Il Polittico Baroncelli di Giotto, posto nell’omonima cappella nella basilica di Santa Croce a Firenze, ha una caratteristica più unica che rara: si trova ancora oggi esattamente dove fu posto nell’intorno del 1330 sul medesimo altare di allora.
Cappella Baroncelli in Santa Croce
Anche la cappella è la stessa, voluta da Vanni e Piero Bandini Baroncelli e Bivigliano, Bartolomeo e Silvestro Manetti rappresentanti di quella classe mercantile fiorentina ormai affermata in tutta Europa. E sono infine ovviamente i medesimi gli affreschi con le Storie della Vergine realizzati sempre in quegli anni da Taddeo Gaddi (1290-1366) allievo di Giotto.
Dunque, al di la del suntuoso Polittico Baroncelli, un’opportunità rara di poter veder una cappella trecentesca di prim’ordine praticamente così com’era all’epoca della sua realizzazione.
Per approfondirla ulteriormente, vi rimando al sito dell’Opera di Santa Croce
Giotto: il Polittico Baroncelli
Il Polittico Baroncelli di Giotto è dedicato all’Incoronazione della Vergine rappresentata nello scomparto centrale. Dunque, una voluta complessiva assonanza tra polittico e affreschi nella dedicazione alla Madonna.
In verità, vi è nel polittico una parte non originale. Si tratta della cornice quattrocentesca, rettangolare, che andò a sostituire quella gotica originale. Un omaggio alla moda del momento che oggi deprechiamo ma che, in qualche misura, è nella natura delle cose.
A tal proposito, la cuspide che si trovava al di sopra della scena dell’Incoronazione, con Dio Padre tra gli angeli, è oggi al Museo di San Diego. Guardandola risulta possibile immaginare come si dovesse presentare il Polittico Baroncelli nella sua forma gotica.
A fornirci ancor più indizi è il polittico di Giotto oggi alla Pinacoteca Nazionale di Bologna. Coevo di quello della Cappella Baroncelli, conserva infatti ancora la sua cornice originale.
L’Incoronazione della Vergine di Giotto: l’opera
Il polittico si compone di cinque tavole e di una predella con cinque scene, una al di sotto di ogni tavola.
Giotto dedicò la tavola centrale all’Incoronazione della Vergine. Le due a sinistra e destra dell’Incoronazione a rappresentare santi ed angeli musicanti. Nella predella troviamo al centro Cristo in Pietà. Immediatamente a destra (guardando) ed a sinistra rispettivamente San Francesco e San Giovanni Evangelista. All’estrema sinistra un santo vescovo e all’estrema destra un santo dalla lunga barba e dai lunghi capelli. Forse un santo eremita.
Certo sarebbe interessante poter riconoscere tutte le sante ed i santi rappresentati nei pannelli, ma ciò è molto al di fuori della mia portata…
Santa Croce era ed è una chiesa francescana e ciò spiega il perché la maggioranza di coloro rappresentati nel polittico appartengano a quest’ordine o siano legati al Santo.
Nell’ultimo pannello a sinistra (guardando) si riconosce al centro San Francesco. Accanto a lui due donne: Santa Chiara e Santa Elisabetta d’Ungheria. Abbigliate alla moda dell’epoca, indossano il soggolo. Il vescovo sulla stessa fila di San Francesco è San Ludovico da Tolosa. Accanto a lui Sant’Antonio da Padova.
Nel pannello immediatamente alla sinistra dell’Incoronazione, si riconosce San Pietro in veste celeste con in mano le chiavi. Nel pannello a destra dell’Incoronazione abbiamo San Bartolomeo in bianco e nel pannello successivo San Silvestro in abito papale.
La regale umiltà della Vergine
Giotto (1267-1337), ormai nei suoi ultimi anni, progettò l’opera e diresse probabilmente i suoi collaboratori nella realizzazione della medesima. La Vergine e il Cristo sono però di qualità assoluta, degna della mano del Maestro.
Nello splendore di un abbigliamento ricercato ed elegantissimo, con broccati resi nel minimo particolare ed aureole d’oro abilmente punzonate, sono una coppia assolutamente regale. Seduti su un trono alla bizantina impreziosito da un drappo anch’esso punzonato, hanno quattro angeli inginocchiati ai loro piedi. Il confronto tra le le vesti della Vergine del Figlio e le tuniche degli angeli mette in luce la diversa qualità dei chiaroscuri e dei drappeggi.
La Vergine, le mani incrociate in grembo, china la testa di fronte al Figlio nel momento dell’Incoronazione ma il suo sguardo è quello di una regina pienamente consapevole del suo status.
Polittico Baroncelli: Giotto e la Musica
Ha scritto Julian Gardner, storico dell’arte e professore emerito di Harvard:
“A varie riprese Giotto nelle sue opere fa allusione alla musica… Ma è solo nel Polittico dell’incoronazione che Giotto spinge il motivo della musica paradisiaca ad altezze più nuove e più complesse. Le sonorità visive del retablo e del suo contesto affrescato sono di immensa e suggestiva finezza. Si ricordi che il convento di Santa Croce, così come la chiesa madre di Assisi, era un foyer di attività musicale. La grande compagnia dei Laudesi (committenti della Madonna Rucellai di Duccio di Buonisegna n.d.r.)… celebrava ogni settimana a Santa Croce…
(nel polittico) L’orchestra celeste forma una specie di cordone sonoro tra la corte paradisiaca e l’osservatore all’interno della cappella. Nei pannelli ai lati di quello centrale appaiono lunghe trombe e strumenti a corde, mentre organi portatili e vielle sono più vicini alla coppia divina. Gli strumenti sono resi in modo dettagliato e molto riccamente decorati: su quelli a corde ci sono elaborati intarsi, e il collo dello strumento è fatto a testa d’animale, come nel primo pannello a sinistra, dove un angelo suona la cetra con un plettro.
L’angelo organista infila il pollice tra le canne per controllare i mantici. Su quello di destra si vede il meccanismo interno di uno strumento simile all’altro decorato con intagli gotici… L’Ordine Francescano era maestro in polifonia… Nell’incoronazione Baroncelli la varietà e la precisione di dettaglio degli strumenti musicali raggiunge un livello di raffinatezza senza precedenti”.
Giotto: Approfondimenti
Sempre riguardo all’opera di Giotto, potete leggere:
- Biografia Giotto ne Le Vite del Vasari
- Giotto: la Maestà di Ognissanti degli Uffizi
- Giotto: il Polittico di Badia
- Mosaico della Navicella: Giotto in chiave barocca
- San Salvatore ad Ognissanti: Giotto Segreto
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