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Giuseppe Nicoletti: l’ingenuità impeccabile di Mino Maccari

Giuseppe Nicoletti è autore del saggio introduttivo al catalogo della mostra di Mino Maccari “La Commedia nell’Arte” ospitata nel Palazzo Mediceo a Seravezza. Professore Ordinario di Letteratura Italiana all’Università di Firenze, lo abbiamo incontrato per approfondire alcuni temi legati al lungo percorso artistico di Mino Maccari.

Mino Maccari: lettura contrastiva della società italiana

Professor Nicoletti, questa mostra di Mino Maccari a Seravezza offre una panoramica eccezionale su questo artista per ampiezza e qualità delle opere esposte. Forse è il luogo ed il momento giusto per tentare di definire il ruolo avuto da Maccari nell’ambito della pittura italiana del ‘900 ?

Questa di Seravezza è un’esposizione che presenta un numero interessante di inediti e rari e dunque permette forse effettivamente di riprendere un’analisi più approfondita che riguardi i caratteri dell’arte figurativa di Maccari e quindi l’eventuale maggiore o minore centralità della sua presenza nel quadro dell’arte italiana. L’arte di Maccari è un’arte che si presta soprattutto ad una certa lettura contrastiva della società italiana visto che il suo intento è spesso quello di una considerazione ironico-satirica della realtà contemporanea e dunque i suoi personaggi, le circostanze della sua arte, rispondono prima di tutto a questa esigenza, a questa funzione. In questo senso, il giudizio e la provocazione è di certo un carattere fondamentale di Mino Maccari e dunque la sua presenza nel quadro dell’arte italiana, soprattutto negli anni che intercorrono tra le due guerre e nei decenni immediatamente successivi al secondo dopoguerra, risulta importante se non proprio centrale.

mino maccari
Mino Maccari – Defilè

Tra internazionalità e tradizione

Un artista che percorre per quasi ottant’anni la scena della pittura italiana, ovviamente ha un dare ed un avere con altri artisti. Certe figure del Maccari illustratore hanno i colori di Toulouse Lautrec, la sua opera qui esposta “Il Circo” ha il tocco di Sironi, c’è qualcosa di Grosz nelle sue caricature dei generali. Con chi Maccari interscambia nel suo percorso sensazioni ed ispirazioni artistiche ?

Lei ha già dato alcune indicazioni di merito a proposito dei cosiddetti auctores di Maccari. Farei un riferimento anche alla grande stagione dell’illustrazione giornalistica del secondo ‘800, soprattutto in terra francese, con quel grande e straordinario interprete che ne fu Daumier. Riguardo a queste esperienze ed a questa tradizione certo lo sguardo di Maccari è uno sguardo che ha recuperato molti valori ed anche alcuni stilemi. Bisogna poi ricordare però che Mino Maccari essendo anche l’interprete di una certa cultura provinciale, come si dice “strapaesana”, ha anche dato vita ad un filone espressivo del tutto originale che ha nell’asprezza vernacolare una sua caratteristica precipua. Quindi Maccari ha allo stesso tempo un carattere, come dire, “sovrannazionale”, molto aperto, però contemporaneamente recupera anche matrici tipiche di una tradizione, anche la più profonda, della nostra terra.

L’impeccabile ingenuità

Ci sono due frasi che mi hanno colpito in questa mostra. La prima è il suo titolo “La commedia nell’arte”, l’altra è la frase che lei riporta nell’avvio del suo saggio che apre il catalogo della mostra: “ho cercato rifugio nell’impeccabile ingenuità”. Ci spiega l’una e l’altra ?

La “commedia nell’arte” è appunto la ripresa di una disciplina storiografica dell’arte italiana e Maccari ha lavorato come un commediante nel quadro dell’arte contemporanea. Maccari peraltro si illudeva di aver ricercato un asilo nell’ingenuità: però aggiunge anche “impeccabile”, vale a dire non è un’ingenuità legata ad una zona meramente istintuale della sua ispirazione. Quella a cui mira Maccari ma è un’ingenuità molto coltivata. E’ dunque una sorta di ossimoro questa espressione “impeccabile ingenuità” perché allo stesso tempo, come si può ben capire, mira ad identificare l’autenticità ma anche un’autenticità che non sia mera ed estemporanea espressione del suo profondo.

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Mino Maccari – Il Ballo del Poeta

Fabrizio Sciarretta

Laureato in Economia alla LUISS e Master in Business Administration della Carnegie Mellon University di Pittsburgh, Fabrizio Sciarretta ha dedicato i primi anni della sua attività professionale al giornalismo economico. Rientrato dagli Stati Uniti, ha operato per circa un ventennio nella consulenza di organizzazione e direzione aziendale, ricoprendo incarichi di top management in Italia per due multinazionali americane del settore. Ha poi scelto la strada dell’impresa e da alcuni anni è impegnato come imprenditore nel settore della sanità. E’ stato membro dell'esecutivo di ANISAP Lazio e consigliere d’amministrazione di reti e raggruppamenti d’imprese. Lion da sempre, è stato presidente fondatore del Lions Club Roma Quirinale. Nel 2008 ha abbandonato la Capitale in favore della Sabina, e non se ne è pentito affatto.