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Giovanni Segantini: mostra a Palazzo Reale a Milano

Giovanni Segantini in mostra al Palazzo Reale di Milano, dal 18 settembre 2014 al 18 gennaio 2015, è una delle maggiori attrattive dell’autunno artistico milanese. Artista di grande notorietà in vita, dimenticato e poi riscoperto dalla critica in varie fasi del Novecento, Giovanni Segantini (1858-1899) è proposto nella completezza del suo percorso artistico grazie a 120 opere divise in otto sezioni. Ciascuna di esse è dedicata ad un aspetto dell’arte di Segantini e rappresentata da capolavori dell’artista.

Prodotta da Comune di Milano–Cultura, Palazzo Reale, Skira editore e Fondazione Antonio Mazzotta, la mostra è curata da Annie-Paule Quinsac, la maggior esperta di Segantini.

Giovanni Segantini in mostra a Palazzo Reale a Milano

Possiamo dire, metaforicamente, che per Giovanni Segantini la mostra a Palazzo Reale segna un ritorno a  Milano. Infatti, Milano è centrale nella breve vita dell’artista che, nato ad Arco di Trento nel 1858, morì nel 1899 in Engadina.

A Milano Segantini arriva nel 1865 e la lascerà nel 1881 per trasferirsi prima in Brianza e poi in Engadina. Vi resta dunque diciassette anni, fondamentali per lo sviluppo della sua arte e per la sua fortuna.

Milano è infatti il luogo dove Segantini preferisce esporre. Dove ha sede la galleria Grubicy che lo sostiene e introduce alla borghesia lombarda. A Milano assimila le nuove tendenze artistiche. La Scapigliatura, poi il Divisionismo, di cui sarà il corifeo, sino al Simbolismo, che rielaborerà in modo personale.

Giovanni Segantini a Palazzo Reale: le sezioni della mostra

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Giovanni Segantini – Mezzogiorno sulle Alpi, 1891

Tuttavia alla città stessa Segantini dedica pochi paesaggi, tutti presenti in mostra nella I sezione “Gli esordi”, rimanendo estraneo alla rinascita di quella poetica urbana che genera una vera e propria iconografia della città in trasformazione. In questa sezione viene presentato il dittico I pittori di una volta, I pittori di oggi, la cui prima parte, disgiunta da Vittore Grubicy dopo la mostra del 1883, e non più esposta, è stata ritrovata di recente.

Segantini resta comunque un outsider rispetto alla cultura milanese, che però è determinante nelle sue scelte di artista e di uomo e della quale influenza gli sviluppi. “Una posizione in bilico – spiega  Annie-Paule Quinsac – la cui peculiarità ha originato gli equivoci del Novecento, spiazzando la fortuna critica, comunque spezzettata tra tre paesi, Italia, Austria e Svizzera, che tuttora se lo contendono”.

Nella II sezione Il Ritratto e L’artista vate sono presenti quasi tutti i suoi autoritratti, che permettono di percepire l’evoluzione dall’immagine somigliante che da di se stesso nell’Autoritratto all’età di vent’anni (1879-1880), alla progressiva trasformazione simbolista in icona bizantina, nel carboncino su tela del 1895.

Quando nel 1881 lascia Milano per la Brianza, aspira a un contatto con la natura, rifiutando l’idea metropolitana della vita e dell’arte dei suoi amici scapigliati. Imbocca subito una via inconsueta: traduce i paesaggi dal vero in ricche sfumature tonali per farsi interprete di una natura concepita come terra di vita agricola.

La pittura en plein air

Ma non intende condividere l’esistenza quotidiana dei contadini. Adotta infatti da subito uno stile alto borghese che lo porta in breve a uno stato di crisi economica permanente, nonostante il successo e i guadagni. La vita agiata non lo distoglie dalla pittura en plein air. Passa lunghe ore all’aperto per impossessarsi pittoricamente dei luoghi che lo circondano. Compone direttamente sulla tela e di getto per giorni.

