Il Giardino dei Tarocchi nei pressi di Capalbio – capolavoro del percorso artistico di Niki de Saint Phalle (1930-2002) – colpisce i suoi tanti visitatori per la spettacolarità della sua apparenza, ma cosa si cela dietro le originali sculture ed i brillanti mosaici?
Per comprendere il Giardino dei Tarocchi di Niki de Saint Phalle bisogna partire proprio dalla vita e dalle esperienze della sua ideatrice.
Niki de Saint Phalle: la sua vita
Niki de Saint Phalle nasce in Francia da padre francese e madre americana. E’ proprio la diversa nazionalità dei genitori ad offrirle l’opportunità di vivere una vita internazionale dividendosi tra Francia e Stati Uniti.
Il suo esordio nel campo della pittura avviene negli anni ’50 ed è del 1956 la sua prima personale. A cambiare il percorso della sua vita è l’incontro con lo scultore svizzero Jean Tinguely che sposerà in seconde nozze nel 1971).
Con Tinguely, Niki de Saint Phalle frequenta il mondo delle avanguardie artistiche di quegli anni e sviluppa il suo interesse per la scultura.
Ambedue lavorano su opere di gradi o grandissime dimensioni: in qualche modo la premessa per il Giardino dei Tarocchi.
Giardino dei Tarocchi: l’ispirazione di Gaudì
A ricollegare l’ispirazione del Giardino dei Tarocchi al Parco Guell di Antoni Gaudí è la stessa Niki de Saint Phalle. Lo visita infatti nel 1955 e ne rimane fortemente impressionata: cosa che succede spesso ai suoi visitatori.
Se da un lato vi è Gaudi, dall’altro non possiamo sottovalutare l’influsso del movimento surrealista. Del resto, Jean Tinguely conosceva personalmente Salvator Dalì.
Ma cosa rappresentava per la sua creatrice il Giardino dei Tarocchi? Ce lo racconta lei stesa: “Il mio giardino è un posto metafisico e di meditazione. Un luogo lontano dalla folla e dall’incalzare del tempo, dove è possibile assaporare le sue tante bellezze e i significati esoterici delle sculture. Un posto che faccia gioire gli occhi e il cuore”.
Dunque una sorta di buen retiro spirituale, dove, nello stesso momento nel quale lo realizzavano, ci celavano al mondo Niki e suo marito Jean Tinguely.
Giardino dei Tarocchi: le sculture
Oltre al Parco Guell, nel riferirsi alle sue fonti d’ispirazione. Niki de Saint Phalle cita anche Villa d’Este a Tivoli e il Parco dei Mostri di Bomarzo, in Tuscia, in realtà non distantissimo da Capalbio e dal Giardino dei Tarocchi.
La scelta dei tarocchi ha dunque una sua serrata consequenzialità. I tarocchi, com’è noto, sono carte da gioco. Si compongono di un mazzo di carte tradizionali e da ventuno figure “particolari” più il Matto. Queste ultime ventidue carte, soprattutto a partire dalla fine del ‘700 vengono associate alla cabala.
Si tratta di una tradizione molto forte proprio in Francia: furono infatti proprio gli occultisti francesi a fissarne le regole ancora nei primi decenni del ‘900.
Le ventidue sculture “principali” del Giardino, disseminate nei suoi due ettari, sono appunto ispirate alla serie dei tarocchi. A queste si aggiungono poi altre sculture esterne ad essi.
A questo punto, non vi resta che andarle a vedere. Vi colpiranno i mosaici dai colori vivacissimi, gli specchi, le sculture abitabili, le forme sempre esaltate fin oltre il possibile.
Intorno, le colline della Maremma che va scendendo verso il mare. Ma, prima di esso, la Centrale di Montalto in perfetto contrasto con il senso più intimo del Giardino ma, in qualche modo, in forzato dialogo con esso.
Il Giardino dei Tarocchi
Località Garavicchio – Capalbio (GR)
Tel. +39-0564-895122 Fax +39-564-895700
giardinodeitarocchi.it
tarotg@tin.it