Francesco Mochi realizzò nel 1630 una statua equestre in bronzo di Carlo Barberini (1562-1630), oggi esposta alla Galleria Nazionale d’Arte antica di Palazzo Barberini.
Il piccolo bronzo (58 cm di altezza), realizzato subito dopo la morte dell’effigiato, poteva forse essere il modello per una statua equestre di grandi dimensioni per commemorare Carlo nella sua qualità di Generale della Chiesa
Maffeo Barberini, divenuto papa nel 1623, aveva infatti nominato in quello stesso anno il fratello Carlo comandante in capo dell’esercito pontificio e duca di Monterotondo.

Francesco Mochi la statua equestre in bronzo di Carlo Barberini
Chi sia l’artefice dell’opera risulta immediato appena gli occhi si posino sul bronzo. L’impressionante dinamismo è quello che caratterizza l’opera di Francesco Mochi.
Carlo Barberini è ritratto nelle sembianze più di un generale romano che di un soldato della sua epoca. Monta senza staffe avvolto da un mantello che sul lato destro lascia scoperta la corazza. Sul fianco sinistro porta la spada mentre a destra la mano cinge il bastone simbolo del suo comando.
Sono il movimento della testa e della spalla sinistra a dare impulso all’opera. Carlo guarda volgendo il capo alla sua sinistra ma nel contempo la spalla e il braccio sinistro, impegnato a tenere immaginarie redini, sono volti al contrario verso destra.
I mantelli di Francesco Mochi
A questa torsione corrisponde il movimento rotatorio del mantello. Tenuto da un grande fermaglio sulla spalla destra, il mantello si gonfia nel vento, lo stesso vento che piega verso il lato destro del collo del cavallo la sua criniera.
Bene si addicono alla scena le parole di Girolamo Tezzi, letterato perugino chiamato da Urbano VIII a Roma ed assegnato al servizio del fratello Carlo: “(il generale).. domina l’impeto del cavallo così come dominò le passioni dell’animo”.
Francesco Mochi in questa scultura equestre di Carlo Barberini fa del mantello il centro del dinamismo. Se pensiamo alla Santa Veronica della Basilica di San Pietro o ai Santi del duomo di Orvieto, è proprio il movimento delle vesti e dei mantelli a rafforzare il dinamismo delle figure.
Poi c’è il cavallo dal portamento perfetto, la muscolatura tesa nell’azione, la testa resa in ogni dettaglio con le froge allargate per prendere tutta l’aria necessaria a consentire lo sforzo.
Francesco Mochi e Carlo Barberini: il busto del Museo di Roma
Oltre alla statua equestre in questione, Francesco Mochi, in quel medesimo 1630, scolpì anche un busto in marmo di Carlo Barberini. Sempre rappresentato in corazza, anche in questo caso una grande fascia dalle profonde pieghe gli attraversa diagonalmente il petto partendo dalla fascia destra. Oggi il busto si trova al Museo di Roma a Palazzo Braschi.
C’è poco da dire: anche nei ritratti di Carlo Barberini Francesco Mochi innerva quel formidabile dinamismo che è la sua cifra…
Approfondimenti
Sempre sull’opera di Francesco Mochi, potete leggere:
- Francesco Mochi: il Battesimo di Cristo dei Fiorentini
- Francesco Mochi: i Santi del Duomo di Orvieto
- Francesco Mochi: l’Annunciazione di Orvieto
- La Santa Veronica di Francesco Mochi: una folata di vento in San Pietro