Il contadino come eroe dimenticato non lo interessa – scrive la Quinsac – è della natura che vuole impadronirsi, con i cieli, la terra, gli animali e le genti che la popolano”.

giovanni segantini mostra palazzo reale milanoLa III sezione Il vero ripensato: la natura morta presenta un genere obbligato alla fine dell’Ottocento, cui Segantini si dedica con  maestria. Seguono, nella IV sezione Natura e vita dei campi i capolavori sulla vita agreste. Raffigura inoltre la religiosità degli umili, cui da voce in opere fondamentali presenti nella V sezione Natura e simbolo.

Sono esposte qui Effetto di luna (1882), il celebre Ave Maria a trasbordo (II versione 1886), Ritorno dal bosco (1890). Opere “dove Segantini già tocca, in embrione, – afferma Quinsac – le tematiche chiave cardine del suo simbolismo: solitudine al cospetto della natura, armonia tra natura e destino, calore e tenerezza delle greggi, implicito parallelo tra maternità umana e animale”.

Segantini e il Divisionismo

Dal trasferimento in Svizzera nel 1886, Segantini approda al suo personale divisionismo, spezzando la materia in lunghi filamenti di colore. Protagoniste saranno le Alpi, prese sempre di scorcio e, oltre alle donne, compaiono gli uomini. Dopo il 1890, però, la natura dominerà la scena in composizioni vaste dove la presenza umana sarà solo simbolica.

Nella sezione VI La maternità altri capolavori presenta Le due madri (1889), considerato manifesto del divisionismo italiano alla prima Triennale di Brera, che vide la nascita del movimento, e le opere simboliste in cui l’uso dell’oro e argento in polvere si abbina ad una tecnica mista di derivazione divisionista.

La sezione VII Fonti letterarie e illustrazioni mostra l’evoluzione del modus operandi di Segantini attraverso disegni ispirati ad opere letterarie e religiose, la Bibbia e Così parlò Zaratustra di Nietzche.

La sezione conclusiva Il trittico presenta in modo quasi virtuale il Trittico dell’Engadina La vita, La Natura, La morte (1896 – 1899), non concesso in prestito, affiancato da disegni e studi per quest’opera che viene considerata il  testamento spirituale dell’artista.

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Giovanni Segantini, Le due madri, 1889

Il declino della fama

Segantini muore il 29 settembre del 1899. Ancora giovane e famoso, tra i pittori meglio pagati del suo tempo. Con la prima guerra mondiale, l’isolamento culturale dell’Italia fascista e la visione franco-centrica della storiografia delle avanguardie europee elaborata nel Novecento, relega Segantini nel limbo del provincialismo, subendo in seguito la condanna politicizzata del futurismo italiano. Avendo prodotto un numero non grande di opere, rese fragili dalla tecnica utilizzata e disperse in tutto il mondo, Segantini non è stato più visto nella sua interezza, con i capolavori simbolisti visionari accanto a quelli naturalisti, ai ritratti e alle nature morte degli esordi.

La mostra di Milano a Palazzo Reale vuole dunque rendere omaggio a uno dei maggiori artisti europei del secondo Ottocento. Egli “in meno di vent’anni di attività ha espresso – conclude Quinsac – tutte le angosce e i fermenti della sua epoca in un linguaggio che, teso tra innovazione e tradizione, risulta di una forza senza ulteriori esempi”.

Leggi anche Ottocento. L’arte dell’Italia tra Hayez e Segantini

Giovanni Segantini

Milano, Palazzo Reale
dal 18 settembre 2014 al 18 gennaio 2015

Fabrizio Sciarretta

Laureato in Economia alla LUISS e Master in Business Administration della Carnegie Mellon University di Pittsburgh, Fabrizio Sciarretta ha dedicato i primi anni della sua attività professionale al giornalismo economico. Rientrato dagli Stati Uniti, ha operato per circa un ventennio nella consulenza di organizzazione e direzione aziendale, ricoprendo incarichi di top management in Italia per due multinazionali americane del settore. Ha poi scelto la strada dell’impresa e da alcuni anni è impegnato come imprenditore nel settore della sanità. E’ stato membro dell'esecutivo di ANISAP Lazio e consigliere d’amministrazione di reti e raggruppamenti d’imprese. Lion da sempre, è stato presidente fondatore del Lions Club Roma Quirinale. Nel 2008 ha abbandonato la Capitale in favore della Sabina, e non se ne è pentito affatto.