testa dell’apostolo. Paolo VI, per tener fede ad una promessa fatta da Sisto II, restituì però la reliquia alla città di Patrasso da dove proveniva.

Francesco Mochi: la statua di Santa Veronica

La Santa Veronica di Francesco Mochi è un unicum. Opera eccelsa della vecchiaia dello scultore di Montevarchi, ne rappresenta la summa teologica. Infatti Mochi che del dinamismo, del movimento, di un come nervoso piglio fece la cifra delle sue opere, qui raggiunse l’apice.

Santa Veronica corre verso i suoi spettatori brandendo la sacra reliquia e mostrando il Volto di Gesù. In questo slancio le vesti si distendono in ampie volute e anche il panno è spinto all’indietro dall’aria che gli si oppone. Le vesti le aderiscono alle gambe rivelandone le ginocchia e la muscolatura. La santa è ritratta con le labbra aperte, come nell’atto di dirci a gran voce qualcosa.

Insomma, soprattutto se confrontata con gli altri tre santi a lei vicini, questa Santa Veronica è tutt’altra cosa. Non ha niente a che vedere con la sacra compostezza dei suoi colleghi. Tutto ciò è reso ancor più impressionate dal fatto che siamo di fronte ad un colosso di cinque metri di altezza.

L’iscrizione sopra la nicchia recita: “Salvatoris Imaginem Veronicae Sudario exceptam, ut loci maiestas decenter custodiret, Vrbanus VIII. Pont. Max. marmoreum Signum, et Altare addidit, conditorum extruxit et ornavit”. Sulla base troviamo la firma: FRANCISCUS MOCHIUS A MONTE VARCHI FACIEBAT.

Qualche data

I tempi di realizzazione dell’opera furono eterni. Mochi lavorò sul modello in gesso a partire dal 1629. Nel luglio del 1633 vennero consegnati ai quattro scultori i blocchi di marmo di Carrara. Nel caso di Santa Veronica essi furono tre: trasportare e lavorare un monolite sarebbe stata un’impresa proibitive e, in fondo, inutile.

La realizzazione andò veramente per le lunghe: infatti fu Urbano VIII la vide solo il 4 novembre del 1640. Del resto, Mochi stesso aveva aveva affermato in una lettera alla Congregazione della Reverenda Fabbrica di San Pietro come fosse suo desiderio sigillare la vecchiaia con opera memorabile”. E così fu.

La Santa Veronica di Francesco Mochi: ammiratori e detrattori

francesco mochi santa veronicaFrancesco Mochi fu un maestro discusso. Non perché non fosse un grande scalpello, ma perché certamente non poteva essere tacciato di conformismo. Basti pensare alla Vergine della sua Annunciazione per il Duomo di Orvieto. Anch’essa, a causa sempre di un dinamismo giudicato eccessivo, aveva generato discussioni che si protrassero fino al XIX secolo…

Insomma, se da un lato Santa Veronica piacque molto ad Urbano VIII, di parere diverso fu Gian Lorenzo Bernini. Questi trovò la statua non confacente ai canoni indicati per rappresentare una santa. O forse provava un po’ d’invidia per l’idea di Mochi, chi può dirlo…

Probabilmente incoraggiati dal gradimento mostrato da Urbano VIII, gli ammiratori ebbero la meglio su detrattori. Cos’, nel 1641, per i tipi di Lodovico Grignani, venne stampato il volume La Veronica vaticana del signor Francesco MochiComponimenti poetici. Vi si cimentarono ben ventidue letterati.

Tra questi Francesco Bracciolini, assai legato ad Urbano VIII ben prima dell’elezione al Soglio Pontificio, e da questi inviato a far da segretario al nipote cardinale Antonio Barberini. Dunque l’operazione letteraria fu evidentemente fatta con il consenso del pontefice. Poi Giovanni Baglione, pittore e biografo di pittori. Questi scrisse, riferendosi a Santa Veronca: “Nell’aspetto, e nel moto generosa, sciogli il piè, formi il suono, ardi di zelo e ogni alma pungi d’amoroso telo”.

Bartolomeo Tortoletti, sacerdote e letterato scrisse, annotò con notevole umorismo: “Se corre dietro al suo Signor col velo, Mochi, che tanto puoi, ferma costei: se no, si fugge e lo raggiunge in Cielo”.

Salvator Rosa, pittore non indifferente e poeta, dedicò alla statua di Francesco Mochi un componimento che così inizia: “Scopri, scopri, Francesco, i tuoi tesori! Già t’applaude la Fama e già t’invita Roma, ché l’opra tua, rara e gradita, ben degna stimerà de’ prischi honori”.

Se volete approfondire tali componimenti barocchi, potete leggere il saggio di Floriana Conte che tutti li contiene: Un modo nuovo di scolpire: fonti per la fama della Santa Veronica di Francesco Mochi.

Francesco Mochi: approfondimenti

Per una biografia di Francesco Mochi potete consultare il Dizionario Biografico Treccani

Per le sue opere, leggete invece:

 

Fabrizio Sciarretta

Laureato in Economia alla LUISS e Master in Business Administration della Carnegie Mellon University di Pittsburgh, Fabrizio Sciarretta ha dedicato i primi anni della sua attività professionale al giornalismo economico. Rientrato dagli Stati Uniti, ha operato per circa un ventennio nella consulenza di organizzazione e direzione aziendale, ricoprendo incarichi di top management in Italia per due multinazionali americane del settore. Ha poi scelto la strada dell’impresa e da alcuni anni è impegnato come imprenditore nel settore della sanità. E’ stato membro dell'esecutivo di ANISAP Lazio e consigliere d’amministrazione di reti e raggruppamenti d’imprese. Lion da sempre, è stato presidente fondatore del Lions Club Roma Quirinale. Nel 2008 ha abbandonato la Capitale in favore della Sabina, e non se ne è pentito affatto.

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